APRILE 2018 PAG. 52 - Sostenibilità economica e responsabilità sociale
“Conciliare nel perseguimento degli obiettivi di business
aziendale la sostenibilità economica con quella ambientale e sociale, tenendo
conto degli interessi di tutti i soggetti con cui si entra in relazione e
rendendo conto delle proprie attività in maniera chiara e trasparente”. La
definizione minima operativa di “responsabilità sociale” offerta da Raffaella
Papa comunica la portata innovativa di un paradigma economico sempre più
diffuso a livello internazionale e, allo stesso tempo, il salto culturale cui è
chiamato a rispondere il sistema produttivo nazionale. “Va superato l’approccio
filantropico con cui ancora oggi molte imprese pagano l’obolo per questa o
quella causa per sposare una visione di prospettiva,” sottolinea il presidente
dell’associazione Spazio alla Responsabilità. Soprattutto, dopo una crisi
innescata da condotte sconsiderate (a livello finanziario, politico,
ambientale), diventa essenziale “dare conto al mercato delle proprie scelte e
comportamenti: l’unico modo per non caricare le generazioni future dei nostri
errori”. Un programma di lungo termine, partito da almeno un decennio, su cui
si farà il punto a Napoli il prossimo ottobre con la sesta edizione del Salone
Mediterraneo della Responsabilità Sociale Condivisa (MedSRC).
In che modo
promuovere un concetto così innovativo?
Le 87 organizzazione che hanno dato vita al Forum
permanente della responsabilità sociale del Mediterraneo puntano al modello di
cooperazione multistakeholder: un tavolo multisettoriale per lavorare al
raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile promossi dall’Agenda
2030 delle Nazioni Unite. Una rete di cui è entrata a far parte recentemente
anche l’AdSP del Mar Tirreno Centrale: naturale conseguenza del nostro
interesse per un settore strategico come i trasporti.
Quali gli
strumenti e le iniziative su cui puntare?
In occasione dell’ultima edizione del MedSRC abbiamo
lanciato il progetto PreSS4Supply che punta sull’attrazione esercitata dalle
grandi imprese sulle PMI all’interno della catena di fornitura. L’idea, anche
alla luce delle implicazioni della rivoluzione industriale 4.0, è di lavorare
sui grandi player per coinvolgere a cascata la piccola committenza. Lo
strumento individuato è stato il “rating di legalità”: sorta di
autocertificazione che assegna una stelletta in caso di mancanza di pendenze
legali e, a salire, ulteriori punteggi se sono adottate ulteriori azioni di
sostenibilità sociale e ambientale. Un modo per individuare, partendo da quello
che già si fa, la strada da percorrere per migliorarsi.
Il rating prevede
meccanismi d’incentivazione?
La norma che lo introduce, risalente al 2012, prevede
l’obbligo per la PA di premiare le aziende nell’accesso a finanziamenti e bandi
gara. Chi ottiene il riconoscimento è inserito in una apposita lista “reputazionale”
sul sito dell’Agcm mentre dallo scorso settembre il rating è registrato anche
nelle visure camerali. Previsto anche un miglior accesso al credito, questione
al centro di una serie di tavoli tecnici con il sistema bancario.
Da dove nasce
l’interesse per il settore dei trasporti?
Si tratta di un comparto di valenza strategica per l’alta
commistione tra pubblico e privato. L’attenzione crescente per le modalità in
cui sono impiegate le risorse statali e per la qualità dell’erogazione dei
servizi può incentivare l’adozione di strumenti come il rating di legalità
innescando un circolo virtuoso. In Campania, ad esempio, i trasporti da una
parte sostengono l’economia locale, dall’altro sono destinatari di
finanziamenti pubblici: possono quindi funzionare da motore per l’economia
etica.
Da qui gli accordi
con AdSP, EAV e Gesac?
Certo. Non a caso al prossimo MedSRC dedicheremo una
sessione all’evoluzione dei modelli organizzativi delle aziende di trasporto.
Inoltre abbiamo costituito con ente portuale, Assospena, Propeller e
Confindustria un tavolo operativo per avviare processi d’integrazione del
rating all’interno delle aziende: lo stesso presidente Spirito ne ha annunciato
l’utilizzo in tutte le iniziative dell’AdSP e per il processo di insediamento
delle ZES. Un’opportunità per garantire e promuovere progetti economici
improntati alla qualità del rapporto con territori e popolazioni. La sfida
ormai non si gioca più sul breve termine ma nella capacità di costruire un valore
basato sulle relazioni di fiducia con il mercato e i suoi attori.