Marzo 2018 Pag. 42 - Il supply chain finance opportunità da sfruttare
Il credito di filiera in Italia vale 637 mld di euro, ma solo
il 23% già servito
Cresce l’interesse verso nuove soluzioni innovative, si
diffonde l’uso di tecnologie come Internet of Things, Big Data e Blockchain, si
consolida l’offerta delle startup e si affacciano nuovi attori importanti: in
Italia il Supply Chain Finance - l’insieme delle soluzioni per il finanziamento
del capitale circolante che fanno leva sul ruolo delle aziende all’interno
della filiera - si è ormai affermato come una realtà in grado di offrire
opportunità concrete per il finanziamento delle imprese. Ma le potenzialità del
credito di filiera sono ancora in larga parte da sfruttare.
Con un tempo medio di incasso dei crediti commerciali di 98
giorni e di pagamento dei debiti ai fornitori di 124 giorni (dati 2016), il
mercato potenziale del Supply Chain Finance in Italia è pari a 637 miliardi di
euro (di cui il 74% di crediti verso clienti e il 26% verso le consociate), il
più importante in Europa, di gran lunga superiore a Germania (582 mld), Francia
(529 mld), Regno Unito (411 mld), Spagna (341 mld) e Olanda (170 mld). Ma il mercato
servito si ferma solamente al 23% del totale (il 29% se si considerano solo i
crediti verso i clienti), pari a oltre 146 miliardi di euro, per il momento
ancora dominato da soluzioni tradizionali, come l’Anticipo Fattura, cioè il
finanziamento delle fatture non ancora riscosse che passa dagli 87 miliardi del
2015 ai 75 mld del 2016 (-13,8%), e il Factoring, la cessione di crediti
commerciali vantati da un’azienda verso i debitori che sale del +6,6% a quota
58 miliardi. Nell’ultimo anno però a crescere è stato soprattutto il Reverse
Factoring, che permette ai fornitori di sfruttare il merito creditizio di
un'azienda cliente per ottenere prezzi più bassi (3 mld, +7%), mentre hanno
preso piede anche nuove soluzioni innovative come l’Invoice Auction, il Purchase Order Finance, il Dynamic
Discounting e l’Equipment Finance, di cui si prevede una forte crescita nel
2017 grazie al boom del Fintech e all’impiego di tecnologie innovative come
Blockchain, Big Data e Internet of Things.
La necessità di trovare nuove forme di finanziamento per le
imprese per sfruttare le potenzialità offerte dal credito di filiera attira nel
settore nuove imprese innovative: sono state analizzate oltre 100 startup
internazionali in ambito Supply Chain Finance, di cui 15 italiane, che puntano
a velocizzare e digitalizzare la gestione dei crediti commerciali con servizi
rivolti prevalentemente alle PMI. E diventa sempre più importante il ruolo
degli operatori logistici, che, oltre a gestire il flusso fisico della merce
dei loro clienti, hanno una visibilità costante sui flussi informativi e
finanziari della filiera.
Sono i risultati della ricerca dell'Osservatorio Supply
Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, presentata
a Milano al convegno “Supply Chain Finance: il credito di filiera verso nuove
prospettive”. “La ricerca mostra come il Supply Chain Finance in Italia sia
ormai una realtà affermata, che evolve verso nuove prospettive – commenta
Federico Caniato, Direttore dell'Osservatorio Supply Chain Finance - Il mercato
servito si consolida, con un’attenzione crescente verso le soluzioni
innovative, anche se quello potenziale resta ancora molto rilevante, con grandi
opportunità ancora da cogliere in particolare per il supporto delle PMI. C’è
fermento per l’ingresso di nuovi attori sul mercato, soprattutto operatori
internazionali e startup che offrono servizi snelli basati su piattaforme
digitali”.
“Le imprese stanno adottando soluzioni con approccio sempre
più manageriale, cercando di comprendere e internalizzare nuovi modelli di
business provenienti dall’estero, che trovano una veloce applicazione sul
mercato italiano - dice Antonella Moretto, Direttore dell'Osservatorio Supply
Chain Finance - Si iniziano a vedere i primi esempi concreti di applicazione di
Blockchain e Internet of Things: la tecnologia potrebbe rivelarsi il vero
elemento di accelerazione per un Supply Chain Finance digitale. E la visione
che considerava il credito di filiera come sinonimo del Reverse Factoring è
ormai sorpassata, perché oggi ci si sta allargando sempre più oltre la sola
fattura, anche a ordini, scorte e investimenti”.
Soluzioni innovative
e tecnologie digitali
Nonostante le soluzioni tradizionali di Supply Chain Finance
coprano ancora la maggior parte del mercato servito, in Italia si stanno
diffondendo soluzioni innovative legate allo sviluppo del Fintech di cui si
prevede una forte crescita in futuro. Una di queste è il Purchase Order
Finance, l’impiego di un ordine ricevuto da un cliente con elevato merito
creditizio come garanzia per ottenere un finanziamento: rispetto alle soluzioni
tradizionali, il focus del finanziamento si sposta dalla fattura all’ordine,
supportando l’acquisto dei materiali o prodotti necessari a produrre quanto
ordinato. Un’altra è il Dynamic Discounting, il pagamento anticipato a fronte
di uno sconto proporzionale ai giorni di anticipo, che consente il
finanziamento anche solo tra attori della filiera senza coinvolgere
finanziatori terzi. Poi c’è l’Equipment Finance, l’insieme di strumenti finanziari
a supporto dell’acquisto di asset durevoli, che estende a questi i tradizionali
confini del Supply Chain Finance.
Le imprese italiane intervistate dall’Osservatorio
considerano le tecnologie come Blockchain, Big Data e Internet of Things lo
strumento per superare le barriere che finora hanno frenato l’adozione delle
soluzioni più innovative. L’Internet of Things, ad esempio, viene impiegato
nelle soluzioni di Inventory Finance e Equipment Finance, perché agevola il
monitoraggio in tempo reale dei beni oggetto di garanzia, rende più efficienti
i processi, riducendo i rischi di frode e aumentando la fiducia degli attori
coinvolti. L’analisi dei Big Data provenienti dalle transazioni che avvengono
all’interno della supply chain consente una migliore valutazione del merito
creditizio delle imprese, soprattutto delle PMI, meno rappresentate dai dati di
bilancio, e può quindi essere utilizzata con successo in tutte le soluzioni del
settore. La Blockchain trova applicazioni nelle soluzioni di Reverse Factoring,
perché permette di ridurre costi e tempi di acquisizione delle informazioni
necessarie ad esempio per l’inclusione di un nuovo fornitore, e di Inventory
Finance, perché garantisce visibilità delle scorte a magazzino, aumenta la
trasparenza e riduce i rischi di frode.
Le startup
L’analisi compiuta dall’Osservatorio in collaborazione con
Assifact (Associazione Italiana per il Factoring) ha esaminato le soluzioni di
finanziamento del capitale circolante portate dalle principali nuove imprese,
analizzando oltre 100 startup internazionali in ambito Supply Chain Finance, di
cui almeno 15 italiane. Le startup offrono servizi snelli e veloci basati su
piattaforme digitali che riducono le interazioni umane e accelerano i tempi per
l’erogazione degli anticipi sui crediti commerciali ceduti, soprattutto per
ottimizzare la liquidità all’interno della filiera in favore delle PMI, che si
trovano ad affrontare le difficoltà maggiori nell’accesso al credito.
Sono 4 i business model distintivi: le startup Cash Seeker
mettono in contatto investitori che cercano opportunità di investimento non
tradizionali con imprese che cercano liquidità alternativa perché in difficoltà
nell’accedere al canale bancario; le Cash Exploiter sfruttano la liquidità in
eccesso della filiera a vantaggio di piccoli fornitori che faticano ad accedere
al credito; le Working Capital Broker trovano alternative di finanziamento al
canale tradizionale cliente-fornitore mettendo in contatto imprese che
necessitano di credito con investitori istituzionali; le Compassriducono le
asimmetrie informative lungo la filiera e semplificano la valutazione del
merito creditizio o la gestione del cash flow.
“Dall’analisi sulle startup appare chiara l’influenza del
Fintech sui modelli tradizionali in Italia – afferma Federico Caniato - questi
paradigmi creano alternative e concorrenza, democratizzando strumenti e offerte
prima difficilmente accessibili alla grande massa. Emerge una spaccatura tra
startup che adottano modelli di alternative finance, in antitesi con i modelli tradizionali,
e quelle che si basano sul coinvolgimento degli attori istituzionali, in ottica
di collaborazione”.
Il ruolo degli
operatori logistici
All’interno dell’ecosistema della supply chain è sempre più
decisivo il ruolo degli operatori logistici, che partecipano alle soluzioni di
Supply Chain Finance secondo 4 modelli. Gli
Indipendenti offrono soluzioni in autonomia senza supporto finanziario
di terzi; gli Spin-Off creano una società per offrire servizi in esclusiva;
quelli in Joint Venture creano una nuova società specializzata con un provider
di finanziamento; quelli in Collaborazione gestiscono il flusso informativo per
il provider di finanziamento. Gli asset più finanziati dagli operatori
logistici sono quelli durevoli dei clienti (di movimentazione merci e
investimenti in innovazione o attività a valore aggiunto), scorte (soluzioni
che monetizzano il capitale immobilizzato nelle scorte di magazzino), crediti o
debiti commerciali (operatori che agiscono come finanziatori o segnalano
informazioni agli operatori finanziari).
Gli operatori logistici adottano prevalentemente 4 modelli
di business: forniscono soluzioni per ampliare l’offerta di servizi a valore
aggiunto tradizionali della logistica; entrano nel mercato sfruttando la
collaborazione con istituti finanziari come leva commerciale per attrarre nuovi
clienti; si presentano come attori di alternative finance, investendo risorse
finanziarie e competenze in una società specializzata che offre soluzioni di
finanziamento delle scorte o delle fatture; offrono soluzioni di supporto al
capitale circolante dei propri clienti come Inventory Finance, Factoring e
Reverse Factoring.
Il calcolo della
probabilità di default
Un’analisi dell’Osservatorio sui bilanci a livello
internazionale degli ultimi 4 anni dimostra come la probabilità di default
delle imprese sia influenzata dalla gestione del capitale circolante. Il
modello costruito dall’Osservatorio si basa su dati di bilancio che incorporano
maggiormente una prospettiva di filiera (quelli relativi alla gestione del
circolante, come Days Payable Oustanding, Days Sales Oustanding e Inventory
Turnover) e, benché molto semplificato rispetto ai modelli utilizzati dalle
principali Agenzie di Rating e istituti finanziari, ha un’accuratezza
predittiva molto elevata, pari all’80%, con circa 18 mesi di anticipo,
confermando la rilevanza della prospettiva di supply chain per una buona
gestione del capitale circolante.
“L’analisi conferma l’importanza di integrare variabili
operative nei modelli attuali di valutazione del merito di credito, andando
così ad aumentarne la reattività e la capacità predittiva – rileva Antonella
Moretto - Un modello di simulazione realizzato su una filiera su 10 anni
infatti mostra il ruolo predittivo dei dati operativi di filiera, la frequenza
dei pagamenti anticipa con una buona approssimazione il default di un’impresa e
un deterioramento della puntualità di consegna anticipa fino a 18 mesi il
default di un’impresa”.
Stefania Vergani