LUGLIO 2018 PAG 32 - NOTIZIE BREVI VIA DELLA SETA
Ad Hong Kong il terzo Belt and Road Summit
Circa 5mila partecipanti provenienti da 55 paesi hanno animato il terzo Belt and Road Summit, organizzato congiuntamente dal governo della regione amministrativa speciale di Hong Kong e dall’HKTDC (Hong Kong Trade Development Council). Nel corso dell’appuntamento, cui hanno partecipato una ottantina di leader governativi, si è discusso dello stato di avanzamento dell’iniziativa, delle opportunità di sviluppo offerte a diversi settori industriali, del ruolo di riferimento, specie nel settore finanziario, che Hong Kong può ricoprire nella partita. “In soli quattro anni e mezzo – ha sottolineato il presidente di HKTDC, Vincent HS Lo – l’iniziativa ha compiuto progressi significativi. Grandi e numerosi progetti infrastrutturali sono cominciati mentre cominciano a profilarsi opportunità in altri settori industriali confermando la portata globale della BRI”. Molti i protocolli d’intesa firmati per l’attuazione di piani di cooperazione. Il più rilevante è senz’altro l’accordo di libero scambio commerciale siglato tra Hong Kong e la Georgia, paese strategico per i corridoi logistici che attraversano Asia centrale e Caucaso, con l’apertura, appena un anno fa, della ferrovia di collegamento con Azerbaigian e Turchia. Oltre 500 gli incontri tra imprese, intervallati da sessioni dedicate a “case study” sul finanziamento di progetti relativi a infrastrutture, tecnologie digitali, edilizia, servizi legali. Essenziale per la penetrazione delle aziende cinesi nei paesi interessati alla Belt and Road anche la fitta agenda organizzativa per realizzare missioni commerciali e di investimento. Spicca sotto questo aspetto il caso Thailandia, con la finalizzazione di progetti per il cosiddetto “corridoio orientale” (settore turistico) per oltre 3 miliardi di dollari.
IX Rapporto annuale della Fondazione Italia Cina
È stato presentato a Roma, nella Sala Conferenza Internazionali della Farnesina, il IX Rapporto annuale “Cina. Scenari e prospettive per le imprese” della Fondazione Italia Cina, documento previsionale che raccoglie ricerche, analisi di rischio e previsioni nel breve-medio periodo. “La Cina che cambia porterà grandi opportunità per le aziende italiane e, per continuare a far crescere gli scambi commerciali, occorre una maggiore consapevolezza di questa mutazione,” ha dichiarato il Presidente della Fondazione, Alberto Bombassei. Il rapporto sintetizza il 2017 come “l’anno del rafforzamento della posizione di Xi Jinping sul piano interno e internazionale”. “Il discorso di Davos sulla globalizzazione e il lancio ufficiale della Belt and Road Initiative hanno definito la nuova proiezione estera della Cina di Xi Jinping. Il contesto di riferimento continua a essere quello del New Normal, ovvero il riconoscimento che la Cina si trova in una nuova fase della propria economia caratterizzata soprattutto da un tasso di crescita più lento, e che il Paese sta affrontando una profonda transizione, che lo porterà ad essere un’economia avanzata e basata in particolare su consumi, servizi e innovazione. L’elemento cardine di questa nuova fase economica è che alla quantità bisogna dunque ora sostituire la qualità ”.
Il Nepal punta a partecipare alla BRI
La recente visita del primo ministro del Nepal a Pechino ha rimesso in moto la collaborazione infrastrutturale tra i due paesi aprendo le porte del “Regno dell’Himalaya” a ben 14 progetti collegati alla Belt and Road Initiative. In una dichiarazione congiunta dei due governi si evidenzia la “priorità all’attuazione del protocollo d’intesa sulla BRI in materia di connettività per quanto riguarda i porti, le strade, i collegamenti ferroviari e aerei e l’attività globale di comunicazione nell’ambito della rete di connettività multimodale trans-Himalayana”. Un’intesa che rende più facile la strada verso un accordo di libero scambio e, soprattutto, rilancia l’idea di un’estensione della rete ferroviaria nepalese con l’obiettivo di collegare la capitale, Katmandu, ai traffici continentali. Sul punto specifico la Cina si è già impegnata a realizzare uno studio di fattibilità su una proposta che prevede la costruzione di 540 chilometri di binari supplementari per una stima finale dei costi tra i 2,5 e gli 8 miliardi di dollari. A finanziare l’enorme progetto potrebbero essere Cina e India, impegnate tradizionalmente ad attrarre Katmandu nelle rispettive orbite d’influenza. Legato da forti interessi commerciali all’India, il paese (oltre 30 milioni di abitanti) negli ultimi anni ha inaugurato una politica di apertura verso l’altro gigante asiatico, impegnato ad aprire nuovi mercati per le sue regioni occidentali più sottosviluppate come il Tibet e lo Xinjiang. A tal fine Pechino ha promesso 8,3 miliardi di dollari a sostegno dei progetti di sviluppo infrastrutturale ed energetico del Nepal (rispetto ai 317 milioni provenienti da New Dehli) nell’intento di aprire un corridoio commerciale tripartito Cina-Nepal-India, soluzione simile all’attuale iniziativa Cina-Pakistan-India.
Circa 5mila partecipanti provenienti da 55 paesi hanno animato il terzo Belt and Road Summit, organizzato congiuntamente dal governo della regione amministrativa speciale di Hong Kong e dall’HKTDC (Hong Kong Trade Development Council). Nel corso dell’appuntamento, cui hanno partecipato una ottantina di leader governativi, si è discusso dello stato di avanzamento dell’iniziativa, delle opportunità di sviluppo offerte a diversi settori industriali, del ruolo di riferimento, specie nel settore finanziario, che Hong Kong può ricoprire nella partita. “In soli quattro anni e mezzo – ha sottolineato il presidente di HKTDC, Vincent HS Lo – l’iniziativa ha compiuto progressi significativi. Grandi e numerosi progetti infrastrutturali sono cominciati mentre cominciano a profilarsi opportunità in altri settori industriali confermando la portata globale della BRI”. Molti i protocolli d’intesa firmati per l’attuazione di piani di cooperazione. Il più rilevante è senz’altro l’accordo di libero scambio commerciale siglato tra Hong Kong e la Georgia, paese strategico per i corridoi logistici che attraversano Asia centrale e Caucaso, con l’apertura, appena un anno fa, della ferrovia di collegamento con Azerbaigian e Turchia. Oltre 500 gli incontri tra imprese, intervallati da sessioni dedicate a “case study” sul finanziamento di progetti relativi a infrastrutture, tecnologie digitali, edilizia, servizi legali. Essenziale per la penetrazione delle aziende cinesi nei paesi interessati alla Belt and Road anche la fitta agenda organizzativa per realizzare missioni commerciali e di investimento. Spicca sotto questo aspetto il caso Thailandia, con la finalizzazione di progetti per il cosiddetto “corridoio orientale” (settore turistico) per oltre 3 miliardi di dollari.
IX Rapporto annuale della Fondazione Italia Cina
È stato presentato a Roma, nella Sala Conferenza Internazionali della Farnesina, il IX Rapporto annuale “Cina. Scenari e prospettive per le imprese” della Fondazione Italia Cina, documento previsionale che raccoglie ricerche, analisi di rischio e previsioni nel breve-medio periodo. “La Cina che cambia porterà grandi opportunità per le aziende italiane e, per continuare a far crescere gli scambi commerciali, occorre una maggiore consapevolezza di questa mutazione,” ha dichiarato il Presidente della Fondazione, Alberto Bombassei. Il rapporto sintetizza il 2017 come “l’anno del rafforzamento della posizione di Xi Jinping sul piano interno e internazionale”. “Il discorso di Davos sulla globalizzazione e il lancio ufficiale della Belt and Road Initiative hanno definito la nuova proiezione estera della Cina di Xi Jinping. Il contesto di riferimento continua a essere quello del New Normal, ovvero il riconoscimento che la Cina si trova in una nuova fase della propria economia caratterizzata soprattutto da un tasso di crescita più lento, e che il Paese sta affrontando una profonda transizione, che lo porterà ad essere un’economia avanzata e basata in particolare su consumi, servizi e innovazione. L’elemento cardine di questa nuova fase economica è che alla quantità bisogna dunque ora sostituire la qualità ”.
Il Nepal punta a partecipare alla BRI
La recente visita del primo ministro del Nepal a Pechino ha rimesso in moto la collaborazione infrastrutturale tra i due paesi aprendo le porte del “Regno dell’Himalaya” a ben 14 progetti collegati alla Belt and Road Initiative. In una dichiarazione congiunta dei due governi si evidenzia la “priorità all’attuazione del protocollo d’intesa sulla BRI in materia di connettività per quanto riguarda i porti, le strade, i collegamenti ferroviari e aerei e l’attività globale di comunicazione nell’ambito della rete di connettività multimodale trans-Himalayana”. Un’intesa che rende più facile la strada verso un accordo di libero scambio e, soprattutto, rilancia l’idea di un’estensione della rete ferroviaria nepalese con l’obiettivo di collegare la capitale, Katmandu, ai traffici continentali. Sul punto specifico la Cina si è già impegnata a realizzare uno studio di fattibilità su una proposta che prevede la costruzione di 540 chilometri di binari supplementari per una stima finale dei costi tra i 2,5 e gli 8 miliardi di dollari. A finanziare l’enorme progetto potrebbero essere Cina e India, impegnate tradizionalmente ad attrarre Katmandu nelle rispettive orbite d’influenza. Legato da forti interessi commerciali all’India, il paese (oltre 30 milioni di abitanti) negli ultimi anni ha inaugurato una politica di apertura verso l’altro gigante asiatico, impegnato ad aprire nuovi mercati per le sue regioni occidentali più sottosviluppate come il Tibet e lo Xinjiang. A tal fine Pechino ha promesso 8,3 miliardi di dollari a sostegno dei progetti di sviluppo infrastrutturale ed energetico del Nepal (rispetto ai 317 milioni provenienti da New Dehli) nell’intento di aprire un corridoio commerciale tripartito Cina-Nepal-India, soluzione simile all’attuale iniziativa Cina-Pakistan-India.