NOVEMBRE 2019 PAG. 12 - Confitarma, la priorità del mare al centro dell’azione di governo
Delineare un’agenda condivisa delle “priorità del mare” con il governo. La relazione del Presidente Mario Mattioli all’Assemblea di Confitarma ha messo in fila una serie di considerazioni e proposte per garantire un maggiore sviluppo ad cluster marittimo che in Italia vale da solo 32 miliardi di euro (130 se si considerano le attività allargate della Blue Economy) ma che è chiamato ad affrontare una serie di sfide nel prossimo futuro, a cominciare dalla transizione energetica. “Oggi la competizione si è spostata nel quadro europeo dove le condizioni di registrazione delle navi sono ormai praticamente equivalenti. Pertanto, la scelta della bandiera è determinata dalle condizioni del ‘Sistema Paese’. E il nostro sembra soffrire di quella che viene definita ‘Sea blindness’, l’incapacità di riconoscere il ruolo centrale dell’economia del mare per la nostra vita di ogni giorno”.
Sfida ambientale
Il settore dello shipping è definito “hard to abate”, poiché molte soluzioni per raggiungere gli obiettivi fissati dall’IMO per l’abbattimento delle emissioni non sono possibili né tecnicamente né fisicamente. Da qui la necessità di una forte governance e di un sostegno alle risose finanziarie private in ricerca e innovazione, non sufficienti a centrare il bersaglio. Confitarma chiede un tavolo di confronto con il Governo “per la creazione di un intervento di natura pubblica, che eviti la delocalizzazione o, peggio, la scomparsa di aziende storiche”. Altri punti: regolazione per gli hub di distribuzione del LNG; ratifica della convenzione sulle acque di zavorra e di hong Kong sul “green recycling”.
Pirateria
Anche quest’anno la Confederazione sarà costretta “a chiedere al governo di prorogare, per l’undicesima volta, la deroga temporanea per l’impiego dei team privati”. Proroga che si rende necessaria in assenza dell’emanazione del “nuovo” D.M. n.266/2012.
Diplomazia
La chiusura di molte sedi consolari, anche in importanti città di mare, e la distanza fisica con i porti di ormeggio “impongono di rendere compatibili gli orari di apertura dei consolati con le onerose soste, sempre più brevi”. “E’ urgente semplificare le procedure amministrative attraverso le possibilità che ci offre l’era digitale”.
Salario minimo garantito
Strumento efficace “quando viene stabilito a livello internazionale al fine di creare parità di condizioni in tutto il mondo”. La sua applicazione solo a livello nazionale “danneggerebbe pesantemente la competitività dell’industria italiana soprattutto quando – come nel caso delle imprese armatoriali – è esposta alla competizione globale”.
MIT
Le navi non sono “oggetti naviganti” ma soggetti economici. Vige la necessità di un “cambio culturale”. Punti qualificanti: difesa del Registro Internazionale, defiscalizzazione e decontribuzione per le figure professionali che gestiscono la nave dagli uffici di terra, eliminazione contributo addizionale della NASpl, rimodulazione e riduzione dei contributi per la continuità territoriale (da destinre solo a specifiche tratte), revisione del meccanismo di finanziamento dell’ART.
Riforma portuale
“All’interno degli organismi di partenariato, l’utenza sembra essere stata relegata ad un ruolo meramente consultivo”. Inoltre, la conferenza dei presidenti non solo non si è roinita spesso ma “non ha ritenuto ancora opportuno convocare i rappresentanti del cluster”.
Autoproduzione
“Principi come il diritto all’autoproduzione di alcune operazioni portuali, stabiliti e regolati per legge, non possono essere messi in discussione. Farlo significherebbe compiere un passo indietro sul piano della competitività”.
Burocrazia
Ogni nave italiana sconta tra i 40 e 100mila euro l’anno di costi burocratici evitabili rispetto alle sue concorrenti comunitarie. La digitalizzazione darebbe un impunso fondamentale alla risoluzione di questa criticità. “Confermiamo la nostra disponibilità a collaborare con le autorità competenti per riallineare, ove possibile, la normativa italiana agli standard internazionali, anche attraverso le proposte di semplificazione normativa a costo zero elaborate dal nostro Comitato Regole e Competitività”.
Giuseppe Conte (Presidente del Consiglio). Il mare come “patrimonio liquido”, ecosistema da studiare, monitorare, proteggere. Il mare come mezzo che mette “in rete” le economie del mondo e rende testimoni gli armatori dell’evoluzione anche dei rapporti geopolitici e delle tensioni che molto spesso insorgono, pressoché periodicamente tra i popoli. “Strumento potente di lotta alle disuguaglianze”, lo shipping ha la necessità di poter operare e competere in modo libero e sicuro. “Il Governo è fortemente impegnato nella promozione internazionale dell’industria italiana e siamo consapevoli che gran parte di ciò che produciamo lo trasferiamo via mare. Per questo è per noi fondamentale assicurare alla flotta nazionale la possibilità di competere in uno spazio che, come sappiamo, è uno spazio a tutti gli effetti globale, seguendo il percorso già tracciato dalla Commissione europea per il mantenimento e lo sviluppo delle industrie marittime degli Stati membri, evitandone e contrastando il rischio della delocalizzazione”. Una visione globale dei processi complessi sulla base delle dinamiche che caratterizzano il mondo marittimo che impegna l’Italia e l’Ue nella promozione di un “level playing field ” nel settore, “in modo da assicurare pari opportunità alle nostre aziende rispetto ad agguerriti competitor globali”. Riconoscimento della specialità dell’attività marittima, lotta agli eccessi burocratici, una nuova “rotta green” l’agenda comune da sviluppare nei prossimi mesi, sottolineado il ruolo che l’industria armatoriale può giocare nello sviluppo del Mezzogiorno. “L’economia marittima gioca un ruolo economico e sociale fondamentale. Il nostro Mezzogiorno è letteralmente abbracciato dal mare che, infatti, da sempre riveste un ruolo chiave nei traffici commerciali e nello sviluppo del Paese, rappresentando tutt’oggi un bacino ricco di giovani competenti, volenterosi e desiderosi di intraprendere – per passione e per tradizione – le carriere del mare”.
Paola De Micheli (Ministro, MIT). “Stiamo lavorando in Europa per far valere le nostre specificità sul Registro Internazionale perché crediamo sia una misura destinata a migliorare la competitività delle nostre navi esattamente come il marebonus e il ferrobonus che hanno già dato risultati molto importanti”. L’obiettivo è il recupero di competitività. “Ci sono Paesi che hanno condizioni di trasporto più convenienti che riescono a valorizzare meglio prodotti peggiori dei nostri”. Come agire? Prioritaria la conoscenza della specificità del settore. “Nel dibattito pubblico c’è una sottovalutazione del settore marittimo. C’è un tema di attenzione alla filiera che va rilanciato anche a livello continentale. L’Italia è una realtà che riguardo all’economia del mare ha più da dire e più da perdere in ambito Ue. Serve un deciso intervento di sistema incentrato sulla promozione dell’intermodalità”.
Sergio Costa (Ministro, Ambiente). Costruire una road map comune con gli armatori per l’impiego dei nuovi carburanti green “per evitare i rischi di mercato”. “Il percorso ambientale, anche per l’industria marittima, è necessario. Il Paese ha bisogno di hub per il LNG: è un percorso che deve privilegiare le priorità geografiche, sia lo shipping ad indicarci dove è più utile”. Per il dialogo continuativo per affrontare la transizione energetica il ministero ha costituito una direzione generale del mare che sarà operativa dal 1° gennaio 2020. Le sfide – dalla ratifica delle normative sulle acque di zavorra alla Direttiva 2019/83 – non mancano e riguardano tutto il Mediterraneo. L’obiettivo è uno “shipping green friendly” da perseguire anche e soprattutto in ambito europeo. “L’Ue mette a disposizione le risorse necessarie ma vuole anche risposte concrete”.
Manlio Di Stefano (Sottosegretario, Esteri). Piena concordanza sull’esigenza di avere una governance nazionale, dedicata, unica e di coordinamento per il settore del mare. “Del resto, un’industria tecnologica come quella dello shipping non può essere imbrigliata dalla burocrazia e quindi senza dubbio un coordinamento ancora più stretto non può che portare ad un vantaggio reciproco”. Per raggiungere il traguardo vanno uniti gli ambiti d’impresa e quelli dell’ambiente. “Nel Mediterraneo allargato la diplomazia diventa strategica. Sotto questo aspetto non vanno sottovalutati i risultati dell’ultimo Steering Committee dell’Iniziativa WestMED per lo Sviluppo Sostenibile dell’economia Blu nel Mediterraneo occidentale nel quale si è discusso della creazione di una rete per la distribuzione LNG a livello mediterraneo”.
Giovanni Grande