GIUGNO 2019 PAG. 63 - Storia di un brand riconosciuto in tutto il mondo
Tre secoli di storia d’Italia e del mondo. La riforma del sistema agricolo del Regno di Napoli; la Grande Guerra; il varo del proibizionismo negli Stati Uniti e gli anni violenti del gangsterismo; la salita al potere di Mussolini; lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Nel mezzo, i dirottamenti dei legionari di Gabriele D’Annunzio, durante l’impresa di Fiume, a danno del piroscafo “Cogne” (la “nave fantasma” che trasportava un carico di vini aziendali verso Buenos Aires); le traversate atlantiche verso l’America del Nord; gli episodi di sabotaggio dei servizi segreti britannici che affondano, nel porto di Massaua, il vapore Cesare Battisti con i pregiati vini di famiglia; il blocco della navigazione a causa della guerra che colpisce i carichi in viaggio sui piroscafi Adua e Praga; le relazioni commerciali alle prese con le censure delle occupazioni naziste in Cecoslovacchia o in Norvegia, o dei britannici a Malta; la realizzazione di un rifugio antiaereo nella grotta oggi destinata all’affinamento dei vini.
Sono solo alcuni dei momenti salienti che caratterizzano la storia della famiglia Mastroberardino, una delle dinastie più antiche dell’enologia nazionale, che prende vita all’interno di uno spazio espositivo allestito dentro le antiche cantine di Atripalda. Si chiama MIMA - Museo d’Impresa Mastroberardino Atripalda, ed è il nuovo progetto culturale voluto da Piero Mastroberardino, attualmente al timone dell’azienda, che quasi come la trama di un romanzo racconta tre secoli di storia d’Italia e del mondo intimamente legate alle vicende personali e alle scelte aziendali dei suoi avi, scavando a ritroso attraverso dieci generazioni.
“Mio nonno Michele – spiega Piero Mastroberardino – coniò questa sigla a cavallo degli anni Trenta, durante uno dei momenti decisivi della nostra impresa. E proprio il racconto del suo mito mi ha spinto a ricostruire le vicende generazionali che hanno attraversato tre secoli, segnando in modo indelebile la storia del vino italiano e di quello irpino”.
Inizia dal 1700 l’appassionate ricostruzione con la raccolta di oltre 10mila documenti, tra atti ufficiali, documenti originali e lettere di famiglia. La prima sezione, in un arco di tempo che arriva fino al 1914, ripercorre gli albori dell’azienda e i primi passi mossi sul fronte dell’internazionalizzazione, grazie alla lungimiranza di Angelo Mastroberardino, nominato Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia dal Re Vittorio Emanuele III. Spazia dal 1914 al 1932 invece la seconda sezione, incentrata sulla prima fase dell’esperienza professionale del figlio di Angelo, Michele Mastroberardino, che agli inizi del Novecento, nel ruolo di ambasciatore degli affari internazionali di famiglia, sviluppa relazioni commerciali all’estero. Sullo sfondo, la mobilitazione della Grande Guerra, la prima versione del fascismo al potere, l’entrata in vigore del proibizionismo negli Stati Uniti, l’apertura dei traffici commerciali in America Latina, in Asia, Africa e Oceania, con un’espansione che porta in questo periodo i vini irpini a toccare tutti i continenti.
A chiudere l’affascinante percorso dell’impresa familiare è il racconto delle vicende comprese tra il 1933 e il 1945, quando Michele, ormai maturo, coglie l’opportunità della caduta del proibizionismo americano ad opera di Roosevelt, prosegue l’opera di consolidamento della presenza dei propri vini su un vasto numero di mercati esteri. La sua morte e la fine della guerra, segnano il solco di una faticosa e caparbia opera di ricostruzione post bellica portata avanti con grande determinazione da Antonio Mastroberardino (padre di Piero), non a caso nominato Cavaliere al Merito del Lavoro novant’anni dopo suo nonno. A lui va il merito di aver riportato in auge una dinastia e un brand, oggi riconosciuti in tutto il mondo.
Eduardo Cagnazzi