OTTOBRE 2018 PAG.38 - Sicurezza Bocche di Bonifacio inderogabile intervenire
“Non si può più tergiversare. È arrivato il momento dell’assunzione di responsabilità e della necessità improcrastinabile di un’azione politica che la Regione Sardegna deve perseguire a tutti i livelli per preservare il futuro delle Bocche di Bonifacio”. Giancarlo Acciaro, presidente degli Agenti Raccomandatari Marittimi della Sardegna, rompe gli indugi e dopo la collisione tra la motonave Ulisse e la portacontainer Cls Virginia al largo del Nord della Corsica richiama l’attenzione, con una lettera aperta al presidente della Giunta Regionale Francesco Pigliaru, sulla “esigenza di mettere in campo norme e provvedimenti che evitino il ripetersi di tragedie analoghe”. “Su questo importante tema, la Regione Sardegna ha il diritto/dovere di fare la sua parte fino in fondo e di promuovere un’azione serrata nei confronti dei Ministeri competenti e di tutte quelle Autorità che governano e disciplinano la navigazione e l’ambiente marino. Ne va del futuro dei nostri mari, delle nostre coste e dell’economia indotta che tutto ciò produce”.
Un appello accorato e stringente che non stupisce. L’impegno di Acciaro per la difesa di un ecosistema tanto prezioso quanto fragile come quello delle Bocche data da lungo tempo. Già nel 1992, parte di una folta delegazione ricevuta dagli allora ministri dei Trasporti e dell’Ambiente Giancarlo Tesini e Carlo Ripa di Meana, chiedeva l’interdizione al transito di petroliere e navi cisterna. Un’attenzione per uno “spazio di mare tra i più sensibili del Mediterraneo” che non è mai scemata. Tanto da farne uno dei punti di discussione dell’ultima assemblea annuale di Federagenti svoltasi a Porto Cervo in luglio.
Sotto accusa finisce soprattutto il modello di gestione della sicurezza ambientale dell’area che è venuto configurandosi nell’ultimo quarto di secolo (l’IMO ha inserito le Bocche nel ristrettissimo novero delle PSSA - Particularly Sensitive Sea Area), con la sensazione di una sottovalutazione dei pericoli. Le simulazioni di incidenti e sversamenti di idrocarburi, l’ultima delle quali svolta appena un mese fa, “non sono affatto sufficienti”. “La sorte – sottolinea la missiva – ha voluto che lo scontro di un traghetto con una nave porta-container, sia avvenuto lontano dalle coste sarde, ma, comunque, sempre in un ambito di altissimo valore ambientale in quanto sede del Santuario dei cetacei Pelagos, ‘area naturale marina protetta’ istituita fin dal 1991, di cui fa parte anche il tratto delle Bocche di Bonifacio”.
A preoccupare è il grande traffico marittimo lungo il canale che divide la Sardegna dalla Corsica: circa 3.500 navi mercantili l’anno, solo una minima parte delle quali appartenenti alle flotte italiana e francese (il 36%). “Moltissime di queste – denuncia Acciaro – non navigano in perfette condizioni di sicurezza, soprattutto quelle con bandiere appartenenti a paesi che non hanno la nostra stessa sensibilità ambientale”.
Da qui la ripresa della proposta di costituzione di una “task force” permanente, dotata di uomini e mezzi ad alta tecnologia che comprenda servizi pilotaggio, rimorchio, vigili del fuoco. E di “un’azione rivendicativa nei confronti di enti e istituzioni nazionali ed internazionali, affinché si adottino collegialmente strumenti e provvedimenti normativi che tengano conto soprattutto delle raccomandazioni dell’IMO”. Il riferimento è al “pilotaggio controllato”, servizio avviato in fase sperimentale “ma che – si rammarica il presidente degli agenti della Sardegna – non ha sortito gli effetti sperati, avendo raggiunto a malapena una ventina di chiamate. E’ arrivato il momento dell’azione – conclude - La nostra associazione chiede, sotto l’egida della Giunta regionale, un tavolo tra tutti i soggetti pubblici e privati che hanno potere e ruolo nell’individuare le soluzioni a questo gravoso problema, a partire dai Ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, dai rappresentanti della Regione Corsica, oltre a coloro che direttamente o indirettamente possano dare un contributo fattivo al progetto di salvaguardia di quel Paradiso terreste che sono le Bocche di Bonifacio”.
Giovanni Grande
Un appello accorato e stringente che non stupisce. L’impegno di Acciaro per la difesa di un ecosistema tanto prezioso quanto fragile come quello delle Bocche data da lungo tempo. Già nel 1992, parte di una folta delegazione ricevuta dagli allora ministri dei Trasporti e dell’Ambiente Giancarlo Tesini e Carlo Ripa di Meana, chiedeva l’interdizione al transito di petroliere e navi cisterna. Un’attenzione per uno “spazio di mare tra i più sensibili del Mediterraneo” che non è mai scemata. Tanto da farne uno dei punti di discussione dell’ultima assemblea annuale di Federagenti svoltasi a Porto Cervo in luglio.
Sotto accusa finisce soprattutto il modello di gestione della sicurezza ambientale dell’area che è venuto configurandosi nell’ultimo quarto di secolo (l’IMO ha inserito le Bocche nel ristrettissimo novero delle PSSA - Particularly Sensitive Sea Area), con la sensazione di una sottovalutazione dei pericoli. Le simulazioni di incidenti e sversamenti di idrocarburi, l’ultima delle quali svolta appena un mese fa, “non sono affatto sufficienti”. “La sorte – sottolinea la missiva – ha voluto che lo scontro di un traghetto con una nave porta-container, sia avvenuto lontano dalle coste sarde, ma, comunque, sempre in un ambito di altissimo valore ambientale in quanto sede del Santuario dei cetacei Pelagos, ‘area naturale marina protetta’ istituita fin dal 1991, di cui fa parte anche il tratto delle Bocche di Bonifacio”.
A preoccupare è il grande traffico marittimo lungo il canale che divide la Sardegna dalla Corsica: circa 3.500 navi mercantili l’anno, solo una minima parte delle quali appartenenti alle flotte italiana e francese (il 36%). “Moltissime di queste – denuncia Acciaro – non navigano in perfette condizioni di sicurezza, soprattutto quelle con bandiere appartenenti a paesi che non hanno la nostra stessa sensibilità ambientale”.
Da qui la ripresa della proposta di costituzione di una “task force” permanente, dotata di uomini e mezzi ad alta tecnologia che comprenda servizi pilotaggio, rimorchio, vigili del fuoco. E di “un’azione rivendicativa nei confronti di enti e istituzioni nazionali ed internazionali, affinché si adottino collegialmente strumenti e provvedimenti normativi che tengano conto soprattutto delle raccomandazioni dell’IMO”. Il riferimento è al “pilotaggio controllato”, servizio avviato in fase sperimentale “ma che – si rammarica il presidente degli agenti della Sardegna – non ha sortito gli effetti sperati, avendo raggiunto a malapena una ventina di chiamate. E’ arrivato il momento dell’azione – conclude - La nostra associazione chiede, sotto l’egida della Giunta regionale, un tavolo tra tutti i soggetti pubblici e privati che hanno potere e ruolo nell’individuare le soluzioni a questo gravoso problema, a partire dai Ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, dai rappresentanti della Regione Corsica, oltre a coloro che direttamente o indirettamente possano dare un contributo fattivo al progetto di salvaguardia di quel Paradiso terreste che sono le Bocche di Bonifacio”.
Giovanni Grande