NOVEMBRE 2018 PAG. 35 - Infrastrutture, delineare principi di riferimento
“L’analisi costi-benefici sui progetti infrastrutturali ha senso solo in presenza di una chiara strategia trasportistica. Paradossalmente, si può pensare anche a opere in perdita. A patto che a guadagnarne sia il sistema nel suo insieme”. Zeno D’Agostino, presidente di Assoporti, ribadisce le perplessità emerse nel suo intervento all’Assemblea pubblica di Confetra, confermando i dubbi sulla nuova project review annunciata dal governo.
Cosa non la convince dell’iniziativa?
Andrebbe fatta chiarezza sui criteri con cui sarà realizzata l’analisi. Io penso che ci si dovrebbe limitare al solo capitolo dei costi, alla eventuale variazione tra la spesa prevista dal progetto e quella di realizzazione. Quanto ai benefici vanno considerati rispetto alla crescita complessiva dell’interesse pubblico che, vorrei ricordare, non è monopolio di nessuno. Abbiamo competenze diffuse in materia, mettiamoci ad un tavolo con il governo e discutiamo sui principi di riferimento. Senza dimenticare ciò che di buono è stato fatto precedentemente.
Si riferisce alla review degli anni scorsi?
Certo. Già il governo precedente attraverso la centralizzazione della pianificazione ha provveduto ad eliminare notevoli ridondanze: molte opere sono state eliminate, alcune sono state destinate alla realizzazione solo da parte dei privati mentre altre hanno subito tagli drastici. La TAV ne è un esempio lampante: è stata pesantemente ridimensionata rispetto al progetto originale.
Quale rischio paventa?
Se il criterio di riferimento è solo il beneficio del gestore futuro dell’opera posso facilmente anticipare l’esito delle analisi. Tutte le autostrade si potranno realizzare, poiché il ritorno dell’investimento è assicurato: pollice verso per le ferrovie per cui vale il discorso inverso. Ma è l’impostazione giusta se si guarda all’interesse del singolo cittadino italiano?
Alternative?
Non si tratta di amare le infrastrutture a prescindere. A Trieste puntiamo a raggiungere quota 25mila treni entro il 2023 solo attraverso la gestione e la valorizzazione dell’esistente, attraverso piccoli interventi e una riorganizzazione resa possibile dalla trasformazione degli enti portuali in autorità di sistema. Anche in questo caso il risultato di una visione precisa che assegna ai porti un ruolo di riferimento rispetto a tutto il sistema logistico. Il governo la considera ancora una scelta strategica?
Cosa non la convince dell’iniziativa?
Andrebbe fatta chiarezza sui criteri con cui sarà realizzata l’analisi. Io penso che ci si dovrebbe limitare al solo capitolo dei costi, alla eventuale variazione tra la spesa prevista dal progetto e quella di realizzazione. Quanto ai benefici vanno considerati rispetto alla crescita complessiva dell’interesse pubblico che, vorrei ricordare, non è monopolio di nessuno. Abbiamo competenze diffuse in materia, mettiamoci ad un tavolo con il governo e discutiamo sui principi di riferimento. Senza dimenticare ciò che di buono è stato fatto precedentemente.
Si riferisce alla review degli anni scorsi?
Certo. Già il governo precedente attraverso la centralizzazione della pianificazione ha provveduto ad eliminare notevoli ridondanze: molte opere sono state eliminate, alcune sono state destinate alla realizzazione solo da parte dei privati mentre altre hanno subito tagli drastici. La TAV ne è un esempio lampante: è stata pesantemente ridimensionata rispetto al progetto originale.
Quale rischio paventa?
Se il criterio di riferimento è solo il beneficio del gestore futuro dell’opera posso facilmente anticipare l’esito delle analisi. Tutte le autostrade si potranno realizzare, poiché il ritorno dell’investimento è assicurato: pollice verso per le ferrovie per cui vale il discorso inverso. Ma è l’impostazione giusta se si guarda all’interesse del singolo cittadino italiano?
Alternative?
Non si tratta di amare le infrastrutture a prescindere. A Trieste puntiamo a raggiungere quota 25mila treni entro il 2023 solo attraverso la gestione e la valorizzazione dell’esistente, attraverso piccoli interventi e una riorganizzazione resa possibile dalla trasformazione degli enti portuali in autorità di sistema. Anche in questo caso il risultato di una visione precisa che assegna ai porti un ruolo di riferimento rispetto a tutto il sistema logistico. Il governo la considera ancora una scelta strategica?