Il gruppo SMET lancia il suo servizio “longbridge” che riduce sensibilmente le distanze tra il Nord e il Sud del Paese. L’amministratore delegato, Domenico De Rosa, illustra le strategie del Gruppo, tra l’impegno per la sostenibilità e vocazione pioneristica all’innovazione.
L’avvio a inizio anno del servizio ferroviario multistop inaugura un nuovo capitolo per le attività di SMET. In cosa consiste la nuova iniziativa? Proseguiamo nel solco di un impegno intermodale che è inscritto in modo profondo nel nostro Dna. A partire dal 1995, quando nell’ambito di un partenariato strategico con Grimaldi sono state avviate le prime linee del mare tra Salerno e Valencia, fino ad oggi, con un ulteriore coinvolgimento nel contesto ferroviario. Attraverso la nostra controllata SIT Rail siamo già impegnati, sia sulla dorsale tirrenica, sia su quella adriatica, con 16 treni alla settimana. La peculiarità del nuovo servizio per semirimorchi, realizzato in partnership con CFI – Compagnia Ferroviaria Italiana, sta nella sua concezione “longbridge”. Collega il terminal di Orbassano con Verona e successivamente con Bari. In pratica, avviciniamo l’area industriale del Nord – Ovest e del Nord – Est al Sud del Paese, con la possibilità, attraverso i collegamenti della “autostrade del mare” di proseguire, via Grecia, fino in Bulgaria, Romania, Turchia. Volendo sintetizzare: un’intermodalità al quadrato.
Quali i vantaggi di questa soluzione?Ottimizziamo le connessioni della merce lungo tutta la penisola. Allo stesso tempo si otterranno notevoli risultati in termini di sostenibilità ambientale. Riteniamo che saranno spostati dalla strada circa 270 camion a settimana, con una diminuzione delle emissioni di CO2 pari al 65%, oltre ad alleggerire ulteriormente la già fragile struttura autostradale italiana.
Quanto pesa il tema sostenibilità nelle scelte di SMET?È sempre stato considerato un elemento distintivo. Abbiamo scommesso da sempre sul fatto che la committenza potesse considerarlo come un plus. Oggi, grazie anche ad un clima di maggiore sensibilità verso i problemi ambientali, riceviamo crescenti attestati di stima e fiducia da parte dei grandi gruppi internazionali che ci richiedono la certificazione dei bilanci di sostenibilità relativi al trasporto delle loro merci. Ma i risultati in termini di riduzioni delle emissioni nascono anche dall’apertura verso i cambiamenti tecnologici.
Quali? Siamo pionieri nelle trazioni alternative al diesel. Dal 2014 abbiamo portato in Italia i primi veicoli a LNG mentre quest’anno introdurremo le cabine Iveco-Nikola full electric. L’obiettivo è pervenire nel più breve tempo possibile al rinnovo della flotta, guardando anche a soluzioni ultrainnovative come l’idrogeno. Certo, i cambiamenti di tecnologia devono per forza di cose confrontarsi con una serie di barriere iniziali, a cominciare dallo sviluppo dell’adeguata rete di rifornimento, ma credo si tratti di una strada obbligata per tutto il sistema.
Sviluppo dell’intermodalità. Il meccanismo attuale degli incentivi è soddisfacente?Da presidente della sezione Autostrade del Mare di Alis non posso negare gli effetti positivi del “marebonus” all’efficientamento delle attività logistiche. Di certo lo strumento andrebbe stabilizzato per consentire alle aziende di poter programmare sulla base di dati certi. Allo stesso tempo sarebbe importante anche potenziarne la dotazione finanziaria, sopratuttto per mitigare i maggiori costi derivanti dall’adozione dei nuovi carburanti marini.
Cosa si aspetta da questo 2020?L’anno scorso il mercato logistico ha registrato risultati positivi su tutti i comparti. Anche SMET è cresciuta, non solo in termini di fatturato, ma con l’istituzione di nuove linee e servizi e l’acquisizione di società differenti e complementari all’attività della capogruppo. Ques’anno ci aspettiamo un’ulteriore aumento dovuto allo sviluppo dell’e-commerce. Segmento su cui stiamo studiando una serie di nuovi progetti. G.G.
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