OTTOBRE 2018 PAG.35 - Ravenna, hub portuale con servizi logistici integrati
Nel futuro del porto di Ravenna c’è innanzitutto l’integrazione tra banchine e attività logistiche. “Un futuro a portata di mano – spiega il presidente dell’AdSP del Mar Adriatico Centro Settentrionale, Daniele Rossi – che passa dall’avvio della fase operativa del progetto di ‘Hub portuale’ che ridisegnerà l’assetto dello scalo. Dopo un iter di grande complessità stiamo lavorando al bando di gara che sarà pubblicato tra la fine dell’anno e l’inizio del 2019”. Tappa finale di un percorso preparatorio reso difficoltoso da un contesto normativo “non sempre lineare e coerente”. “Caratterizzato – rileva Rossi – da quegli ampi margini di interpretazione che spesso bloccano i processi decisivi e, nel caso specifico della portualità , si materializzano in forma paradossale: le AdSP, sempre più spesso, dispongono di risorse che non riescono a spendere per realizzare le opere necessarie allo sviluppo delle attività ”.
Cosa prevede il progetto di “Hub portuale”?
Nella prima fase operativa, della durata di quattro anni, i fondali saranno portati a -12,5 metri per poi raggiungere i -14,5 in quella successiva. Il piano contempla anche il rifacimento di circa 6,5 chilometri di banchine e la realizzazione di una nuova, lunga un chilometro, a servizio del nuovo terminal container. La grande svolta riguarda tuttavia i 200 ettari di aree logistiche che sorgeranno nell’area portuale: le due stazioni ferroviarie dedicate al traffico merci renderanno Ravenna un unicum a livello italiano. Un hub con servizi logistici integrati con accesso diretto a binari e moli.
Un piano di rafforzamento che vede anche il coinvolgimento europeo.
Gli interventi saranno realizzati con fondi del Cipe, 60 milioni, un mutuo da 120 milioni della Banca Europea degli Investimenti e un finanziamento a fondo perduto da 40 milioni concesso da Bruxelles per la valenza strategica dell’opera nell’ambito dello sviluppo delle reti Ten-T. Il frutto di un lavoro intenso e di un dialogo proficuo con i funzionari della DG Move che hanno monitorato tutti gli aspetti del progetto fin dall’inizio.
Ravenna punterà anche allo sviluppo del GNL?
La direttiva europea sulla diminuzione delle emissioni inquinanti è alle porte (2020, ndr) e ci stiamo attrezzando, con un investimento privato di Edison e PIR, e la messa a disposizione da parte dell’AdSP di una banchina dedicata, di un impianto di stoccaggio e distribuzione, a terra e a mare, di gas naturale liquefatto. Complessivamente saranno spesi 160 milioni di euro per un progetto entrato nella fase esecutiva e pronto per il prossimo biennio. Un segnale importante non solo per tutto il sistema portuale italiano ma un’opportunità concreta di attrarre, attraverso il bunkeraggio, nuovi traffici.
Quale sarà il ruolo dell’Hub portuale nel nord Adriatico?
Con l’escavo dei fondali potremo ospitare navi fino ad 8mila Teu rispetto alle unità da 3.500 Teu di oggi. Questo significa che potremo giocare un ruolo fondamentale come porta di accesso alla pianura padana, uno dei distretti produttivi più importanti a livello europeo. Ma soprattutto, attraverso i nostri spazi logistici, potremo operare in sinergia con Trieste in un’ottica di integrazione regionale nella gestione dei flussi merci legati alle unità da 16mila Teu e più che possono attraccare nel porto giuliano. Questo ci permetterà di cogliere le opportunità offerte dallo sviluppo dell’iniziativa OBOR e di giocare, in ambito Napa (North Adriatic Port Association), la nostra partita anche a livello europeo.
Con quali obiettivi?
Al di là della normale difficoltà ad armonizzare le scelte strategiche dei porti che ne fanno parte il Napa rimane uno strumento essenziale di dialogo con l’Ue. Può giocare un ruolo importante per valorizzare l’area nord adriatica facendo capire che le risorse non devono essere necessariamente canalizzate verso il northern range.
Giovanni Grande
Cosa prevede il progetto di “Hub portuale”?
Nella prima fase operativa, della durata di quattro anni, i fondali saranno portati a -12,5 metri per poi raggiungere i -14,5 in quella successiva. Il piano contempla anche il rifacimento di circa 6,5 chilometri di banchine e la realizzazione di una nuova, lunga un chilometro, a servizio del nuovo terminal container. La grande svolta riguarda tuttavia i 200 ettari di aree logistiche che sorgeranno nell’area portuale: le due stazioni ferroviarie dedicate al traffico merci renderanno Ravenna un unicum a livello italiano. Un hub con servizi logistici integrati con accesso diretto a binari e moli.
Un piano di rafforzamento che vede anche il coinvolgimento europeo.
Gli interventi saranno realizzati con fondi del Cipe, 60 milioni, un mutuo da 120 milioni della Banca Europea degli Investimenti e un finanziamento a fondo perduto da 40 milioni concesso da Bruxelles per la valenza strategica dell’opera nell’ambito dello sviluppo delle reti Ten-T. Il frutto di un lavoro intenso e di un dialogo proficuo con i funzionari della DG Move che hanno monitorato tutti gli aspetti del progetto fin dall’inizio.
Ravenna punterà anche allo sviluppo del GNL?
La direttiva europea sulla diminuzione delle emissioni inquinanti è alle porte (2020, ndr) e ci stiamo attrezzando, con un investimento privato di Edison e PIR, e la messa a disposizione da parte dell’AdSP di una banchina dedicata, di un impianto di stoccaggio e distribuzione, a terra e a mare, di gas naturale liquefatto. Complessivamente saranno spesi 160 milioni di euro per un progetto entrato nella fase esecutiva e pronto per il prossimo biennio. Un segnale importante non solo per tutto il sistema portuale italiano ma un’opportunità concreta di attrarre, attraverso il bunkeraggio, nuovi traffici.
Quale sarà il ruolo dell’Hub portuale nel nord Adriatico?
Con l’escavo dei fondali potremo ospitare navi fino ad 8mila Teu rispetto alle unità da 3.500 Teu di oggi. Questo significa che potremo giocare un ruolo fondamentale come porta di accesso alla pianura padana, uno dei distretti produttivi più importanti a livello europeo. Ma soprattutto, attraverso i nostri spazi logistici, potremo operare in sinergia con Trieste in un’ottica di integrazione regionale nella gestione dei flussi merci legati alle unità da 16mila Teu e più che possono attraccare nel porto giuliano. Questo ci permetterà di cogliere le opportunità offerte dallo sviluppo dell’iniziativa OBOR e di giocare, in ambito Napa (North Adriatic Port Association), la nostra partita anche a livello europeo.
Con quali obiettivi?
Al di là della normale difficoltà ad armonizzare le scelte strategiche dei porti che ne fanno parte il Napa rimane uno strumento essenziale di dialogo con l’Ue. Può giocare un ruolo importante per valorizzare l’area nord adriatica facendo capire che le risorse non devono essere necessariamente canalizzate verso il northern range.
Giovanni Grande