APRILE 2018 PAG 60 - Tessile e abbigliamento Umbria ricomincia a crescere
Il settore cerca giovani talenti della moda per coniugare
tradizione artigianale e innovazione tecnologica
Il settore tessile umbro ha ricominciato a crescere e a dare
lavoro. Negli ultimi quattro anni c’è stato un aumento del 23 per cento degli
occupati e del 30 per cento del fatturato. Dati significativi per un comparto
molto radicato in Umbria che conta circa 1700 aziende, oltre 9 mila addetti e
un fatturato che si attesta intorno a 1,3 miliardi, con una percentuale di
export che arriva fino all'80%. I mercati di destinazione più vivaci sono quelli
dell'Est europeo e dell'Estremo Oriente.
“E’ il segnale di una
vitalità – sottolinea Marco Cardinalini, presidente della Sezione Tessile - Abbigliamento
di Confindustria Umbria, che associa le principali aziende del settore presenti
nella regione – cui hanno contribuito due fattori fondamentali: la qualità dei
nostri prodotti Made in Italy e la presenza di tanti laboratori artigianali al
servizio di imprese e brand nazionali e internazionali. Sempre più spesso
dietro una griffe francese ci sono realizzazioni made in Umbria”.
Nei giorni scorsi l’Umbria è stata al centro di una
riflessione sul futuro del settore in occasione del convegno nazionale “Umbria:
incontro con i talenti della moda” organizzato da Confindustria Umbria in
collaborazione con i Giovani Imprenditori di Sistema Moda Italia.
"Il tessile - abbigliamento è uno dei settori
fondamentali in Umbria e punto di riferimento in Italia e nel mondo – ricorda
il presidente di Confindustria Umbria Antonio Alunni – Il nostro sistema
associativo crede in questo comparto e vi investirà in termini di formazione e
di internazionalizzazione perché è tra quelli che meglio rappresentano il Made
in Italy nel mondo. Se l’Italia fa sistema, in questo come in ogni altro
settore, potrà sicuramente primeggiare".
Formazione, finanza e sostenibilità sono i tre pilastri su
cui poggia un comparto che ha il suo cuore nel distretto umbro del cashmere, un
distretto altamente qualificato, che comprende tutti i processi produttivi,
dalla filatura, al finissaggio, alla tintoria, al controllo qualità e al
confezionamento, che ha saputo unire la tradizione artigianale con le più
moderne tecnologie e che in breve tempo ha raggiunto un prestigio
internazionale intercettando e soddisfacendo una domanda innovativa di lusso in
costante crescita negli ultimi anni.
“Abbiamo scelto di soffermarci su sostenibilità , finanza e
formazione perché rappresentano aspetti fondamentali per il futuro del comparto
– spiega Cardinalini – Nel tessile abbigliamento italiano abbiamo bisogno di
nuove leve, di tecnici, modelliste, programmatori, prototipisti, meccanici. Si
tratta, in Italia, di almeno 16mila diplomati e 3mila laureati, profili
qualificati e ben retribuiti. Abbiamo di fronte una grande opportunità ma c’è
bisogno di superare lo scollamento tra il sistema della formazione e le
necessità del settore. Non di minore importanza è la sostenibilità . Da tempo le
aziende umbre su questo tema rappresentano un modello nell’aver saputo
coniugare efficienza nelle lavorazioni, coinvolgimento delle maestranze e
l’attenzione all’ambiente. L’altro grande driver potenziale di sviluppo per il
tessile e l’abbigliamento è la finanza. Le nostre imprese – conclude
Cardinalini - spesso hanno una
dimensione troppo piccola per sfruttare le grandi opportunità offerte dai
mercati. Dobbiamo cercare di collegare le richieste del mercato con le
opportunità offerte dalla finanza.
In una realtà in evoluzione, la finanza guarda tra l’altro
con crescente interesse al mondo della moda come target per potenziali
investimenti. Per questa attenzione abbiamo voluto accendere i riflettori su
Elite, il programma internazionale lanciato nel 2012 da Borsa Italiana in
collaborazione con Confindustria che oggi vede quasi il 10 per cento delle
aziende partecipanti del mondo del fashion”.