MAGGIO 2019 PAG. 41 - L’incidenza dello shipping nel settore automotive
Raggiunto la sua fase di “maturazione” il settore auto motive è alle prese con una serie di trasformazioni strutturali – passaggio alle motorizzazioni ibride o elettriche, rimodulazioni di gamma nei mercati sviluppati, avvicinamento dei centri produttivi ai mercati emergenti – che determineranno modificazioni anche sulla sua (notevole) componente logistica.
Nuove rotte, le opportunità rappresentate dalla BRI (in termini di dislocazione ulteriore delle supply chain e connettività dei mercati), il gigantismo incombente delle unità ro-ro, con le conseguenze a cascata sui picchi di lavoro e sulla specializzazione dei servizi dei terminal, sono solo alcune delle elementi in gioco delineati da SRM nel Report “Le tendenze e le prospettive del settore automobilistico in Europa e in Italia”, studio che analizza l’andamento generale del comparto, il segmento del trasporto marittimo di veicoli nuovi e il rinnovato ruolo dei terminal nell’andamento della filiera.
L’analisi del settore
“L’attuale fase di espansione che sta vivendo l’industria mondiale dell’automotive proseguirà nel futuro. Si prevede infatti un tasso medio annuo di crescita della produzione globale negli anni 2018-22 fra il 2,9% ed il 3,4%”.Con un valore per il Pil italiano attorno al 10% (“ogni euro di valore in sede di assemblaggio del prodotto finito attiva circa 10 euro di produzione di componentistica”) il cuore mondiale del cluster batte in Asia (53,5 milioni di veicoli fabbricati, 55% dell’intera produzione mondiale, +73,4% nell’ultimo decennio) con un ruolo crescente dell’Europa dell’Est (Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia e Romania) che insieme, con una produzione di circa 4 milioni di veicoli, raggiunge un valore superiore a quello di interi continenti (America del Sud) ed analoga a big player consolidati come la Corea del Sud.
“Il dato saliente è che le economie emergenti, non solo i BRIC in senso stretto, rappresentano ormai più del 55% della domanda mondiale”. Con la tendenza in Europa a concentrare il mercato verso i segmenti più costosi, conseguenza anche della crescita di fenomeni come il noleggio di lunga durata.
L’evoluzione della supply chain
Trasformazione tecnologica, evoluzione della domanda, riorganizzazione logistica determineranno profonde trasformazioni nella distribuzione per macro aree geografiche della distribuzione e della domanda: “la produzione tende a seguire la domanda, sia per ridurre i costi di trasporto, sia per aggirare possibili barriere protezionistiche, sia per adattarsi meglio ai consumatori”. In questo contesto di crescita su ritmi minori per le economie avanzate potrebbe giocare un ruolo “la capacità di anticipare le evoluzioni tecnologiche”. “Il mercato delle auto elettriche ed ibride, che sembra essere il più promettente, potrebbe riportare ad incrementi produttivi in paesi come Germania e Francia, mentre l’Italia ad oggi appare in ritardo”.
Impatto sulla logistica
Le “rotte” più interessanti si concentrano in Asia: Cina, India, Indonesia, Thailandia o Vietnam, lungo la BRI. Ma non vanno sottovalutate, specie per la portualità italiana e tirrenica, in particolare, le dinamiche di crescita della logistica e del commercio in Brasile, Messico e Marocco, importante polo logistico della filiera. “La portualità tirrenica può costituire una cinghia di trasmissione fra la produzione del nord America e dell’Europa occidentale con mercati di consumo finale dell’Europa dell’est”. Senza contare la parallela espansione della domanda che arriva da ex Jugoslavia e Albania. “Lo sviluppo dell’auto elettrica ed ibrida in paesi come Francia, Germania, Scandinavia e USA può avvantaggiare ulteriormente i poli portuali e logistici dell’asse tirrenico sul segmento specifico di tale tipologia di veicolo”.
Trasporto marittimo
Nel 2017 la modalità marittima per la filiera è cresciuta del 3,7%, a un tasso maggiore rispetto al livello di vendite globali che si è attestato al 3,1%. Con una quota complessiva del 24,3% hanno viaggiato su nave 23,5 milioni di veicoli su un totale di 96,8 milioni. Estrapolando dal dato la quota delle vendite “domestiche” se si considerano solo i veicoli esportati (31,2 milioni) emerge che la quota del trasporto via mare è del 75% con un’incidenza sul costo finale del prodotto pari all’1-3%.
“Le previsioni al 2022 confermano una crescita media complessiva del commercio marittimo di veicoli pari al 2,5% annuo, guidata da una ripresa dei volumi dall’Asia verso l’Europa (+2,7%), ma soprattutto dalla crescita del commercio intra-Asia (+4,2%)”. Tra le conseguenze di questo fenomeno una maggiore frammentazione delle rotte, con il drenaggio dei volumi da quelle più trafficate verso nuove direttrici caratterizzate da distanze inferiori. “La Asia-Europe-Asia era la rotta mondiale più trafficata per il trasporto veicoli a lungo raggio. Oggi è al secondo posto dietro la Transpacifica. La sua quota globale si è dimezzata nel periodo 2007-17 dal 20% al 10% mentre in direzione contraria (Europa verso Asia) i volumi hanno registrato una crescita media annua del 6,15”. Per quanto concerne i traffici nel Mediterraneo si è registrato per il secondo anno consecutivo una diminuzione del 3%. “Tuttavia, dal 2013 il Marocco ha in parte compensato il divario, aumentando la produzione per rifornire il mercato dell’Ue e conquistando una quota del 33% del commercio nel bacino”.
I terminal
“Il terminal automobilistico marittimo ha una funzione importante nella gestione e nel coordinamento dei flussi di veicoli finiti, in quanto fornisce il collegamento tra trasporto marittimo e l’inland e, nella maggior parte dei casi, assume una funzione che può definirsi ‘cuscinetto’. Il terminal ha anche un valore logistico perché può fornire servizi a valore aggiunto”. In un contesto di crescita dei costi operativi connessi alla nave (1,1% fino al 2022), di rimodulazione delle rotte e incremento della quota transhipment, i terminal marittimi automotive vivono una stagione di crescenti pressioni, soprattutto riguardo alla questione degli spazi. “Molti scali vengono utilizzati sempre più di frequente anche come piazzali per lo stoccaggio”. Da qui la tendenza agli investimenti in parcheggi multipiano, nonostante gli alti costi. “A Zeebrugge, Bremerhaven, Barcellona e Singapore sono già disponibili parcheggi multipiano. Altri sono in fase di sviluppo o pianificati come quelli a Valencia, Salerno o Southampton”. Ma i fattori di criticità sono alimentati anche dall’aumento delle numero di mercati serviti e dalla diversificazione dei prodotti (con conseguente crescita del numero di toccate navi). “Ai porti viene chiesto di fornire servizi più sofisticati e fondamentalmente serviti da centri di distribuzione o stoccaggio, sia per evitare la doppia gestione in un terminal terrestre secondario sia garantire una maggiore flessibilità nel riposizionare i volumi invenduti verso altri mercati”.
Rispondere a queste sollecitazioni permetterà di cogliere i frutti di un mercato dalle discrete potenzialità. “I porti specializzati devono prepararsi tenendo conto che le previsioni al 2022 confermano una domanda complessiva in crescita (+2,5%). Questo vale soprattutto per le rotte più brevi, come le Intra-Regional e, in particolare, Intra-Med, per la quale si stima un +3,3%).
Nuove rotte, le opportunità rappresentate dalla BRI (in termini di dislocazione ulteriore delle supply chain e connettività dei mercati), il gigantismo incombente delle unità ro-ro, con le conseguenze a cascata sui picchi di lavoro e sulla specializzazione dei servizi dei terminal, sono solo alcune delle elementi in gioco delineati da SRM nel Report “Le tendenze e le prospettive del settore automobilistico in Europa e in Italia”, studio che analizza l’andamento generale del comparto, il segmento del trasporto marittimo di veicoli nuovi e il rinnovato ruolo dei terminal nell’andamento della filiera.
L’analisi del settore
“L’attuale fase di espansione che sta vivendo l’industria mondiale dell’automotive proseguirà nel futuro. Si prevede infatti un tasso medio annuo di crescita della produzione globale negli anni 2018-22 fra il 2,9% ed il 3,4%”.Con un valore per il Pil italiano attorno al 10% (“ogni euro di valore in sede di assemblaggio del prodotto finito attiva circa 10 euro di produzione di componentistica”) il cuore mondiale del cluster batte in Asia (53,5 milioni di veicoli fabbricati, 55% dell’intera produzione mondiale, +73,4% nell’ultimo decennio) con un ruolo crescente dell’Europa dell’Est (Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia e Romania) che insieme, con una produzione di circa 4 milioni di veicoli, raggiunge un valore superiore a quello di interi continenti (America del Sud) ed analoga a big player consolidati come la Corea del Sud.
“Il dato saliente è che le economie emergenti, non solo i BRIC in senso stretto, rappresentano ormai più del 55% della domanda mondiale”. Con la tendenza in Europa a concentrare il mercato verso i segmenti più costosi, conseguenza anche della crescita di fenomeni come il noleggio di lunga durata.
L’evoluzione della supply chain
Trasformazione tecnologica, evoluzione della domanda, riorganizzazione logistica determineranno profonde trasformazioni nella distribuzione per macro aree geografiche della distribuzione e della domanda: “la produzione tende a seguire la domanda, sia per ridurre i costi di trasporto, sia per aggirare possibili barriere protezionistiche, sia per adattarsi meglio ai consumatori”. In questo contesto di crescita su ritmi minori per le economie avanzate potrebbe giocare un ruolo “la capacità di anticipare le evoluzioni tecnologiche”. “Il mercato delle auto elettriche ed ibride, che sembra essere il più promettente, potrebbe riportare ad incrementi produttivi in paesi come Germania e Francia, mentre l’Italia ad oggi appare in ritardo”.
Impatto sulla logistica
Le “rotte” più interessanti si concentrano in Asia: Cina, India, Indonesia, Thailandia o Vietnam, lungo la BRI. Ma non vanno sottovalutate, specie per la portualità italiana e tirrenica, in particolare, le dinamiche di crescita della logistica e del commercio in Brasile, Messico e Marocco, importante polo logistico della filiera. “La portualità tirrenica può costituire una cinghia di trasmissione fra la produzione del nord America e dell’Europa occidentale con mercati di consumo finale dell’Europa dell’est”. Senza contare la parallela espansione della domanda che arriva da ex Jugoslavia e Albania. “Lo sviluppo dell’auto elettrica ed ibrida in paesi come Francia, Germania, Scandinavia e USA può avvantaggiare ulteriormente i poli portuali e logistici dell’asse tirrenico sul segmento specifico di tale tipologia di veicolo”.
Trasporto marittimo
Nel 2017 la modalità marittima per la filiera è cresciuta del 3,7%, a un tasso maggiore rispetto al livello di vendite globali che si è attestato al 3,1%. Con una quota complessiva del 24,3% hanno viaggiato su nave 23,5 milioni di veicoli su un totale di 96,8 milioni. Estrapolando dal dato la quota delle vendite “domestiche” se si considerano solo i veicoli esportati (31,2 milioni) emerge che la quota del trasporto via mare è del 75% con un’incidenza sul costo finale del prodotto pari all’1-3%.
“Le previsioni al 2022 confermano una crescita media complessiva del commercio marittimo di veicoli pari al 2,5% annuo, guidata da una ripresa dei volumi dall’Asia verso l’Europa (+2,7%), ma soprattutto dalla crescita del commercio intra-Asia (+4,2%)”. Tra le conseguenze di questo fenomeno una maggiore frammentazione delle rotte, con il drenaggio dei volumi da quelle più trafficate verso nuove direttrici caratterizzate da distanze inferiori. “La Asia-Europe-Asia era la rotta mondiale più trafficata per il trasporto veicoli a lungo raggio. Oggi è al secondo posto dietro la Transpacifica. La sua quota globale si è dimezzata nel periodo 2007-17 dal 20% al 10% mentre in direzione contraria (Europa verso Asia) i volumi hanno registrato una crescita media annua del 6,15”. Per quanto concerne i traffici nel Mediterraneo si è registrato per il secondo anno consecutivo una diminuzione del 3%. “Tuttavia, dal 2013 il Marocco ha in parte compensato il divario, aumentando la produzione per rifornire il mercato dell’Ue e conquistando una quota del 33% del commercio nel bacino”.
I terminal
“Il terminal automobilistico marittimo ha una funzione importante nella gestione e nel coordinamento dei flussi di veicoli finiti, in quanto fornisce il collegamento tra trasporto marittimo e l’inland e, nella maggior parte dei casi, assume una funzione che può definirsi ‘cuscinetto’. Il terminal ha anche un valore logistico perché può fornire servizi a valore aggiunto”. In un contesto di crescita dei costi operativi connessi alla nave (1,1% fino al 2022), di rimodulazione delle rotte e incremento della quota transhipment, i terminal marittimi automotive vivono una stagione di crescenti pressioni, soprattutto riguardo alla questione degli spazi. “Molti scali vengono utilizzati sempre più di frequente anche come piazzali per lo stoccaggio”. Da qui la tendenza agli investimenti in parcheggi multipiano, nonostante gli alti costi. “A Zeebrugge, Bremerhaven, Barcellona e Singapore sono già disponibili parcheggi multipiano. Altri sono in fase di sviluppo o pianificati come quelli a Valencia, Salerno o Southampton”. Ma i fattori di criticità sono alimentati anche dall’aumento delle numero di mercati serviti e dalla diversificazione dei prodotti (con conseguente crescita del numero di toccate navi). “Ai porti viene chiesto di fornire servizi più sofisticati e fondamentalmente serviti da centri di distribuzione o stoccaggio, sia per evitare la doppia gestione in un terminal terrestre secondario sia garantire una maggiore flessibilità nel riposizionare i volumi invenduti verso altri mercati”.
Rispondere a queste sollecitazioni permetterà di cogliere i frutti di un mercato dalle discrete potenzialità. “I porti specializzati devono prepararsi tenendo conto che le previsioni al 2022 confermano una domanda complessiva in crescita (+2,5%). Questo vale soprattutto per le rotte più brevi, come le Intra-Regional e, in particolare, Intra-Med, per la quale si stima un +3,3%).
Giovanni Grande