APRILE 2018 PAG 54 - Il mercato digitale mette al centro il consumatore
Il sistema imprenditoriale italiano sta recuperando il
ritardo accumulato in questi anni nell’adeguamento dei propri modelli di
business. La “digital disruption” ha messo in moto radicali processi di
trasformazione del mercato chiamando le imprese a confrontarsi con nuove
modalità operative. Cambiano le regole, emergono le criticità di paradigmi
consolidati, si impone la necessità di adattamento. In un questo contesto in
fermento Connectbay ha scommesso sulla capacità di comprendere i fenomeni
legati alla digitalizzazione, “per poterli cavalcare e non subire”. “Un
percorso che trae origine da un’esperienza maturata sul campo e vissuta in
presa diretta” spiega l’Ad, Alessio Longhini. “Un bagaglio di competenze che
mettiamo a disposizione dei nostri partner per affrontare al meglio il
cambiamento delle coordinate di riferimento”.
Come nasce
Connectbay?
Partiamo dal background maturato a partire dal 2008 nel
settore logistico e trasporti come hub specialistico di Thun. L’obiettivo è
supportare le aziende nello sviluppo della multicanalità , coniugando i modelli
di business tipici del digitale con quelli più tradizionali, “fisici”, dei
retailer, attraverso l’organizzazione di processi organizzativi e distributivi
evoluti e in linea con le richieste di una clientela sempre più consapevole. Il
sistema integrato con cui “generiamo” il percorso verso la digitalizzazione –
dalla strategia alla esecuzione – è stato implementato poco più di un anno fa
con l’acquisizione di due piattaforme, MBO Consulting e Fast Applications, che
garantiscono le competenze dirette e necessarie sia per rendere più efficienti
le attività sia per affrontare sfide delicate come l’apertura verso il mercato
online o l’internazionalizzazione.
A quali esigenze
rispondono i processi di digitalizzazione aziendale?
Sono le trasformazioni stesse del mercato a chiederlo. La
rivoluzione tecnologica ha letteralmente prodotto una rivoluzione copernicana
che mette al centro il consumatore finale: un attore che può attingere oramai
ad una serie pressoché infinita di informazioni sul prodotto. Questo determina
un cambio di modello: è necessario saper rispondere, in modo efficiente e
veloce, ad una gamma di richieste molto più ampie e diversificate.
A che punto è
l’Italia?
Scontiamo un certo ritardo rispetto a realtà come la
Germania o l’Inghilterra. Proprio per questo si schiudono scenari interessanti:
c’è un salto da compiere e deve riguardare tutto il sistema. Tra gli elementi
positivi, ad esempio, l’alta penetrazione dell’accesso mobile che offre grandi
margini di crescita per la multicanalità . La partita è comunque aperta e chiama
in causa una rivoluzione culturale sia per le aziende, che si dovranno confrontare
con nuovi modelli organizzativi, sia per il pubblico, per il necessario
riallineamento normativo e per l’impulso che può dare alla ricerca tecnologica.
Fornite anche
soluzioni basate sulla blockchain?
Portiamo avanti una ricerca sul campo sulle soluzioni che
abbiamo già attivato. Quest’anno è partita la nostra piattaforma b2b denominata
Connectplace per il controllo e la strutturazione dei flussi di collaborazione
fra diversi attori della “value chain”: stiamo pensando a sistemi basati su
questa tecnologia per la gestione dei corrispettivi commerciali tra aziende industriali e global forwarding.
Quali piani per il
futuro di Connectbay?
Intanto, il consolidamento delle recenti acquisizioni.
Poi un monitoraggio continuo di tutte le novità che possono permetterci di
coprire aree tecnologiche che non presidiamo. Sul medio lungo termine abbiamo
piani industriali che ci portano a scommettere su una crescita importante, a
doppia cifra, e a spingere l’acceleratore verso una maggiore
internazionalizzazione: soprattutto Cina e Usa. Infine, la diffusione
dell’approccio innovativo con cui ci poniamo nei confronti dei global
forwarding: il concetto di “vetrina industriale” non distrugge il mondo
tradizionale in cui si muovono i player ma, semplicemente, li accompagna nella
trasformazione digitale.