OTTOBRE 2018 PAG.36 - Sullo Stretto si attende definizione della governance
Non ha avuto ancora modo di sperimentare la nuova governace portuale ma la cosa non sembra turbarlo più di tanto. Antonino De Simone, Commissario Straordinario dell’Autorità portuale di Messina, gestisce i porti di competenza ancora secondo i dettami della legge 84/94. In attesa che ministero e regioni competenti trovino la giusta soluzione per allineare il sistema dello Stretto alle norme della riforma continua con il suo lavoro in Sicilia, puntando a completare i progetti infrastrutturali in corso e a consolidare l’emergente posizione nel mercato crocieristico.
Il 2018 potrebbe rappresentare l’anno della svolta per i progetti in cantiere.
Senza dubbio possiamo registrare passi avanti importanti. Siamo riusciti a far partire il progetto per il porto di Tramestieri, la futura interfaccia con il continente, in cui l’ente portuale investe risorse per circa 72 milioni e a dare il via, dopo 18 anni di attesa, ai cantieri per la realizzazione del nuovo pontile Giammoro, struttura essenziale per lo sviluppo dell’area industriale retrostante. Due opere fondamentali cui si aggiungono le operazioni di escavo e il rifacimento della banchina a Milazzo che potrà contare su fondali portati da -6 a -12 metri. Purtroppo in questo caso stiamo scontando i ritardi legati al fallimento, intervenuto nel frattempo, della ditta aggiudicataria dell’opera: stiamo lavorando di concerto con la Regione per sbloccare la situazione.
Quanto punta Messina sullo sviluppo del settore crociere?
Moltissimo. E i risultati presentati al recente Seatrade Med di Lisbona dimostrano che la strategia della destagionalizzazione va nella giusta direzione. Quest’anno abbiamo stimato le presenze annuali in circa 390mila. Ma come porto sicuro che garantisce approdi in caso di condizioni meteo marine critiche possiamo superare a fine 2018 anche la soglia ragguardevole delle 400mila. Stiamo diventando appetibili e lo saremo ancora di più con l’avvio entro la fine dell’anno della nuova stazione marittima, opera che rafforzerà ulteriormente la nostra offerta.
Novità sono prevista anche nel settore dei carburanti alternativi?
Dobbiamo ricordare che con circa 11 milioni di presenze siamo il secondo porto in Europa nel settore passeggeri. Inoltre, proprio nelle acque dello Stretto debutterà a breve il primo traghetto di Caronte & Tourist a propulsione Gnl del Mediterraneo. In quest’ottica abbiamo individuato a Tremestieri l’area di riferimento per un deposito che ci permetterà di diventare punto di riferimento per il bunkeraggio nell’area strategica dello Stretto. In mancanza delle norme di regolamentazione del settore organizzeremo fin dal prossimo marzo una piccola postazione mobile a terra, per poi organizzare un’offerta su scala maggiore.
Quale ruolo può svolgere la portualità siciliana nella logistica del Mediterraneo?
Siamo posizionati al centro dei flussi previsti dal progetto OBOR e nelle fiere internazionali i segnali di attenzione per le potenzialità dell’isola non mancano. Certo, bisognerà affrontare in modo celere le problematiche legate allo sviluppo dei collegamenti ferroviari e stradali. Sotto questo aspetto, insieme alle altre due AdSP della Sicilia, è in corso un serrato dialogo con gli enti locali e la Regione. Un segnale più che positivo è stato l’inserimento di Messina, nonostante non fosse un porto classificato come “core”, nel progetto di definizione delle ZES. Siamo stati ammessi nella cabina di regia che gestirà il processo d’insediamento. Forti anche dell’esperienza pregressa con il punto franco presente nel porto fino a poco tempo fa.
È preoccupato il mancato avviamento dell’AdSP?
È una decisione che aspettiamo da un anno e mezzo. Spero nella determinazione del governo per venire a capo di una decisione che in ogni modo non può prescindere dalle peculiarità dei traffici che riguardano l’area. Il nuovo ente, ad esempio, potrebbe assumere su di se la competenza del monitoraggio dei traffici dello Stretto e gestire, attraverso delega, i bandi per i collegamenti degli aliscafi, peraltro in scadenza. Nel frattempo noi faremo la nostra parte usando gli strumenti messi a disposizione dalla vecchia legge 84/94.
Giovanni Grande
Il 2018 potrebbe rappresentare l’anno della svolta per i progetti in cantiere.
Senza dubbio possiamo registrare passi avanti importanti. Siamo riusciti a far partire il progetto per il porto di Tramestieri, la futura interfaccia con il continente, in cui l’ente portuale investe risorse per circa 72 milioni e a dare il via, dopo 18 anni di attesa, ai cantieri per la realizzazione del nuovo pontile Giammoro, struttura essenziale per lo sviluppo dell’area industriale retrostante. Due opere fondamentali cui si aggiungono le operazioni di escavo e il rifacimento della banchina a Milazzo che potrà contare su fondali portati da -6 a -12 metri. Purtroppo in questo caso stiamo scontando i ritardi legati al fallimento, intervenuto nel frattempo, della ditta aggiudicataria dell’opera: stiamo lavorando di concerto con la Regione per sbloccare la situazione.
Quanto punta Messina sullo sviluppo del settore crociere?
Moltissimo. E i risultati presentati al recente Seatrade Med di Lisbona dimostrano che la strategia della destagionalizzazione va nella giusta direzione. Quest’anno abbiamo stimato le presenze annuali in circa 390mila. Ma come porto sicuro che garantisce approdi in caso di condizioni meteo marine critiche possiamo superare a fine 2018 anche la soglia ragguardevole delle 400mila. Stiamo diventando appetibili e lo saremo ancora di più con l’avvio entro la fine dell’anno della nuova stazione marittima, opera che rafforzerà ulteriormente la nostra offerta.
Novità sono prevista anche nel settore dei carburanti alternativi?
Dobbiamo ricordare che con circa 11 milioni di presenze siamo il secondo porto in Europa nel settore passeggeri. Inoltre, proprio nelle acque dello Stretto debutterà a breve il primo traghetto di Caronte & Tourist a propulsione Gnl del Mediterraneo. In quest’ottica abbiamo individuato a Tremestieri l’area di riferimento per un deposito che ci permetterà di diventare punto di riferimento per il bunkeraggio nell’area strategica dello Stretto. In mancanza delle norme di regolamentazione del settore organizzeremo fin dal prossimo marzo una piccola postazione mobile a terra, per poi organizzare un’offerta su scala maggiore.
Quale ruolo può svolgere la portualità siciliana nella logistica del Mediterraneo?
Siamo posizionati al centro dei flussi previsti dal progetto OBOR e nelle fiere internazionali i segnali di attenzione per le potenzialità dell’isola non mancano. Certo, bisognerà affrontare in modo celere le problematiche legate allo sviluppo dei collegamenti ferroviari e stradali. Sotto questo aspetto, insieme alle altre due AdSP della Sicilia, è in corso un serrato dialogo con gli enti locali e la Regione. Un segnale più che positivo è stato l’inserimento di Messina, nonostante non fosse un porto classificato come “core”, nel progetto di definizione delle ZES. Siamo stati ammessi nella cabina di regia che gestirà il processo d’insediamento. Forti anche dell’esperienza pregressa con il punto franco presente nel porto fino a poco tempo fa.
È preoccupato il mancato avviamento dell’AdSP?
È una decisione che aspettiamo da un anno e mezzo. Spero nella determinazione del governo per venire a capo di una decisione che in ogni modo non può prescindere dalle peculiarità dei traffici che riguardano l’area. Il nuovo ente, ad esempio, potrebbe assumere su di se la competenza del monitoraggio dei traffici dello Stretto e gestire, attraverso delega, i bandi per i collegamenti degli aliscafi, peraltro in scadenza. Nel frattempo noi faremo la nostra parte usando gli strumenti messi a disposizione dalla vecchia legge 84/94.
Giovanni Grande