MAGGIO 2019 PAG. 24 - Iniziative di ampia portata per connettere l’Italia
Un nuovo modello di rappresentanza reticolare articolato attraverso rappresentanze regionali e coordinamenti macroregionali. Confetra ha imboccato la strada della presenza capillare sul territorio. Per vocazione ma anche per la necessità di conforntarsi in modo diretto con un assetto amministrativo in cui, con il regime del Titolo V, le Regioni hanno consolidato significativi poteri di indirizzo e programmazione su temi come le infrastrutture e le politiche dei trasporti. “E’ una dimensione dove le cose avvengono concretamente e quotidianamente, in cui le imprese della supply chain logistica vivono, operano, crescono o arretrano,” spiega il Direttore Generale della Confederazione, Ivano Russo. “Trascurare questo livello in termini di rappresentanza e assistenza alle nostra associate significherebbe operare in modo monco e un po’ astratto”.
Quali vantaggi può portare alla promozione degli interessi del settore questo approccio?
A livello di amministrazione “centrale” stiamo discutendo delle strategie macro di Connettere l’Italia, del Codice Doganale Unionale, di politiche di sostegno allo shift modale o di semplificazioni normative e regolamentari utili per il trasporto merci e la logistica. Ma all’interno di questa cornice si svolgono altri processi decisionali determinanti. Le Regioni detengono la governance dei Fondi Strutturali Europei. Anche le AdSP agiscono localmente: idem gli Interporti, all’interno delle Aree Logistiche Integrate istituite con il Ciclo di Programmazione 2020 - 2027. Nel Nordovest e nel Nordest sono in vigore due Accordi Istituzionali tra Governo e le rispettive Regioni per pianificare le infrastrutture a livello di quadrante logistico macroregionale. Senza contare l’incidenza dei vari Piani Operativi Regionali e dei Piani Regionali dei Trasporti.
Come si traduce in termini concreti questo assetto di legislazione concorrente?
Volendo fare qualche esempio: la Regione Toscana è coinvolta nel progetto di Darsena Europa a Livorno; la Campania sta finanziando i dragaggi nel Porto di Napoli e il Progetto Porta Ovest a Salerno; Liguria, Piemonte e Lombardia stanno implementano il ferrobonus sulle tratte locali di competenza; il Friuli Venezia Giulia è protagonista in Adriaferr e nel sistema interportuale del territorio; la Calabria ha finanziato il progetto per la realizzazione del nuovo bacino di carenaggio a Gioia Tauro mentre l’Emilia Romagna è impegnata nell’intervento Hub nel Porto di Ravenna. Tutti dossier su cui stiamo dando il nostro contributo anche attraverso le organizzazioni territoriali.
Un contributo che vede protagonista anche il Centro Studi della Confederazione…
La logistica sta travolgendo gli angusti recinti degli “addetti ai lavori”. L’imporsi del paradigma della connettività preconizzato da Parag Khanna è testimoniato dai temi dibattuti a livello pubblico: BRI, integrazioni verticali e orizzontali, Brexit, guerra dei dazi, GIG economy, piattaforme digitali e Big Data, sostenibilità ambientale. Per una realtà come la nostra avere un luogo autorevole di analisi e riflessione critica diventa vitale. Anche per queste ragioni, attorno al nostro Centro Studi, abbiamo costruito un network di eccellenze coinvolgendo cinque Atenei, SRM, il Freight Leader Council e tanti altri preziosi enti di ricerca. Attualmente stiamo lavorando ad un Progetto sperimentale CEF finanziato dalla Ue sul trasporto ferroviario merci. E siamo coinvolti in tante iniziative dell’ITF dell’OCSE. Insomma, serve una produzione di idee che sia di livello adeguato rispetto alle sfide che abbiamo di fronte.
Il ruolo del Service Point Confetra?
Realizzato in partnership con EY ha l’obiettivo di seminare all’interno della nostra base associativa la cultura dell’innovazione attraverso iniziative informative e di accompagnamento operativo. Sulla digitalizzazione si gioca il futuro dell’industria logistica. Il nostro tessuto produttivo, composto per oltre il 90% da PMI con meno di 15 dipendenti, non ha tuttavia la massa critica per affrontare individualmente questa sfida epocale. Se il traguardo è davvero la disintermediazione dei processi tradizionali attraverso l’uso di un ecosistema digitale unico per uomini e macchine bisognerà allora puntare su progetti condivisi di upgrade tecnologico e ricerca di nuovi ambiti di businesses, trasformandosi sempre più in consulenti globali / fornitori intermodali della grande committenza.