APRILE 2018 PAG. 20 - I porti della Sicilia Orientale puntano sulle infrastrutture
A circa un anno dal suo insediamento al vertice dell’AdSP
del Mare di Sicilia Orientale Andrea Annunziata mostra un moderato ottimismo.
“La modernizzazione infrastrutturale dei porti del sistema è stata impostata,
si è instaurato un clima di schietta collaborazione con le istituzioni,
l’insediamento delle Zes può costituire un fattore di rilancio economico non
solo per i nostri territori ma per tutto il Mezzogiorno”. Un bilancio
soddisfacente, realizzato nonostante una pianta organica sottodimensionata rispetto
alle reali esigenze dell’ente portuale, certificato dall’attestazione arrivata nei
mesi scorsi dal MIT sulla realizzazione dei punti programmatici completati, e
confortato dalle importanti risorse presenti nella casse dell’AdSP per il
finanziamento degli interventi previsti.
Cominciamo dal
settore crocieristico, come è andata la missione a Miami?
Anche lì, come nel corso degli incontri avviati con gli
armatori fin dall’inizio del mio insediamento, abbiamo illustrato i progetti
che riguardano il concorso d’idee sul nuovo waterfront di Catania e sulla
costruzione della Stazione Marittima. L’obiettivo è quello di mettere a
disposizione del settore turistico e della città strutture belle e funzionali.
L’esperienza, d’altro canto, insegna che quando si programma in modo serio si
riesce ad ottenere buone risposte dal mercato. Le grandi compagnie non
aspettano semplicemente che si realizzi l’opera: investono in anticipo, con
cicli biennali. È strutturando l’offerta, facendo conoscere i propri piani sul
medio-lungo termine in modo concreto, che si riesce ad ottenere un loro
coinvolgimento. Intanto, risultati importanti sono stati già registrati. Dalla
quota minima di 70mila presenze del 2017 quest’anno aspettiamo circa 150mila
crocieristi. Praticamente abbiamo raddoppiato il nostro traffico.
Una programmazione
che prevede di fare sistema con gli altri porti siciliani?
L’accordo con le altre due AdSP dell’isola firmato pochi
giorni fa serve a presentare l’offerta globale dell’isola al mercato, oltre a
rafforzare il peso contrattuale in sede di programmazione e finanziamento
nazionale ed europeo. Nasce, innanzitutto, per rispondere alle esigenze che
certi equilibri precedenti in Assoporti non garantivano più. La Sicilia, ed è
una considerazione che ha fatta sua anche il coordinatore del Corridoio
scandinavo-mediterraneo, Pat Cox, in una recente missione conoscitiva, affronta
in modo diretto i problemi di tutta l’Europa. Rappresentiamo la prima linea sul
fronte dell’immigrazione e dello schieramento militare occidentale in un’area
di forte instabilità politica. Da qui, la volontà di una rappresentanza che per
quanto autonoma punta a creare un network sempre più stretto con tutti i porti
della penisola.
Dal punto di vista
logistico quale sarà il futuro della costa siciliana orientale?
La modernizzazione delle infrastrutture che abbiamo in
mente prevede se non proprio una specializzazione rigida delle aree almeno un
indirizzo di sviluppo. Questo perché sappiamo che è sempre il mercato a
decidere in che direzione andare. Noi possiamo creare le condizioni ideali ma
sarà sempre l’imprenditoria, quando ne avrà convenienza, a fare la scelta
definitiva. Sotto questo punto di vista stiamo facendo la nostra parte: nuovi
piazzali, più banchine, gru moderne e allacciamento alla ferrovia sono gli
strumenti per favorire l’insediamento della logistica industriale nei nostri
territori. Non imponiamo niente al libero gioco economico ma è chiaro che se si
deve fare una Stazione Marittima la si farà a Catania, senza nulla togliere
alle esigenze specifiche del petrolchimico.
Cosa è previsto per
Augusta?
Anche il polo energetico avrà la sua parte di
modernizzazione con imponenti interventi su dragaggi e banchine. Senza
dimenticare, qualora ne emergesse l’esigenza, l’evoluzione che si sta
registrando nel settore del Gnl. Di certo tutti progetti, ed è un punto di
raccordo strettissimo con il provveditorato alle opere pubbliche della Sicilia,
guidato da Donato Carlea, terranno conto sia degli aspetti di sicurezza sia di
quelli ambientali. Punti che consideriamo imprescindibili per rassicurare le
legittime preoccupazioni della cittadinanza.
Come procede il
percorso per l’insediamento delle ZES?
Sullo strumento specifico ho iniziato un’interlocuzione
istituzionale fin dai tempi in cui presiedevo l’Ap di Salerno. Qui ho trovato
un grande entusiasmo e voglia di fare, a partire dalla presidenza della
Regione. L’iter è già stato avviato e speriamo di abbreviare al massimo i tempi
necessari. Anche perché si tratta di uno strumento fondamentale per mettere a
punto un network in grado di dialogare, a partire dal Mezzogiorno, con tutta la
portualità delle penisola. L’obiettivo è non solo intercettare i traffici che
arrivano dal canale di Suez, per i quali sarà essenziale anche l’accordo di programma
già siglato con Malta, ma servire in modo efficiente i nuovi mercati in
espansione del Medio Oriente e dell’Africa del Nord.
Cosa aspettarsi da
questa iniziativa?
Senza voler esagerare, penso che sul medio termine si
possa addirittura raddoppiare i volumi di traffico in esportazione. Proprio per
questo diventa essenziale avere a disposizione, in tempi ragionevoli,
infrastrutture moderne. In questo le ZES possono svolgere un ruolo importante
perché, oltre le facilitazioni fiscali, prevedono semplificazione delle
procedure burocratiche essenziali per realizzare i nostri progetti in un arco
temporale ragionevole. Capirà che se in Cina costruiscono un porto in tre anni,
in Italia non possiamo più aspettarne dieci per una banchina! Da sottolineare,
infine, anche la modalità e la disponibilità dei fondi che saranno destinati
alle ZES. I finanziamenti andranno resi strutturali in modo da poter sostenere
non solo quelle imprese che sceglieranno l’insediamento per prime.
Giovanni Grande