OTTOBRE 2018 PAG.20 - Focus “Maritime Silk Road” alla Naples Shipping Week
Oltre 4.000 ospiti hanno partecipato ai 40 eventi a calendario della III edizione della Naples Shipping Week che si è tenuta dal 24 al 28 novembre e una delle sessioni più partecipate è stata la “Maritime Silk Road”. Scenari e nuove tendenze realizzata in collaborazione con SRM (Studi e Ricerche del Mezzogiorno) che si è svolta il 28 settembre.
Introducendo la Sessione, Riccardo Fuochi, Presidente del The International Propeller Club Port of Milan ha ribadito come “l’obiettivo del Progetto Belt&Road sia creare un trait d’union fisico e logistico tra più di sessanta Paesi di Asia, Africa ed Europa. La Nuova Via della Seta è di fatto un proseguimento della politica cinese del Go West, un’iniziativa (e non un piano) che presuppone il coinvolgimento di altri Paesi - anche in fase decisionale - su progetti specifici. BRI vede, ad oggi, la partecipazione di 65 Paesi che rappresentano il 70% delle risorse energetiche mondiali, il 63% della popolazione mondiale, 23mila miliardi di dollari di PIL e il 34% del commercio mondiale. Oltre alla realizzazione di numerose infrastrutture e iniziative logistiche”. Fuochi ha continuato spiegando che “L’Italia sta cominciando a muoversi bene e mi fa piacere citare la missione del Propeller del novembre 2017 ad Hong Kong e Shenzen dove abbiamo presentato un sistema portuale che punta all’integrazione fra aree portuali e centri logistici e distributivi. Le possibilità di crescita riguarderanno tutti i porti italiani, Trieste e Genova in primis, ma anche quelli del Sud che potranno beneficiare dell’incremento della movimentazione delle merci e giocare un ruolo importante grazie alle nuove rotte che sono destinate ad aprirsi.
L’ammiraglio Donato Marzano, Comandante in Capo della Squadra Navale, Marina Militare ha ribadito come: “L’Italia sia un paese storicamente a vocazione marittima e come sia necessario che il Mar Mediterraneo e le aree adiacenti siano sicure per la navigazione. In questa ottica la Squadra Navale, braccio operativo della Marina Militare, opera costantemente per contribuire al conseguimento della Sicurezza Marittima e la protezione degli interessi nazionali in Mediterraneo e nelle aree adiacenti. La centralità e il valore economico del Mar Mediterraneo sono indiscussi. Vi insistono tre degli otto principali punti di passaggio obbligato del mondo di importanza strategica, da cui passa il 19% del traffico marittimo mondiale e il cui libero accesso è condizione imprescindibile per lo sviluppo economico della regione. Ma il Mar Mediterraneo costituisce una realtà complessa e articolata caratterizzata dal ritorno della presenza di Unità Militari combattenti appartenenti alle Super Potenze mondiali ma anche a quelle emergenti. Le terre che si affacciano sul Mediterraneo e quelle limitrofe sono caratterizzate da conflitti di lunga durata tuttora irrisolti, da crisi locali e regionali perduranti, dalla presenza di failed States: situazioni che si possono riverberare sul mare sotto forma di azioni terroristiche e attività illegali dalle dimensioni imponenti. Da qui l’esigenza di impiegare lo Strumento aeronavale in attività di presenza e di sorveglianza in modo da monitorare la situazione in mare.
Enrico Castioni il Capo dell’Ufficio Affari Internazionali del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto – ha sostenuto che “le ragioni economiche sono solo un aspetto dei tanti che caratterizzano l’iniziativa e come non meno importanti infatti sono le ragioni strategiche. Con la BRI la Cina propone, per la prima volta, una visione della globalizzazione China driven incentrata sulla ripresa - evocativa - dell’antica via della seta che attraversando l’Eurasia univa Oriente e Occidente. La scala eurasiatica dell’iniziativa è il vettore che consente di incrociare le motivazioni economiche con quelle politiche, in quanto, sia lungo la direttrice marittima che terrestre, la BRI si presenta come progetto di stabilizzazione, consolidamento dei legami, e cooperazione tra gli attori coinvolti. La logica con cui il governo cinese presenta il progetto Belt and Road tuttavia, propone una partnership di tipo funzionale non incentrata su forti legami ideologici, su uno scambio tra sviluppo economico e istituzioni democratiche, o su vincoli istituzionali, ma su un approccio basato sull’interesse ad accedere nella catena di produzione Cinese e proprio per questo, contiene una forte visione politica. Per quanto attiene l’occidente, l’atteggiamento complessivo che dovrà tenere nei confronti della Cina avrà profonde implicazioni sia per la Cina che per il mondo intero e L’occidente dovrà scegliere sulla base della propria civiltà, da quale parte della propria tradizione attingere per confrontarsi con l’ascesa cinese e concorrere a plasmare, eventualmente, un nuovo ordine mondiale”.
Massimo Deandreis, Direttore SRM è ritornato sugli scenari economici marittimi nel Mediterraneo che “continuano a fornire indicazioni di carattere strategico su cui bisogna riflettere con un’attenzione sempre maggiore da parte del nostro sistema Paese. Il canale di Suez, dopo l’espansione, ha consolidato il suo ruolo di grande snodo mondiale; i recentissimi dati del mese di Luglio 2018 mostrano complessivamente più di 10.300 navi transitate per un totale di oltre 550 milioni di tonnellate di merci (+8,4% sullo stesso periodo dello scorso anno). Nel Mediterraneo, secondo le stime di SRM, la presenza di navi container è cresciuta nell’ultimo quinquennio di circa il 27%. Dati che mostrano una ormai definita centralità dell’area MED nell’ambito del commercio mondiale. Per quanto riguarda la Cina non va nascosto che possa essere maggiormente interessata ai porti settentrionali più vicini al Centro Europa, ma la portualità del Sud può diventare il punto di riferimento di un mercato nazionale di origine/destinazione centro meridionale e di un mercato di import-export di merci da e verso il Nord Africa di tutto rispetto”.
Onno de Jong – Consultante in Trasporti, Infrastrtture e Mobilità di Ecorys, ha chiarito alcuni punti sulla competizione per Porti Europei e Porti del Mediterraneo: “Ancora oggi in Europa obiettivo principale è raggiungere i clienti lungo la valle del Reno e il lato sud delle Alpi mentre si stanno sviluppando nuovi marcati e nuove opportunità logistiche nell’Europa centrale e orientale. Viste queste circostanze la competizione fra i Porti del Nord e i Porti dell’Area Med è ancora forte”.
De Jong ha poi detto che “i porti devono adattarsi alle dimensioni (ancora) crescenti delle navi da 23mila TEU che entreranno in servizio il prossimo anno mentre è forte la pressione sui collegamenti con l’entroterra con la necessità di un trasporto per l’hinterland sostenibile ed efficiente”.
Relativamente ai collegamenti ferroviari, Europa - Cina De Jong ha spiegato che “le merci sensibili al fattore tempo possono guardare al trasporto ferroviario come un’ alternativa al trasporto via mare”.
Stefania Vergani
Introducendo la Sessione, Riccardo Fuochi, Presidente del The International Propeller Club Port of Milan ha ribadito come “l’obiettivo del Progetto Belt&Road sia creare un trait d’union fisico e logistico tra più di sessanta Paesi di Asia, Africa ed Europa. La Nuova Via della Seta è di fatto un proseguimento della politica cinese del Go West, un’iniziativa (e non un piano) che presuppone il coinvolgimento di altri Paesi - anche in fase decisionale - su progetti specifici. BRI vede, ad oggi, la partecipazione di 65 Paesi che rappresentano il 70% delle risorse energetiche mondiali, il 63% della popolazione mondiale, 23mila miliardi di dollari di PIL e il 34% del commercio mondiale. Oltre alla realizzazione di numerose infrastrutture e iniziative logistiche”. Fuochi ha continuato spiegando che “L’Italia sta cominciando a muoversi bene e mi fa piacere citare la missione del Propeller del novembre 2017 ad Hong Kong e Shenzen dove abbiamo presentato un sistema portuale che punta all’integrazione fra aree portuali e centri logistici e distributivi. Le possibilità di crescita riguarderanno tutti i porti italiani, Trieste e Genova in primis, ma anche quelli del Sud che potranno beneficiare dell’incremento della movimentazione delle merci e giocare un ruolo importante grazie alle nuove rotte che sono destinate ad aprirsi.
L’ammiraglio Donato Marzano, Comandante in Capo della Squadra Navale, Marina Militare ha ribadito come: “L’Italia sia un paese storicamente a vocazione marittima e come sia necessario che il Mar Mediterraneo e le aree adiacenti siano sicure per la navigazione. In questa ottica la Squadra Navale, braccio operativo della Marina Militare, opera costantemente per contribuire al conseguimento della Sicurezza Marittima e la protezione degli interessi nazionali in Mediterraneo e nelle aree adiacenti. La centralità e il valore economico del Mar Mediterraneo sono indiscussi. Vi insistono tre degli otto principali punti di passaggio obbligato del mondo di importanza strategica, da cui passa il 19% del traffico marittimo mondiale e il cui libero accesso è condizione imprescindibile per lo sviluppo economico della regione. Ma il Mar Mediterraneo costituisce una realtà complessa e articolata caratterizzata dal ritorno della presenza di Unità Militari combattenti appartenenti alle Super Potenze mondiali ma anche a quelle emergenti. Le terre che si affacciano sul Mediterraneo e quelle limitrofe sono caratterizzate da conflitti di lunga durata tuttora irrisolti, da crisi locali e regionali perduranti, dalla presenza di failed States: situazioni che si possono riverberare sul mare sotto forma di azioni terroristiche e attività illegali dalle dimensioni imponenti. Da qui l’esigenza di impiegare lo Strumento aeronavale in attività di presenza e di sorveglianza in modo da monitorare la situazione in mare.
Enrico Castioni il Capo dell’Ufficio Affari Internazionali del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto – ha sostenuto che “le ragioni economiche sono solo un aspetto dei tanti che caratterizzano l’iniziativa e come non meno importanti infatti sono le ragioni strategiche. Con la BRI la Cina propone, per la prima volta, una visione della globalizzazione China driven incentrata sulla ripresa - evocativa - dell’antica via della seta che attraversando l’Eurasia univa Oriente e Occidente. La scala eurasiatica dell’iniziativa è il vettore che consente di incrociare le motivazioni economiche con quelle politiche, in quanto, sia lungo la direttrice marittima che terrestre, la BRI si presenta come progetto di stabilizzazione, consolidamento dei legami, e cooperazione tra gli attori coinvolti. La logica con cui il governo cinese presenta il progetto Belt and Road tuttavia, propone una partnership di tipo funzionale non incentrata su forti legami ideologici, su uno scambio tra sviluppo economico e istituzioni democratiche, o su vincoli istituzionali, ma su un approccio basato sull’interesse ad accedere nella catena di produzione Cinese e proprio per questo, contiene una forte visione politica. Per quanto attiene l’occidente, l’atteggiamento complessivo che dovrà tenere nei confronti della Cina avrà profonde implicazioni sia per la Cina che per il mondo intero e L’occidente dovrà scegliere sulla base della propria civiltà, da quale parte della propria tradizione attingere per confrontarsi con l’ascesa cinese e concorrere a plasmare, eventualmente, un nuovo ordine mondiale”.
Massimo Deandreis, Direttore SRM è ritornato sugli scenari economici marittimi nel Mediterraneo che “continuano a fornire indicazioni di carattere strategico su cui bisogna riflettere con un’attenzione sempre maggiore da parte del nostro sistema Paese. Il canale di Suez, dopo l’espansione, ha consolidato il suo ruolo di grande snodo mondiale; i recentissimi dati del mese di Luglio 2018 mostrano complessivamente più di 10.300 navi transitate per un totale di oltre 550 milioni di tonnellate di merci (+8,4% sullo stesso periodo dello scorso anno). Nel Mediterraneo, secondo le stime di SRM, la presenza di navi container è cresciuta nell’ultimo quinquennio di circa il 27%. Dati che mostrano una ormai definita centralità dell’area MED nell’ambito del commercio mondiale. Per quanto riguarda la Cina non va nascosto che possa essere maggiormente interessata ai porti settentrionali più vicini al Centro Europa, ma la portualità del Sud può diventare il punto di riferimento di un mercato nazionale di origine/destinazione centro meridionale e di un mercato di import-export di merci da e verso il Nord Africa di tutto rispetto”.
Onno de Jong – Consultante in Trasporti, Infrastrtture e Mobilità di Ecorys, ha chiarito alcuni punti sulla competizione per Porti Europei e Porti del Mediterraneo: “Ancora oggi in Europa obiettivo principale è raggiungere i clienti lungo la valle del Reno e il lato sud delle Alpi mentre si stanno sviluppando nuovi marcati e nuove opportunità logistiche nell’Europa centrale e orientale. Viste queste circostanze la competizione fra i Porti del Nord e i Porti dell’Area Med è ancora forte”.
De Jong ha poi detto che “i porti devono adattarsi alle dimensioni (ancora) crescenti delle navi da 23mila TEU che entreranno in servizio il prossimo anno mentre è forte la pressione sui collegamenti con l’entroterra con la necessità di un trasporto per l’hinterland sostenibile ed efficiente”.
Relativamente ai collegamenti ferroviari, Europa - Cina De Jong ha spiegato che “le merci sensibili al fattore tempo possono guardare al trasporto ferroviario come un’ alternativa al trasporto via mare”.
Stefania Vergani