AGOSTO 2018 PAG 38 - l’Italia al 50° posto
Nel mondo 6 miliardi di persone subiscono le conseguenze di livelli inadeguati nella tutela della proprietà intellettuale. L’Italia resta ben distante dagli altri paesi del G7. L’indice, realizzato dalla Property Rights Alliance, di cui fa parte il think thank italiano Competere.eu, sarà presentato a Johannesburg, Sud Africa.
Roberto Race (Segretario Generale Competere.Eu): E fondamentale che il Governo e il Parlamento ne prendano atto, e al di là dei partiti, sostengano le nostre aziende con misure a supporto della difesa della proprietà intellettuale.
Verrà presentato a Johannesburg, l’International Property Rights Index 2018 (Indice Internazionale sulla tutela dei Diritti Di Proprietà). Lo studio realizzato dalla Property Rights Alliance, di cui fa parte il think thank italiano Competere.eu, misura come viene tutelata la proprietà in oltre 125 paesi rappresentanti il 98 per cento del Prodotto Interno Lordo mondiale ed il 93 per cento della popolazione.
L’Italia si colloca al cinquantesimo posto della classifica, dopo il Botswana e subito prima della Jamaica, perdendo una posizione rispetto all’anno precedente e ben 10 rispetto al 2014 con un punteggio finale di 5.9. Il nostro paese rimane ben distante dagli altri Paesi del G7 ed è ancora più staccato dai Paesi che guidano la classifica quali la Finlandia (8.7), la Nuova Zelanda (8.6), la Svizzera (8.6), la Norvegia (8.5) e Singapore (8.4) che occupano le prime cinque posizioni dell’indice internazionale.
L’indice si compone di 3 voci principali che riguardano il “sistema politico e giuridico”, la “tutela dei diritti fisici” e la “tutela dei diritti intellettuali”. Per la prima volta, gli Stati Uniti non sono più al 1° posto per quanto riguarda la voce “tutela della proprietà intellettuale” cedendo alla Finlandia questo primato. L’Italia è insufficiente nelle prime due voci, soprattutto per quanto riguarda la stabilità politica e l’efficienza e l’efficacia della giustizia civile, oltre agli alti livelli di corruzione percepiti, e la tutela della proprietà fisica dove non riesce ad andare oltre a un punteggio di 5.9. Riesce a strappare un discreto risultato per quanto riguarda la tutela della proprietà intellettuale grazie anche ad alcune recenti modifiche normative e l’impulso dell’Unione Europea.
“I diritti di proprietà - dichiara il Segretario Generale di Competere.eu Roberto Race- sono un indicatore chiave del successo economico e della stabilità politica e una componente fondamentale dell’innovazione. Non è un caso, infatti, che ai primi posti di questo speciale indice si trovino da anni i paesi che innovano di più, come quelli Scandinavi, gli Stati Uniti, Singapore e la Svizzera. Non ha senso parlare di attrazione degli investimenti esteri e della competitività del nostro tessuto industriale senza tener conto della tutela della proprietà intellettuale.
Le nostre Pmi, poi, sono spesso impreparate rispetto alle sfide legate alla proprietà intellettuale poste dalla competizione nei mercati internazionali.
E fondamentale che il Governo e il Parlamento ne prendano atto, e al di là dei partiti, sostengano le nostre aziende con misure a supporto della difesa della proprietà intellettuale. In altri paesi la tutela della proprietà intellettuale di molti settori produttivi rientra spesso nell’Interesse Nazionale. Sarebbe importante che avvenisse così anche in Italia”.
“L’Italia è ancora una volta ben distante dagli altri paesi Occidentali - dichiara il Direttore di Competere.eu Giacomo Bandini - I parametri che ne compromettono maggiormente le performance sono la scarsa stabilità politica, gli alti livelli di corruzione, la lentezza della macchina giudiziaria, ma anche la scarsa facilità di accesso al credito per le imprese e gli innovatori. Tutte queste voci messe insieme impediscono al nostro paese di avere un adeguato livello di tutela della proprietà sia fisica sia intellettuale al pari di altre realtà internazionali e, dunque, di produrre innovazione diffusa”.
Il presidente dell’Institute for Liberty and Democracy di Lima Hernando De Soto, e sostenitore della Property Rights Alliance, ha commentato così i risultati dell’indice: “I sistemi di diritti di proprietà deboli non solo le economie cieche non realizzano l’immenso capitale nascosto dei loro imprenditori, ma li trattengono da altri benefici come evidenziato dalle potenti correlazioni dell’indice di quest’anno: libertà umana, libertà economica, percezione della corruzione, attivismo civico e persino la capacità di connettersi a internet, per citarne alcuni”.
The International Property Rights Index
L’International Property Rights Index (IPRI) è la principale pubblicazione dell’Alleanza per i Diritti di Proprietà (Property Rights Alliance, PRA). La PRA è un associazione impegnata a promuovere i diritti di proprietà in tutto il mondo. L’IPRI è uno studio comparato annuale che mira a quantificare la forza dei diritti di proprietà - sia fisica che intellettuale – ed a classificare i paesi di conseguenza. Il rapporto IPRI mostra il legame tra la protezione dei diritti di proprietà e lo sviluppo economico. L’edizione del 2018 contiene una classifica di 125 paesi, che rappresentano il 98 per cento del prodotto interno lordo mondiale ed il 93 per cento della popolazione.
L’edizione del 2018 contiene la classifica IPRI, le classifiche secondo gli indicatori principali di cui l’IPRI si compone, la distribuzione regionale dei punteggi ed i cambiamenti dei punteggi IPRI rispetto al 2017. L’edizione 2018 presenta inoltre i profili dei singoli paesi, che forniscono la progressione storica dei punteggi IPRI e dei loro componenti.
Nel produrre l’IPRI, la PRA ha ottenuto il sostegno di 113 think tank ed organizzazioni politiche in 72 paesi coinvolti nella ricerca.
L’IPRI fornisce una piattaforma internazionale per evidenziare gli sforzi dei suoi partner nel portare avanti i diritti di proprietà intellettuale nel contesto di un quadro giuridico solido ed efficace. L’IPRI 2018 ha come obiettivo quello di fornire uno strumento utile per responsabili politici, think-tank, gruppi di studio accademici, imprenditori e altri soggetti interessati a promuovere la tutela dei diritti di proprietà e di sviluppo economico.
Competere.EU
Competere è un think tank indipendente nato per elaborare e implementare politiche per l’innovazione e lo sviluppo sostenibile ed essere di supporto alla politica, alle istituzioni e alle imprese nel favorire l’innovazione sociale e dei processi economici e il confronto tra idee.
Il team di Competere è composto da esperti, accademici, professionisti di riconosciuta esperienza nazionale e internazionale, ma soprattutto da persone, curiose, creative e intraprendenti che analizzano la realtà in continuo cambiamento e propongono soluzioni sostenibili.
Presidente del think tank è il docente di Business Administration alla John Cabot University Pietro Paganini mentre il Segretario Generale è il consulente di corporate strategy e comunicazione strategica Roberto Race. Il Direttore Generale è Giacomo Bandini.
Roberto Race (Segretario Generale Competere.Eu): E fondamentale che il Governo e il Parlamento ne prendano atto, e al di là dei partiti, sostengano le nostre aziende con misure a supporto della difesa della proprietà intellettuale.
Verrà presentato a Johannesburg, l’International Property Rights Index 2018 (Indice Internazionale sulla tutela dei Diritti Di Proprietà). Lo studio realizzato dalla Property Rights Alliance, di cui fa parte il think thank italiano Competere.eu, misura come viene tutelata la proprietà in oltre 125 paesi rappresentanti il 98 per cento del Prodotto Interno Lordo mondiale ed il 93 per cento della popolazione.
L’Italia si colloca al cinquantesimo posto della classifica, dopo il Botswana e subito prima della Jamaica, perdendo una posizione rispetto all’anno precedente e ben 10 rispetto al 2014 con un punteggio finale di 5.9. Il nostro paese rimane ben distante dagli altri Paesi del G7 ed è ancora più staccato dai Paesi che guidano la classifica quali la Finlandia (8.7), la Nuova Zelanda (8.6), la Svizzera (8.6), la Norvegia (8.5) e Singapore (8.4) che occupano le prime cinque posizioni dell’indice internazionale.
L’indice si compone di 3 voci principali che riguardano il “sistema politico e giuridico”, la “tutela dei diritti fisici” e la “tutela dei diritti intellettuali”. Per la prima volta, gli Stati Uniti non sono più al 1° posto per quanto riguarda la voce “tutela della proprietà intellettuale” cedendo alla Finlandia questo primato. L’Italia è insufficiente nelle prime due voci, soprattutto per quanto riguarda la stabilità politica e l’efficienza e l’efficacia della giustizia civile, oltre agli alti livelli di corruzione percepiti, e la tutela della proprietà fisica dove non riesce ad andare oltre a un punteggio di 5.9. Riesce a strappare un discreto risultato per quanto riguarda la tutela della proprietà intellettuale grazie anche ad alcune recenti modifiche normative e l’impulso dell’Unione Europea.
“I diritti di proprietà - dichiara il Segretario Generale di Competere.eu Roberto Race- sono un indicatore chiave del successo economico e della stabilità politica e una componente fondamentale dell’innovazione. Non è un caso, infatti, che ai primi posti di questo speciale indice si trovino da anni i paesi che innovano di più, come quelli Scandinavi, gli Stati Uniti, Singapore e la Svizzera. Non ha senso parlare di attrazione degli investimenti esteri e della competitività del nostro tessuto industriale senza tener conto della tutela della proprietà intellettuale.
Le nostre Pmi, poi, sono spesso impreparate rispetto alle sfide legate alla proprietà intellettuale poste dalla competizione nei mercati internazionali.
E fondamentale che il Governo e il Parlamento ne prendano atto, e al di là dei partiti, sostengano le nostre aziende con misure a supporto della difesa della proprietà intellettuale. In altri paesi la tutela della proprietà intellettuale di molti settori produttivi rientra spesso nell’Interesse Nazionale. Sarebbe importante che avvenisse così anche in Italia”.
“L’Italia è ancora una volta ben distante dagli altri paesi Occidentali - dichiara il Direttore di Competere.eu Giacomo Bandini - I parametri che ne compromettono maggiormente le performance sono la scarsa stabilità politica, gli alti livelli di corruzione, la lentezza della macchina giudiziaria, ma anche la scarsa facilità di accesso al credito per le imprese e gli innovatori. Tutte queste voci messe insieme impediscono al nostro paese di avere un adeguato livello di tutela della proprietà sia fisica sia intellettuale al pari di altre realtà internazionali e, dunque, di produrre innovazione diffusa”.
Il presidente dell’Institute for Liberty and Democracy di Lima Hernando De Soto, e sostenitore della Property Rights Alliance, ha commentato così i risultati dell’indice: “I sistemi di diritti di proprietà deboli non solo le economie cieche non realizzano l’immenso capitale nascosto dei loro imprenditori, ma li trattengono da altri benefici come evidenziato dalle potenti correlazioni dell’indice di quest’anno: libertà umana, libertà economica, percezione della corruzione, attivismo civico e persino la capacità di connettersi a internet, per citarne alcuni”.
The International Property Rights Index
L’International Property Rights Index (IPRI) è la principale pubblicazione dell’Alleanza per i Diritti di Proprietà (Property Rights Alliance, PRA). La PRA è un associazione impegnata a promuovere i diritti di proprietà in tutto il mondo. L’IPRI è uno studio comparato annuale che mira a quantificare la forza dei diritti di proprietà - sia fisica che intellettuale – ed a classificare i paesi di conseguenza. Il rapporto IPRI mostra il legame tra la protezione dei diritti di proprietà e lo sviluppo economico. L’edizione del 2018 contiene una classifica di 125 paesi, che rappresentano il 98 per cento del prodotto interno lordo mondiale ed il 93 per cento della popolazione.
L’edizione del 2018 contiene la classifica IPRI, le classifiche secondo gli indicatori principali di cui l’IPRI si compone, la distribuzione regionale dei punteggi ed i cambiamenti dei punteggi IPRI rispetto al 2017. L’edizione 2018 presenta inoltre i profili dei singoli paesi, che forniscono la progressione storica dei punteggi IPRI e dei loro componenti.
Nel produrre l’IPRI, la PRA ha ottenuto il sostegno di 113 think tank ed organizzazioni politiche in 72 paesi coinvolti nella ricerca.
L’IPRI fornisce una piattaforma internazionale per evidenziare gli sforzi dei suoi partner nel portare avanti i diritti di proprietà intellettuale nel contesto di un quadro giuridico solido ed efficace. L’IPRI 2018 ha come obiettivo quello di fornire uno strumento utile per responsabili politici, think-tank, gruppi di studio accademici, imprenditori e altri soggetti interessati a promuovere la tutela dei diritti di proprietà e di sviluppo economico.
Competere.EU
Competere è un think tank indipendente nato per elaborare e implementare politiche per l’innovazione e lo sviluppo sostenibile ed essere di supporto alla politica, alle istituzioni e alle imprese nel favorire l’innovazione sociale e dei processi economici e il confronto tra idee.
Il team di Competere è composto da esperti, accademici, professionisti di riconosciuta esperienza nazionale e internazionale, ma soprattutto da persone, curiose, creative e intraprendenti che analizzano la realtà in continuo cambiamento e propongono soluzioni sostenibili.
Presidente del think tank è il docente di Business Administration alla John Cabot University Pietro Paganini mentre il Segretario Generale è il consulente di corporate strategy e comunicazione strategica Roberto Race. Il Direttore Generale è Giacomo Bandini.
Stefania Vergani