OTTOBRE 2018 PAG.56 - “F. Morosini” - Esperienza di vita al servizio del mare
“A nche se molti di noi non hanno seguito la carriera militare lo spirito di corpo rimane. La condivisione di un’esperienza che ti forma profondamente ci lega l’uno all’altro in modo stretto. Condividiamo un medesimo codice di valori e tra questi c’è il rispetto e l’amore per il mare”. Alberto Marulli fa parte di quel corso Antares i cui componenti verso la metà degli anni settanta concepirono per primi l’idea di un’associazione che riunisse gli ex alunni della scuola navale militare “F.Morosini” di Venezia, all’epoca ancora collegio. E spiega perfettamente la filosofia dell’associazione. “Un modo per non perderci di vista e continuare a far rivivere un’esperienza unica”.
Un legame che ha dimostrato ancora la sua saldezza con il successo pieno della prima edizione di “Golfo Pulito, Napoli incontra Venezia”, manifestazione realizzata da Assomorosini Campania per istituzioni e cittadini sul tema della salvaguardia del mare. Appuntamento reso possibile grazie alla tenacia di un altro “morosiniano” doc, Tommaso Jandelli Scorpione, che ha promosso una raccolta fondi per l’acquisto di particolari dispositivi per ripulire il mare.
“Un’idea che è scattata quando ho avuto modo di conoscere il progetto Seabin, nato in Australia dall’iniziativa di due ragazzi stanchi di vedere il loro mare inquinato”. Da qui il proposito di unire utile e dilettevole: “riunire i ragazzi del Morosini e fare qualcosa di concreto per rafforzare la cultura del mare in città”. Scommessa vinta, considerato il successo dell’iniziativa, nel corso della quale è stato proiettato un cortometraggio editato con il materiale messo a disposizione dall’Istituto di Studi sulle società del Mediterraneo - Cnr, dalla Stazione Zoologica Antonio Dohrn, dal Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente e delle Risorse – Università degli Studi di Napoli Federico II, che è riuscita a coinvolgere le istituzioni presenti sul territorio come AdSP e Marina Militare fino al Parlamento europeo che ha concesso il suo patrocinio.
Ma in cosa consiste il progetto Seabin? “Il dispositivo – spiega Jandelli – è semplice quanto innovativo: si tratta in pratica di cestini galleggianti che raccolgono rifiuti dall’acqua, tra cui le dannose microplastiche, fino a 500 chili all’anno. Un’attrezzatura efficace soprattutto in aree come i porti, dove si accumulano più facilmente i detriti”.
Donati all’ente portuale i Seabin saranno successivamente dati in concessione d’uso ai soggetti individuato dall’AdSP per operare secondo le dovute regole di smaltimento. “Un primo passo ma importante: abbiamo impostato il lavoro, da oggi sarà più semplice per gli altri coordinamenti regionali dell’associazione poter replicare questa esperienza per dotare altri porti italiani di queste attrezzature”.
Proposta fatta sua anche dal presidente nazionale di Assomorosini, Francesco Businaro che conta di portare il format inaugurato a Napoli anche a Venezia e Taranto. “L’associazione rappresenta circa 3500 allievi della Scuola e il nostro obiettivo è quello di preservare e diffondere i valori che ci hanno formato anche attraverso un impegno sempre più concreto per la crescita di una cultura del mare. L’impegno profuso dalla nostra sezione campana in quest’ambito sarà da sprone per il futuro, inaugurando anche una nuova stagione di dialogo con le istituzioni preposte alla salvaguardia del nostro mare”.
Giovanni Grande
Un legame che ha dimostrato ancora la sua saldezza con il successo pieno della prima edizione di “Golfo Pulito, Napoli incontra Venezia”, manifestazione realizzata da Assomorosini Campania per istituzioni e cittadini sul tema della salvaguardia del mare. Appuntamento reso possibile grazie alla tenacia di un altro “morosiniano” doc, Tommaso Jandelli Scorpione, che ha promosso una raccolta fondi per l’acquisto di particolari dispositivi per ripulire il mare.
“Un’idea che è scattata quando ho avuto modo di conoscere il progetto Seabin, nato in Australia dall’iniziativa di due ragazzi stanchi di vedere il loro mare inquinato”. Da qui il proposito di unire utile e dilettevole: “riunire i ragazzi del Morosini e fare qualcosa di concreto per rafforzare la cultura del mare in città”. Scommessa vinta, considerato il successo dell’iniziativa, nel corso della quale è stato proiettato un cortometraggio editato con il materiale messo a disposizione dall’Istituto di Studi sulle società del Mediterraneo - Cnr, dalla Stazione Zoologica Antonio Dohrn, dal Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente e delle Risorse – Università degli Studi di Napoli Federico II, che è riuscita a coinvolgere le istituzioni presenti sul territorio come AdSP e Marina Militare fino al Parlamento europeo che ha concesso il suo patrocinio.
Ma in cosa consiste il progetto Seabin? “Il dispositivo – spiega Jandelli – è semplice quanto innovativo: si tratta in pratica di cestini galleggianti che raccolgono rifiuti dall’acqua, tra cui le dannose microplastiche, fino a 500 chili all’anno. Un’attrezzatura efficace soprattutto in aree come i porti, dove si accumulano più facilmente i detriti”.
Donati all’ente portuale i Seabin saranno successivamente dati in concessione d’uso ai soggetti individuato dall’AdSP per operare secondo le dovute regole di smaltimento. “Un primo passo ma importante: abbiamo impostato il lavoro, da oggi sarà più semplice per gli altri coordinamenti regionali dell’associazione poter replicare questa esperienza per dotare altri porti italiani di queste attrezzature”.
Proposta fatta sua anche dal presidente nazionale di Assomorosini, Francesco Businaro che conta di portare il format inaugurato a Napoli anche a Venezia e Taranto. “L’associazione rappresenta circa 3500 allievi della Scuola e il nostro obiettivo è quello di preservare e diffondere i valori che ci hanno formato anche attraverso un impegno sempre più concreto per la crescita di una cultura del mare. L’impegno profuso dalla nostra sezione campana in quest’ambito sarà da sprone per il futuro, inaugurando anche una nuova stagione di dialogo con le istituzioni preposte alla salvaguardia del nostro mare”.
Giovanni Grande