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GEN 2018 PAG 22 - Zone Logistiche Speciali le ZES in versione light



Approvate con un emendamento (il numero 8.45) al Ddl Bilancio 2018, le Zone Logistiche Speciali hanno prodotto fin da subito qualche perplessità circa la loro natura e non poche polemiche a livello politico. ZES in versione light, con pochi benefici e ben delimitati, o sostanziale duplicazione di uno strumento che era stato pensato specificatamente per il rilancio del Mezzogiorno? Di certo il provvedimento non è piaciuto al presidente dell’AdSP di Bari, 
Ugo Patroni Griffi, che, propendendo per la seconda versione, ha fin da subito annunciato l’uscita dal gruppo di lavoro regionale sulla zona economica speciale pugliese come segno di protesta. Ciò che si può dire con cognizione di causa è che invece il nuovo strumento, sulla falsariga delle sorelle maggiori che dovrebbero nascere in Sud Italia, sarà istituito con un Dpcm, su proposta della Regione interessata, per una durata massima di 7 anni (rinnovabile fino a un massimo di ulteriori 7 anni) solo in presenza di un’area portuale strategica (porto Tent-t) o dove sia presente un’Autorità di sistema portuale. 
All’interno della “zona logistica” sia le nuove imprese sia quelle già esistenti potranno beneficiare di procedure semplificate (tutte quelle previste per le “zone speciali” con esclusione del credito d’imposta) che saranno individuate, in maniera inequivocabile, da un apposito decreto attuativo. Più suggestiva, in attesa di sviluppi futuri in grado di generare maggiori certezze, la riflessione che la relatrice dell’emendamento alla Camera, Roberta Oliaro, ha affidato ad una nota stampa nel tentativo di scongiurare l’ennesima contrapposizione tra Nord e Sud. 
Ribadendo l’importanza delle zone logistiche speciali per la promozione del Paese nell’ambito del progetto One Bel One Road ha prospettato la creazione di un coordinamento tra scali, di “circoli  virtuosi di sviluppo, tra cui il possibile coinvolgimento nel progetto cinese anche dei sistemi portuali del Mezzogiorno”. 
“Per esempio con riferimento al Mar Adriatico, una possibile e auspicabile evoluzione, potrebbe essere quella di una sinergica cooperazione fra i porti di Venezia e di Trieste, inclusi nel progetto OBOR, con il porto di Bari, l’unica ZES italiana eleggibile in tutto il precitato bacino marittimo”.
“Le Zone Logistiche Semplificate – continua – non hanno ovviamente il peso specifico delle ZES per le caratteristiche delle agevolazioni previste, e in una visione solidaristica che spesso manca al nostro Paese, ci permettiamo di dire che forse è condivisibile la decisione del Governo di aver limitato (si spera non irrevocabilmente) lo start up di questi eccezionali strumenti di accelerazione dello sviluppo economico a quella parte di territorio nazionale in cui, storicamente fin dall’Unità d'Italia, tale sviluppo non c’è mai stato o è stato estremamente frammentario, dando così un segnale di svolta nella scelta delle future strategie istituzionali di programmazione per la crescita economica”. Intanto, prosegue il lungo iter burocratico di approvazione del decreto attuativo del Presidente del Consiglio necessario per passare alla fase di richiesta delle ZES da parte delle regioni. 
Il Consiglio di Stato ha dato il via libera al provvedimento indicando una serie di prescrizioni che non pregiudicheranno ulteriormente la speditezza del percorso. Ora toccherà alla Corte dei Conti, dopodiché le regioni interessate potranno presentare domanda. Un capitolo che vede la Campania già pronta ai blocchi di partenza. “Stiamo cercando di anticiparci con il lavoro – rassicura il presidente dell’AdSP del Mar Tirreno Centrale, Pietro Spirito – il piano strategico è in dirittura d’arrivo. Appena sarà possibile avanzeremo la nostra candidatura”.

Giovanni Grande

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