APRILE 2018 PAG. 42 - I porti di Venezia e Trieste concorrenti o complementari?
“Nord Est: quale
futuro per il sistema infrastrutturale e i porti dell’alto Adriatico” è stato
il tema del meeting organizzato presso la Venezia terminal Passeggeri lo scorso
27 marzo dall’International Propeller Club Port of Venice, da Atena Veneto e
Friuli Venezia Giulia, dall’Ordine degli ingegneri della provincia di Venezia,
dal CIFI e patrocinato dall’Autorità Portuale di Sistema dell’Adriataico
Settentrionale.
Il convegno si è aperto con una introduzione del presidente del
Propeller club di Venezia, Massimo Bernardo, che ha tra l’altro sottolineato la
necessità di strette e improrogabili sinergie fra i porti dell’alto Adriatico
per poter finalmente rappresentare un unico, grande hub portuale con un ruolo
significativo nel contesto internazionale.
“Il felice incontro - ha detto Bernardo - del nostro Club,
il Port of Venice, con l’Atena di Veneto e Friuli Venezia Giulia e l’Università
di Trieste e i più importanti e qualificati operatori del trasporto ritengo possa rappresentare la premessa per
un diverso modo di concepire quella politica dei trasporti che ad oggi sembra
aver parcellizzato i vari attori col risultato che si è mancato il comune
obiettivo che, invece, avrebbe dovuto essere quello di presentarsi come un
grande, polivalente unicum sul mercato
globale con porti, aeroporti, interporti, strade, binari e vie fluviomarittime,
settori questi coordinati secondo un preciso piano strategico per trasporti e
logistica. E invece, nostro malgrado, la realtà è ben diversa caratterizzata
dalla politica del “tutti piglia tutto” a discapito di una concreta
specializzazione dei singoli settori. Ecco allora stanziamenti a pioggia, anzi,
a pioggerellina, un po’ qua e un
po’ là per non parlare delle grandi
incompiute. Mi auguro che dall’incontro odierno emerga non solo il quadro
complessivo sullo stato dell’arte del nostro sistema infrastrutturale che oramai
noi tutti conosciamo ma l’impegno di tutti noi a creare un network culturale dove ognuno, nei suoi vari ruoli,
possa contribuire a creare un virtuale contenitore di percorsi organizzati e
coordinati per dare risposte colte e certe a coloro che nel mondo della
politica e dell’impresa vogliano fare del nordest italiano un’area d’eccellenza
nell’Unione Europea”.
Walter Prendin, presidente di ATENA Veneto, ha dato inizio
ai lavori con l’intervento di Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria di
Venezia e Rovigo il quale, ha sottolineato che il sistema delle imprese venete
è in una fase di crescita molto decisa
che sarà favorita anche dai molti progetti infrastrutturali già cantierabili;
ha osservato, quindi, come sia augurabile aggregare le imprese in filiere multi
regionali e sfruttare gli spazi liberi di Porto Marghera rioccupandoli con
imprese manifatturiere anche in virtù della augurabile instaurazione di zone
economicamente speciali.
L’intervento successivo di Mario Sommariva, direttore
generale dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico orientale, ha messo
in luce come i porti di Venezia e Trieste abbiano guadagnato quote importanti
di traffico in Italia e come sia opportuna la collaborazione fra i due porti
date le complementarietà che esistono; operativamente tale collaborazione può
essere allargata anche ai porti sloveni e croati promuovendo, ad esempio
attraverso l’associazione NAPA, progetti di innovazione di interesse comune.
“Se analizziamo in modo comparativo ciò che è accaduto dal 2012 ad oggi nei due
principali sistemi portuali italiani, quello dell’arco ligure che comprende i
porti di La Spezia, Savona e Genova e quelli dell’arco nord adriatico,
comprendendo Chioggia, Venezia, Monfalcone e Trieste, possiamo verificare come,
nel 2012 entrambi i sistemi rappresentavano circa il 17 % dei volumi di
traffico nazionali – ha spiegato Sommariva - Nel 2016, ultimi dati completi dei
quali dispongo, tale rapporto si è ribaltato a favore dell’Adriatico, passando
l’arco tirrenico al 15,3 % e quello nord adriatico al 18,6 %. Circa un quinto
dei traffici nazionali passano dunque per i porti del nord est. Questo è un
segnale di vitalità, un segnale chiaro che ci deve fare guardare con
soddisfazione a ciò che è stato fatto e con fiducia al prossimo futuro.
Questi risultati significano una netta ripresa produttiva
dell’area ma significano anche una ripresa di efficienza del sistema
infrastrutturale sia nei nodi portuali ed interportuali sia sul piano dei
collegamenti ferroviari. Guardare positivamente ai risultati non significa
certo fermarsi e non proporsi nuove sfide. Ritengo anzi, che il sistema
portuale ed infrastrutturale del nord est debba proporsi nei prossimi anni come
“polo dell’innovazione” facendo della ricerca di sistemi sempre più integrati
ed efficienti il cuore della propria azione e della propria strategia.
Vi sono le condizioni
soggettive, oltre che quelle oggettive, determinate da un mercato che guarda
con favore al nord est, per portare avanti un progetto di sviluppo del sistema
infrastrutturale e portuale al servizio dei territori. Innovazione è una parola
ricca di significati.
Propongo almeno tre campi di ricerca nei quali è possibile portare
la sfida dell’innovazione: quello delle tecnologie (forse il più immediatamente
percepito come innovativo); quello dell’intermodalità, mirando a percentuali
sempre più consistenti di trasporto ferroviario collegato ai traffici portuali
e quello della “governance”. La sfida di una nuova governance vuole dire, a mio
avviso, compiere decisi passi in avanti in particolare su due temi: quello
della relazione con il territorio e quello della crescita delle risorse umane.
Si tratta di due temi cruciali per fare si che le
infrastrutture vengano sempre più percepite dalla cittadinanza come strumenti
essenziali di progresso, crescita e sviluppo e non come fattori che generano
soltanto esternalità negative. Il rapporto con il territorio deve giocarsi su
più fattori: quello dell’integrazione con la retro portualità, quello di un
integrazione con le politiche industriali, quello dell’integrazione con le
città per il miglioramento della qualità urbana. Il secondo campo di ricerca è
quello delle risorse umane. Occorre certamente anticipare le sfide
dell’automazione da un lato e dall’altro creare percorsi di partecipazione e
condivisione dei lavoratori sugli obiettivi dell’efficienza, della sicurezza e
della produttività”.
Alessandro Santi, vicepresidente di Federagenti,
ha trattato il problema dell’accessibilità nautica del porto di Venezia
sottolineando, innanzitutto che questo porto è l’unico in Italia con
condizionamenti di accessibilità artificiali determinati dal MOSE, e
identificando quindi quali sono le infrastrutture fisiche (pescaggi, dimensione
canali, ecc) e quelle immateriali (segnalamenti, cartografia digitale, realtà
virtuale,…) che si rendono necessari nel prossimo futuro per garantire i
requisiti necessari di accessibilità. A tal riguardo ha riportato alcuni esempi
di importanti porti esteri e ha sottolineato come il condizionamento
dell’accessibilità dovuto al MOSE richieda il coinvolgimento del mondo delle
imprese nella sua gestione operativa. Vittorio Bucci dell’Università di Trieste
ha discusso il tema del sistema idroviario padano-veneto illustrando la
situazione europea e quella padano-veneta; ha poi presentato i risultati
preliminari di un progetto, finanziato dalla UE, di una nuova nave
caratterizzata da motorizzazione altamente ecocompatibile (LNG) e da una forma
di carena che minimizza il moto ondoso e il trascinamento dei fondali. E’ seguita
una relazione molto articolata, presentata da quattro relatori, relativa alle
infrastrutture ferroviarie di Porto Marghera come servizio al porto di Venezia.
Dopo un intervento introduttivo di Ezio Ordigoni, segretario ORSA, e uno di
presentazione della situazione ferroviaria di Mestre e di Marghera Scalo da
parte di Gabriele Pupolin del CIFI di Venezia, è intervenuto Carlo De Giuseppe,
responsabile commerciale di RFI per l’area Nord Est; questi ha evidenziato la
posizione ottimale del porto veneziano in relazione alla presenza dei
principali corridoi ferroviari che si incrociano proprio in questa zona e ha
quindi illustrato sia i piani di potenziamento prestazionale delle linee, con
focus il Nord Est, sia gli interventi che sono allo studio con l’Autorità
portuale dell’Adriatico settentrionale per il potenziamento delle
infrastrutture ferroviarie funzionali al porto di Venezia. La relazione si è
conclusa con l’intervento di Antonio Tieri, direttore generale di ERF, che ha
discusso gli aspetti inerenti alla movimentazione dei treni entro l’area
portuale veneziana, evidenziando che con la nuova situazione di gestione unica
si sono già ottenuti incrementi molto significativi nel numero di carri
movimentati; ha poi illustrato i lavori
specifici sulla rete ferroviaria interna al porto che permetteranno di
raggiungere incrementi di movimentazione molto più importanti. Ha concluso i
lavori Pino Musolino, presidente dell’Autorità di sistema portuale
dell’Adriatico settentrionale, confermando innanzitutto l’esistenza di forti
complementarietà fra i porti veneziano e triestino e anche la disponibilità
alla collaborazione con altri porti attraverso la NAPA. Dopo aver evidenziato i
recenti successi del traffico merci del porto di Venezia, ha sottolineato
l’importanza di un recente accordo siglato con RFI per l’identificazione comune
degli interventi di breve e medio periodo sul sistema ferroviario per il suo
necessario miglioramento e per adeguarlo
agli standard ferroviari europei. Ha quindi illustrato le nuove iniziative
relative al potenziamento delle infrastrutture portuali veneziane come il
terminal Ro-Ro di Fusina, l’area Montesyndial come terminal per portacontainer,
la zona franca di 8000 mq e l’ICT per il tracciamento dei container e la controllabilità
delle merci.
RED MAR