GENNAIO 2019 PAG. 33 - Khalifa, nuovo tassello della strategia marittima cinese
L’inaugurazione ufficiale del CSP Abi Dhabi Terminal nel porto di Khalifa aggiunge un’importante tassello nella strategia marittima cinese legata alla Belt and Road Initiative. Dal Mediterraneo all’Oceano Indiano gli investimenti e le partecipazioni nei terminal di Pechino aumentano esponenzialmente assicurando la presenza del gigante asiatico lungo un arco di banchine sempre più fitto. Pireo, Vado Ligure, Port Said, Kumport, Gibuti, Gwadar. Solo alcuni dei presidi che assicurano la continuità marittima dei traffici provenienti dall’Estremo Oriente. Con destinazione il cuore dell’Europa e, in prospettiva, i mercati in crescita dell’Africa.
Anche il terminal ad alta automazione di Khalifa, principale struttura portuale degli Emirati Arabi Uniti, non fa eccezione. Sviluppato congiuntamente da COSCO Shipping Ports, controllata di China COSCO Shipping, ed Abu Dhabi Ports inscrive il paese arabico nella rete globale partecipata dalla corporation cinese – con una flotta di 1.114 navi, 46 terminal gestiti per un traffico di 90 milioni di Teu – con l’obiettivo di farne con i suoi 275mila metri quadri un hub regionale attrezzato per fornire l’intera gamma di servizi, anche ad alto valore aggiunto, alla movimentazione container. In linea con un accordo, il primo del genere nell’area, che cede la gestione della struttura a CSP per un periodo di 35 anni, l’operazione rientra nell’ambito della “Vision 20302, il piano di diversificazione economica perseguito dalle autorità emiratine, e ha visto un investimento complessivo della controparte asiatica di circa 430 milioni di dollari (compresa una stazione merci collegata al terminal).
Considerato il primo passo per una serie di accordi bilaterali tra i due paesi nell’ambito della BRI CPS dovrebbe contribuire alla crescita dei traffici dello scalo (collocato in posizione mediana tra le rotte che collegano Oriente e Occidente) il cui piano di sviluppo prevede di passare dagli attuali 5 milioni di Teu a 9,1 milioni di Teu.
Il nuovo impianto è stato progettato per gestire un flusso annuale di 2,5 milioni di Teu, partendo da una movimentazione iniziale di 1,5 milioni di Teu, e può contare su 1.200 metri di banchina e un fondale da 16,5 metri che permetterà l’attracco delle unità da 22mila Teu.
Una collaborazione che stringe ulteriormente i rapporti già buoni tra i due Paesi. La Cina, infatti, è il più grande partner commerciale non petrolifero degli Emirati Arabi Uniti. Nel 2017, il commercio bilaterale tra i due Paesi è aumentato del 15%, superando i 53 miliardi di dollari, pari al 14,7% del commercio estero totale del piccolo stato arabo. Nello stesso periodo gli EAU hanno rappresentato quasi il 30% del totale delle esportazioni cinesi verso i paesi arabi e circa il 22% del totale del commercio arabo-cinese. Il commercio bilaterale dovrebbe aumentare fino a 70 miliardi di dollari all’anno entro il 2020.
Tra gli obiettivi dichiarati del nuovo terminal la funzione di gateway per l’ingresso verso i mercati regionali, mediorientali, africani e internazionali, oltre l’attrazione per investimenti stranieri per la zona franca Khalifa Industrial Zone Abu Dhabi (KIZAD), il più grande hub industriale, manifatturiero e logistico dell’area. KIZAD, estesa per 410 chilometri quadrati, ha già attirato dall’agosto 2017, data della sua entrata in funzione, più di 200 aziende, di cui 19 cinesi, e 17,7 miliardi di dollari di investimenti.
Giovanni Grande