GEN 2018 PAG 33 - Venezia e la portualità del terzo millennio
Nella cultura delle regole nascerà il grande europorto dell’alto Adriatico
?
Confidenzialmente: “Sai giocare a scacchi?”
“Abbastanza”. “O sì o no caro Presidente perché, come
certamente saprai, nel gioco degli scacchi non c’è azzardo ma solamente
l’applicazione di semplicissime regole che di volta in volta vengono adottate
dalle scelte del giocatore per arrivare allo “scacco matto” del re avversario”.
Da questa premessa col presidente dell’Autorità Portuale di Sistema
dell’Adriatico Settentrionale Pino Musolino nasce e si consolida una sempre più
stretta, friendly collaboration tra il “Port of Venice” e il vertice dell’Autorità per contribuire
ad ottimizzare tutte le potenzialità che questo grande porto dello Stato potrà
esprimere con l’impegno e il lavoro dei tanti imprenditori e specialisti del
comparto marittimo associati nel Propeller.
Dunque se come ha più volte ricordato il presidente
dell’International Umberto Masucci “L’Unione fa la forza” , ebbene a Venezia,
tra operatori e Autorità questa massima
l’abbiamo adottata davvero aprendo così, a differenza di altri mandati, una nuova
fase in quel complesso processo di
cambiamento che si sta realizzando per la portualità lagunare che ha ampliato i
suoi perimetri con l’inclusione nella giurisdizione dell’Autorità Portuale del
porto di Chioggia e, a breve, di Porto Viro. Un “sistema” di ben tre porti in
stretta connessione col porto interno di Mantova (Valdaro) e quindi, ci
auguriamo in un prossimo futuro, più a Nord
anche con tutta l’area industriale di Verona (n.d.r. Quadrante Europa
ecc.ecc.).
Dunque se da una parte Pino Musolino, forte delle sue
esperienze internazionali con porti e compagnie (Anversa, Singapore, Hapag
Lloyd ecc. ecc.) ha dettato le linee
guida per una nuova portualità di livello continentale anche includendo una sempre più stretta
collaborazione con i porti aderenti al NAPA per fare dell’Adriatico la via
marittima più competitiva nel nuovo assetto imposto al mondo del trasporto dall’economia globale, dall’altra la vera
interfaccia di questo progetto non possono
non essere che il mondo della produzione e quello dei servizi.
E’ su questo binomio che, con una sempre maggiore
collaborazione nel rispetto dei singoli ruoli, si gioca il futuro della
portualità non solo lagunare ma di tutto l’Adriatico, mare che al suo estremo Nord
già esprime il suo grande europorto se corretta, nella specializzazione delle
infrastrutture, sarà la gestione coordinata
dei singoli scali.
Tutto ciò, come ho ricordato ai miei soci nel corso del
charter night, cioè in un cordiale momento di consuntivi e preventivi della
vita del Club, non si fa certo né con gli “yes men” né con annunci
autoreferenziali, spesso sparati, modi “capitan Fracassa” in un incomprensibile politichese, ma con
proposte concrete, con progetti bancabili, con costi e tempi certi nella
realizzazione delle infrastrutture; elementi questi di quel grande “master
plan” necessario per ottenere finanziamenti e risposte affermative dalla
politica europea.
Dunque è su questa “scacchiera”, quella dei porti adriatici,
che dovremo giocare, tutti ben schierati e guardinghi, dal Re al piccolo
pedone, ognuno con la consapevolezza del proprio ruolo e con pari dignità anche
perché ogni pedone che riesca a raggiungere l’altra sponda della scacchiera può
chiedere “pezzo” e trasformarsi da subito nella più ambita Regina.
Ma per tornare in Laguna ecco allora che i complessi
problemi delle grandi navi a Venezia, frutto troppo spesso di schermaglie
politiche o peggio palcoscenico mondiale di troppi aspiranti sedicenti attori, o quelli relativi alla riqualificazione
di Porto Marghera e alle sue mille ipotesi di sviluppo o, più semplicemente, delle opere da
realizzare per sanare i devastanti effetti provocati all’economia marittima
dall’emorragico progetto MOSE, potrebbero essere facilmente e finalmente
superati se verrà palesemente riconosciuto a tutti, politici, amministratori
pubblici, imprenditori o semplicemente
comuni cittadini, il “diritto di avere
diritti” e, perché no, la certezza della pena per chi sbaglia. E queste, come
in una partita a scacchi, senza alcun azzardo, dovrebbero essere le regole per
un brillante percorso tra il pubblico e
il privato in un “gioco” che, per una
volta, non avrà né vinti né vincitori quando a vincere sarà il raggiungimento
di un comune traguardo.
Massimo Bernardo
President Port
of Venice