MAGGIO 2018 PAG. 64 - Sud, perché no? Riccardo Maria Monti – Editori Laterza
Un viaggio nel Sud che
funziona. All’avanguardia in settori tecnologici di punta ma anche attento all’aggiornamento
delle sue specificità territoriali. Tra aerospaziale e digitalizzazione,
fermenti culturali e turismo che cresce, riserva di intelligenza ed opportunità
da agganciare. Un itinerario che si discosta dalla “rassegnazione come
soluzione”. Antidoto a quella “cavalcata nel deserto” che dagli anni novanta al
2015 ha registrato di nuovo l’acuirsi delle distanze, dopo la convergenza dei
principali indicatori sociali ed economici degli anni dell’intervento nel
Mezzogiorno.
Manager e imprenditore di
grande esperienza internazionale, Riccardo Maria Monti ci accompagna lungo un percorso
virtuoso. Viaggio a tappe tra aerei in fibra di carbonio e seta ricavata dagli
scarti agricoli, rivalutazione del patrimonio artistico e sviluppo di
applicazioni di successo. Collezione di “verità inaspettate e segnali positivi,
offerti da imprese straordinarie e persone coraggiose, testimonianze di forza e
simboli di affermazione”. Per dimostrare
come, nonostante l’Italia abbia scelto di ignorare volutamente la questione
meridionale (“il più grande squilibrio territoriale presente in tutta Europa”),
il Sud possa trarre da se stesso, e da una ripresa d’azione che andrebbe a
beneficio di tutto il sistema Italia, esempio
ed energia per rimettersi in cammino.
Da qui gli otto punti
indicati a mò di ricetta che “in pochi
anni consentirebbe un vero rilancio, rendendo il meridione un territorio
attrattivo per gli investimenti”. “Azioni sostenibili sia finanziariamente sia
politicamente e che, se rese operative per un tempo congruo, potrebbero
assicurare un cambio di passo decisivo”.
Tra queste, la valorizzazione, l’implementazione e la stabilizzazione di alcune
misure già esistenti, come la Riserva di investimento e infrastrutture, con una
quota fissa di almeno il 35% di tutti gli investimenti infrastrutturali da
allocare al Mezzogiorno per dieci anni, “essendo la dotazione quantitativa e
qualitativa di infrastrutture, uno dei campi in cui il ritardo del sud è più
evidente”; lo sviluppo dell’infrastrutturazione digitale; la decontribuzione
delle nuove assunzione per cinque anni; l’estensione del Super ammortamento del
140% per investimenti innovativi in tecnologie manifatturiere.
Grande l’attenzione andrebbe posta anche allo strumento dei contratti di
sviluppo e all’avvio delle ZES, considerate “la possibile risposta al
drammatico deficit di capacità di esportazione del Sud” e allo stesso tempo il
grimaldello per “risolvere molti dei problemi di una burocrazia e di una
pubblica amministrazione in genere profondamente disfunzionali”.
Fondamentale, in questo contesto, il ruolo della logistica, “una storica
grande criticità delle infrastrutture meridionali”. “E’ fondamentale nel
programma di investimenti potenziare molto la cosiddetta intermodalità. Se i
porti di Gioia Tauro o Taranto avessero avuto dei buoni collegamenti
ferroviari, la storia della logistica in Italia sarebbe stata molto diversa”.
Tutte misure – “poche decine di milioni di euro che, se associati a tutti
gli altri aspetti della ricetta, potrebbero generare uno sviluppo duraturo e
fermare la crisi demografica” – che andrebbero alimentate da investimenti in istruzione,
ricerca e innovazione. “Il nuovo Sud che dobbiamo e vogliamo costruire è anche
un territorio che attira talenti, che li trattiene e che li aiuta a crescere”.
Recensioni: giovanni.grande@portoeinterporto.it