Marzo 2018 Pag. 39 - Interporti, fare rete con le nuove AdSP
Il frazionamento della realtà produttiva e il mancato
coordinamento delle infrastrutture rappresentano il limite maggiore per lo
sviluppo della ferrovia, modalità di trasporto che vive per definizione sulle
economie di scala. Una maggiore organizzazione imprenditoriale, sia sul lato pubblico
sia su quello privato, e una ridefinizione del ruolo della rete degli
interporti potrebbero rappresentare la risposta alle “diseconomie” di un
sistema caratterizzato “da un eccesso di nodi e da una troppo scarsa
integrazione dei processi gestionali tra le piattaforme logistiche”. Per Marco
Spinedi, presidente dell’Interporto di Bologna, “bisogna fare rete attraverso
partecipazioni societarie con le nuove AdSP uscite dalla riforma portuale”.
“Nella maggior parte dei porti italiani le ferrovie si sprecano: manca tuttavia
un’adeguata capacità organizzativa. Soprattutto, una visione di lungo periodo
da parte dei manager pubblici capace di supportare adeguatamente il settore privato”.
Come si sta
muovendo la governance dell’Interporto di Bologna per centrare l’obiettivo?
Siamo beneficiati da una posizione geografica
baricentrica, da un incrocio di linee ferroviarie che ci consente di muoverci
su tutte le direttrici principali della penisola, fino a proiettarci sui
principali mercati europei. Da qui la possibilità di fungere da hub per la
scomposizione e la ricomposizione dei convogli ferroviari in una logica
strettamente legata alla domanda. Di fatto stiamo sviluppando un servizio nuovo
rispetto alla tradizionale offerta ferroviaria, incentrata su un corridoio che
mette in relazione due o più punti.
Un modo per
superare la “rigidità ” tipica della modalità ferroviaria?
L’intenzione è quella ma le problematiche da risolvere
sono molteplici. A partire dalla notevole capacità organizzativa richiesta:
bisogna saper dosare al meglio gli elementi della domanda, far combaciare le
richieste del cliente con le necessità che la rete ferroviaria presenta in
termini di orari, tratte e disponibilità di percorsi; dotarsi di buffer per
gestire al meglio i processi di movimentazione e deposito di container, casse
mobili, trailer. Non è semplice ma in questo modo possono comporsi treni
laddove prima mancavano i carri sufficienti ad aprire un determinato
collegamento: in definitiva il convoglio è costituito dalla somma delle diverse
unità di carico in funzione della destinazione.
Questo comporterÃ
anche una selezione a monte dei nodi?
È indubbio che lungo la penisola si registri una pletora
di interlocutori su cui bisognerà fare delle scelte. La rimodulazione dei
carichi però non è materia che si possa risolvere meramente a tavolino.
Parlerei piuttosto di un learning by doing: i nodi del sistema si aggregano
dove si manifesta domanda. Sarà essenziale, in un mondo come quello della
logistica sostanzialmente conservatore, promuovere i vantaggi di questa nuova
soluzione. Anche attraverso la formazione di apposite figure manageriali.
Sarà necessario formare
nuove professionalità ?
Il futuro del settore va nella direzione della gestione
congiunta porti-interporti: bisognerà combinare l’optimum di entrambe le
esperienze. Un processo che non riguarda solo il livello nazionale. Con una
storia di 45 anni alle spalle l’Interporto di Bologna ha sviluppato un
consolidato know how che può mettere a disposizione sotto forma di assistenza
tecnica e accompagnamento nei processi di formazione del personale. Una competenza
riconosciuta anche a livello internazionale, dalle richieste di contatto che
arrivano da paesi come Egitto, Tunisia e Algeria, coinvolti nello sviluppo di
importanti progetti logistici.
Il ruolo futuro
degli interporti?
Il sistema interportuale va sviluppato sotto una duplice veste:
aggregatore di investimenti di logistica, magazzini e servizi all’impresa e
nodo di trasporto intermodale. Sotto questo punto di vista andrà posta maggiore
attenzione anche al cargo aereo. Si tratta di un settore con esigenze
specifiche, in forte sviluppo, e i servizi interportuali possono giocare un
ruolo importante nell’efficientamento della filiera.
Giovanni Grande