LUGLIO 2018 PAG 62 - Porto di Salerno: dalla Fiera Franca di San Matteo alle Zes
Con l’approvazione del piano di sviluppo strategico della Zona Economica Speciale (Zes) con delibera della Giunta Regionale n. 175 del 28/03/2018, pubblicata sul B.U.R.C. del 29 marzo 2018 grande attenzione è stata riservata al porto di Salerno e alle sue aree retro portuali.
Le Zes permetteranno a imprese locali o internazionali, attratte da sgravi fiscali, costi e barriere doganali a burocrazia ridotta, incentivi per gli investimenti, deregolamentazione contrattuale e contributiva, di creare i presupposti per dare vita a piattaforme logistiche integrate vera scommessa per il futuro del porto di Salerno e del suo retroterra produttivo.
Il concetto di Zes trae origine, storicamente, da quello di “porto franco” in cui le merci e i semilavorati erano esenti da dazi e vigeva una maggiore apertura degli scambi con libero accesso navi e merci. Da “porto franco” il concetto si estende a quello di “zona franca”.
Risalgono infatti all’epoca greco-ellenistica le agevolazioni ed esenzioni fiscali concesse in occasione di particolari feste religiose. L’Àτέλεια, ideata dagli antichi greci, si evolve durante l’impero romano in Immunes. I λιμήνες ἀτελήςες greci e i portus immunes romani godevano della franchigia doganale per tutte le merci in essa importate, qualunque ne fosse la provenienza.
Nel medioevo la Fiera diventa il mercato che si svolgeva nelle città nei giorni del giubileo pubblico. Grazie all’ingente affluenza di pellegrini devoti alle reliquie dei santi, i mercatores coglievano l’occasione per vendere i loro prodotti e realizzare guadagni considerevoli sotto la “protezione” fiscale di imperiali ed ecclesiastici mediante i Privilegia mercaturae.
Il termine “Fiera” deriva da ἐμπόριον o emporium, importante centro di commercio all’ingrosso, situato per lo più sulla costa ma separato dai luoghi di approdo, con una infrastruttura funzionale allo scopo dedicata alle varie attività commerciali nonchè allo scarico, deposito e vendita di merci
Sin dalle origini della loro istituzione, motivata dalla volontà di far “decollare” una particolare piazza mercantile, le fiere nell’Europa cristiana hanno rappresentato un fattore di accelerazione degli scambi, di comunicazione tra agenti di compagnie mercantili, di diffusione di merci, prodotti e oggetti di ogni genere, materie prime, monete, ma, soprattutto, veicolo di culture, tradizioni, espressioni linguistiche, consuetudini commerciali, know how artigianali e produttivi differenti.
Il loro divenire, in breve tempo, “attrattori” e “catalizzatori” di persone e capitali nonchè “valore aggiunto” per il Prodotto Intero Lordo cittadino spingono il “Princeps” a promuovere l’istituzione di “fiere franche”, ossia contraddistinte da ampi privilegi, esenzioni e franchigie, in cui l’area mercatale si trasformava in “zona extradoganale” e mitigato il gravame fiscale su manifesti di bordo e magazzini doganali o fòndaci.
Con l’avvento degli Svevi ed, in particolare, con il regno di Federico II venne stabilita una precisa calendarizzazione delle fiere per dare modo ai mercanti di frequentarle tutte. Oltre ai regnicoli vi partecipavano numerosi players del mondo degli affari internazionali come Fiorentini, Genovesi, Catalani, Fiamminghi, Veneziani, Marsigliesi e Levantini.
A Salerno, nel 1259, nasce la Fiera di San Matteo fortemente voluta da Giovanni Da Procida come strumento di sviluppo dell’economia locale. Lo sgravio delle imposizioni fiscali fu istituzionalizzato attraverso un privilegium mercaturae di Manfredi di Svevia in accordo con la Chiesa salernitana che gestiva ed amministrava l’evento fieristico in quanto collegato con la celebrazione della festività dedicata all’apostolo Matteo. Nel suo decreto Manfredi aveva stabilito che la fiera si svolgesse “infra mensem septembris sub titulo Beati Matthei Apostoli patrocinio … octo diebus ante per totum diem festum ipsius Apostoli”. Con successivo decreto di Carlo II D’Angiò del 21 agosto 1303, sarà prorogata da otto a dieci giorni.
Era infatti tradizionale usanza religiosa celebrare con un’intera settimana di festeggiamenti il Santo Patrono della città, in occasione della quale una folla numerosissima di contadini, di lavoratori, di marinai, veniva in devoto pellegrinaggio a visitare le spoglie dell’Apostolo. Naturalmente questo pellegrinaggio aveva fin dalle sue origini richiamato mercanti e artigiani, che abilmente sfruttavano l’adunarsi di tanta folla in un periodo determinato e in un determinato luogo per smerciare con più facilità le loro mercanzie.
Centro di smercio e di baratto di prodotti locali od importati la Fiera, volano e acceleratore virtuoso delle dinamiche economiche che si svilupparono in città, non solo costituì l’emporio della Campania e di tutta l’Italia meridionale ma dell’intero Mediterraneo.
La piazza attirava mercanti provenienti dal Vicino Oriente, Egitto, Mauritania, Grecia e Marsiglia che giungevano a Salerno in nave. Una volta ampliato il molo e sfruttato il pescaggio approdavano galee per il carico e scarico delle merci. L’asse commerciale, da secoli prerogativa di Amalfi, si era gradatamente spostato verso l’Opulenta.
Connotata dai caratteri di “Franca” e “Internazionale” la Fiera aveva bisogno di uno scalo marittimo adeguato e Giovanni Da Procida sostenne con grande lungimiranza l’ampliamento del preesistente approdo longobardo nel 1260 a testimonianza del quale vi è una lapide che ancora oggi si trova nella Cattedrale Primaziale di Salerno.
L’attività portuale era principalmente in funzione della Fiera in quanto la crescita di quest’ultima era connessa alla crescita del porto.
Lo scalo, attracco di bastimenti da guerra e da trasporto, divenne incoming di pellegrinaggi per San Matteo e di malati o feriti di guerra alla rinomata Scuola Medica Salernitana ed outgoing per il traffico marittimo verso gli empori mediterranei e per i pellegrinaggi in Terrasanta.
Nel periodo in cui si afferma la Via della Seta che attraverso Samarcanda governava gli scambi tra la Cina, la Persia ed i Paesi del Mediterraneo orientale da semplice scalo di transhipment Salerno si evolve in porto da carico e scarico per il traffico di linea da Genova e Pisa verso il Levante.
Dopo questo “excursus” storico e considerato che l’obiettivo principale della Zes è attrarre investitori stranieri interessati al business nel territorio garantendo un trattamento di favore in termini fiscali, economici, finanziari e logistici possiamo ben comprendere come le dinamiche odierne siano le medesime di un tempo in cui tale trattamento era consentito ai mercanti d’oltremare.
Se è auspicabile ricordare con un appuntamento ciclico che possa oggi coniugare fede, turismo e promozione di tipicità locali, è altrettanto acclarato che, dopo dieci secoli e nonostante i processi di globalizzazione dell’economia del Mediterraneo, il porto di Salerno ha ritrovato, e si spera conservi a lungo, una volta integrato nel “Sistema” dei porti del Mar Tirreno Centrale, la sua centralità nelle rotte marittime fra Occidente e Oriente, quelle che fanno parte della “Nuova Via della Seta”.
Appuntamento con la rievocazione della fondazione del porto di Salerno alla Stazione Marittima il 14 settembre con l’evento organizzato da Propeller Club Port of Salerno e Rotary Club Salerno a.f. 1949 “Il porto di Manfredi dalle Crociate alle crociere”.
Avv. Alfonso Mignone