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SETTEMBRE2018 PAG. 24 - Rafforzare la leadership italiana nel Mediterraneo

L’epopea marittima dei Morandi comincia più di un secolo fa ad Ancona. E riassume lungo l’arco di quattro generazioni l’evoluzione storica del trasporto marittimo. Attraverso un’articolazione di attività sempre più fitta e differenziata il gruppo ha inseguito, e interpretato con successo, i processi di modernizzazione e razionalizzazione che hanno portato le attività legate al mare ad un grado di specializzazione settoriale sempre più raffinato. Riuscendo a sviluppare una gamma di servizi a tutto tondo (agenzia marittima, terminalista, armatore cargo e passeggeri) che ne fanno un punto di riferimento per tutta la portualità adriatica. Andrea Morandi, erede di questa tradizione di successo, prosegue lungo questo cammino proponendosi come interlocutore anche della vita associativa del cluster nazionale. Già presidente della commissione traghetti di Federagenti ha fondato, non a caso, la sezione dorica dell’International Propeller Club. “Abbiamo debuttato ad inizio aprile – spiega a Porto & Interporto – con un convegno sul ruolo delle neonate AdSP. Una riflessione sul futuro dei sistemi portuali che insieme agli associati porteremo avanti con l’obiettivo di rendere sempre più forte e rappresentativa la voce del porto di Ancona.   

Qual è dal suo punto di vista lo stato di salute del cluster marittimo italiano?
Punterei l’attenzione su un dato particolare, come la costante crescita del settore traghetti negli ultimi 5 anni. Nel 2017 in termini di tonnellate merci movimentate si è registrato un +8,5%: la performance migliore rispetto a tutti i settori commerciali legati all’economia del mare. Da qui la profonda convinzione personale della necessità di un piano di sviluppo sistemico delle infrastrutture portuali italiane per favorire al massimo lo scambio intermodale. In questo modo riusciremo a sostenere una crescita virtuosa con un duplice risultato.

Quale?
Da una parte gli armatori potrebbero sfruttare l’opportunità di ripensare il layout delle navi, nell’ottica  di aumentare sia capacità di carico si l’efficienza; dall’altro rafforzeremmo ulteriormente la leadership italiana nel Mediterraneo, già con un volume complessivo di interscambi nell’area del bacino che sfiora il 40%.

Le altre priorità per i prossimi anni?  
Le questioni legate ad energia e ambiente rivestiranno un ruolo chiave. Nel prossimo biennio entreranno in servizio gran parte delle oltre 120 navi a LNG ordinate a livello globale, di cui una ventina da crociera. Questi numeri suggeriscono che il gas naturale liquefatto occuperà il centro del nuovo paradigma energetico. Aprendo una serie di criticità legate ai costi di infrastrutturazione, all’effetto warming, all’obsolescenza, al pricing e ai costi connessi alla necessità di dotarsi di maggiormente qualificato a bordo delle navi. C’è poi il capitolo delle normative internazionali sul tenore di zolfo dei carburanti. In alcuni porti le autorità richiedono agli armatori la possibilità di intervenire già sulle emissioni prima della data fissata al 2020. Nasce la necessità di concordare una posizione comune affinché gli armatori di linea che scalano più porti in maniera regolare non si trovino ad affrontare richieste diverse.

La tecnologia cambierà il modo di andare per mare?
Riguardo a certi temi, penso alla sicurezza, stiamo già assistendo ad una rivoluzione. Ma i cambiamenti più grandi potrebbero arrivare dall’uso generalizzato della tecnologia blockchain, con le sperimentazioni in atto nel settore container. Credo che potrebbe sortire un effetto dirompente anche per il traffico traghetti e nelle applicazioni di check online. 

                                                                                                                                                 RedMar
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