DICEMBRE 2018 PAG. 12 - Italia, la consapevolezza di essere un Paese marittimo
L’Assemblea del 31 ottobre scorso è stata un’importante occasione per presentare al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti tre richieste precise: il mantenimento del Registro Navale che ha prodotto in 20 anni un aumento del tonnellaggio del nostro armamento del 100% da 8 a 16 milioni di stazza e che registra oggi un occupazione pari a 50mila marittimi di cui 38mila italiani e comunitari, la semplificazione di norme e procedure burocratiche armonizzandole con quelle degli altri Paesi Europei; la creazione di un Ministero del Mare.
Su almeno due di questi tre temi abbiamo avuto riscontro dal Ministro, il quale, dopo aver ricordato che quest’anno il Registro Internazionale compie 20 anni, ha affermato che si tratta di una normativa ancora valida che ha restituito vigore alla flotta di bandiera italiana, evitando la fuga verso altre bandiere che garantivano maggiori benefici fiscali. Il Ministro Toninelli ha anche affermato che il Registro Internazionale insieme allo strumento fiscale della Tonnage Tax ha dato slancio all’armamento italiano, consentendogli di raggiungere i primi posti tra le flotte mondiali, e che deve continuare a produrre effetti anche per il futuro perché i nostri armatori possano continuare ad investire in flotte giovani, tecnologicamente avanzate, sicure e pulite.
Secondo tali affermazioni l’armamento italiano dovrebbe poter contare ancora su queste misure vitali per la competitività della nostra flotta che, nonostante i primi segnali di ripresa, ancora risente della grave crisi che ormai dura da più di dieci anni.
Altro impegno importante assunto dal Ministro è quello di convocare al più presto un tavolo armatori-ministero per lavorare insieme sulla semplificazione delle norme e procedure burocratiche che frenano non poco l’operatività del nostro settore.
È chiaro che vi sono molti altri temi sul tappeto e che c’è molto lavoro da fare.
A cominciare dalla esigenza di restituire all’Italia la consapevolezza di essere un paese marittimo. A tal fine occorre che le Istituzioni comprendano che è necessario ridare al comparto marittimo una governance dedicata, che accentui il suo ruolo di volano di sviluppo per il nostro Paese.
Come ho detto più volte, il cluster marittimo è una risorsa fondamentale che, con oltre 33 miliardi di euro di beni e servizi prodotti, rappresenta il 2% del PIL nazionale complessivo e produce lavoro a quasi 500mila persone.
Ecco perché, a fronte dell’attuale frammentazione di competenze tra tante Amministrazioni (Infrastrutture e Trasporti, Lavoro, Difesa, Economia, Salute) c’è bisogno di un Ministero competente, capace di predisporre un piano di sviluppo del settore marittimo e del sistema logistico dell’intero Paese.
In pratica, un’unica cabina di regia per tutti gli aspetti legati allo shipping e allargati alla logistica, come già avviene già in altri Paesi Europei. Si potrebbe per esempio scegliere la soluzione francese di un Segretariato del Mare alle dirette dipendenze del Primo Ministro. Comunque, siamo convinti che concentrare le competenze in un unico centro porterà ad una maggiore efficienza con ricadute positive su tutto il cluster e sulla competitività degli operatori.
Stiamo lavorando in questa direzione con una visione più ampia che, con il coinvolgimento di tutti attori della blue economy, porti non solo ad una crescita “sostenibile” del settore marittimo, ma anche a importanti ricadute positive per l’economia del nostro Paese.
Mario Mattioli
Presidente Confitarma