SETTEMBRE2018 PAG. 25 - Agenti Marittimi “anello” della filiera mare - terra
Vorrei fare una premessa destinata ai lettori che non conoscono in maniera approfondita la Federazione e le Agenzie Marittime. La Commissione Portuale di Federagenti, della quale sono Presidente, effettua una costante analisi delle criticità che si verificano nei porti relativamente al lavoro delle Agenzie Marittime ed alle attività connesse delle navi da loro rappresentate.
Va ricordato che la nostra figura relativamente al trasporto di merci e passeggeri è da sempre un “cuscinetto” e al tempo stesso un “anello” tra la filiera del mare, con gli operatori ed i servizi ai quali è legata l’operatività della nave e la filiera di terra, leggi catena logistica, con la quale entriamo inevitabilmente a contatto. E’ comprensibile, quindi, quanto il nostro punto di osservazione ci consenta di evidenziare le criticità materiali ed immateriali dell’infrastruttura portuale. Si pensi alla vetusta infrastrutturazione generale dei nostri porti, soprattutto nei porti cosiddetti minori, ma che tanta importanza ancora rivestono nelle aree di appartenenza, e la quasi assenza di ammodernamento delle connessioni stradali e ferroviarie verso i nodi logistici e le direttrici principali di traffico terrestre. Problema quest’ultimo evidenziato dai recenti e tragici fatti di Genova.
Ciò premesso va detto che la nostra Federazione ha sempre trovato una seria attenzione da parte degli organi di governo sia centrali sia regionali/territoriali nel segnalare la necessità di risoluzione delle varie problematiche. Prima che si possa stabilire un filo diretto con gli organi di governo attuali e riprendere questo tipo di lavoro temo passi ancora del tempo. Anche se dovesse, come ci auguriamo, arrivare in questi giorni la delega al sottosegretario Rixi, che ha dimostrato da tempo attenzione e competenza sulle nostre problematiche, il Governo rimane ora alle prese con due banchi di prova sui quali dovrà dimostrare quale e quanta attenzione dedicherà ai porti. Il primo è certamente il crollo avvenuto a Genova che di fatto taglia in due la città, piegando violentemente il ciclo operativo (ed economico) del primo scalo italiano polmone e cuore di tutta l’area del Nord Ovest.
Il secondo banco di prova è a mio parere l’ILVA di Taranto alla quale è legata a doppio filo il futuro del porto con l’imponente traffico di materie prime e lavorati. Siamo tutti estremamente soddisfatti della raggiunta intesa per la ripresa dello stabilimento siderurgico con l’assunzione di oltre diecimila addetti ma adesso più che mai il porto ha bisogno delle istituzioni per recuperare competitività ed attrattività per investimenti privati.
Michele Pappalardo
Presidente Commissione Porti Federagenti