GEN 2018 PAG 18 - Confmare “casa comune” di porti in Confcommercio
Battesimo e presentazione informale durante l’assemblea di
Federagenti (la Federazione Nazionale Agenti Marittimi) per la “casa comune del
mare e dei porti” in seno a Confcommercio. Ad anticiparlo è stato il presidente
di Federagenti, Gian Enzo Duci, che è stato nominato coordinatore nazionale di
Confmare (Cino Milani di Fedepiloti vice coordinatore). Non una nuova associazione
o una confederazione, ma un soggetto chiamato a coordinare l’intera filiera di
operatori e imprese che agiscono sul mare, nei porti e nella logistica
connessa. L’annuncio è giunto al termine di una affollatissima assemblea
natalizia di Federagenti che ha acceso i riflettori non solo sullo stato
dell’arte della riforma portuale, ma anche su alcune realtà ad alto rischio
della portualità italiana: Gioia Tauro, Venezia e Taranto.
Per quanto riguarda Gioia Tauro, è emersa con forza
l’esigenza (sostenuta dal Presidente degli Agenti Marittimi della Calabria,
Michele Mumoli) di garantire al più importante hub italiano di transhipment dei
container normative e regole del gioco che gli consentano di competere ad armi
pari con la concorrenza mediterranea ed europea. Su un tema scottante come
quello di “il porto della cocaina”, che è diventato slogan su Gioia Tauro, è
emerso come le navi che scalano nel porto calabro, siano oggetto di 1200
ispezioni al mese (per oltre 15 mila all’anno) contro le 7 ispezioni all’anno del
Pireo, con effetti non tanto sulla capacità di intercettare traffici di
stupefacenti, ma di limitare fortemente l’efficienza e rendere meno competitivo
il porto.
Da un argomento border line all’altro: Venezia e il suo
destino di città-porto. Sia l’Assessore del Comune di Venezia Simone Venturini,
sia il Presidente degli Agenti Marittimi del Veneto, Alessandro Santi, e il
Presidente dell’Autorità Portuale di Sistema, Pino Musolino, hanno respinto
nettamente l’idea che Venezia possa rinunciare al suo porto e vivere un futuro
di città-museo. I numeri parlano chiaro: il porto di Venezia che è strategico
per un’area industriale come quella veneta, che ha un peso produttivo pari
all’intera Baviera, occupa 14.000 addetti a Porto Marghera, 2000 a Chioggia,
4500 nel solo settore crociere, 1034 imprese. Questo sistema è irrinunciabile.
Per quanto riguarda le crociere, dove Venezia ha perso 300.000 passeggeri in un
anno, la rinuncia delle crociere provocherebbe la scomparsa delle navi
passeggeri in tutto il “mare-lago” dell’Adriatico.
Per quanto riguarda Taranto, città anche culturalmente per
decenni vincolata a un concetto di industria e funzione pubblica (dalla Marina
militare alla siderurgia), è chiamata oggi a una trasformazione epocale.
Trasformazione di approccio che riguarda (come sottolineato dal Presidente
degli Agenti Marittimi di Taranto, Marco Caffio) gli imprenditori privati così
come l’Autorità di Sistema Portuale presieduta da Sergio Prete. Il Sindaco di
Taranto, Rinaldo Melucci, ha sottolineato l’importanza di una vera e propria
rivoluzione che consenta di cogliere ogni opportunità anche schiusa dalla Zes,
Zona economica speciale.
Infine è stata evidenziata in modo drammatico la
sotto-valutazione del valore dei porti da parte del sistema Italia (opinione
pubblica così come politica). Zeno D’Agostino ha definito assurdo e
incomprensibile il fatto che il tema della portualità non rientri nella
consapevolezza dei vertici politici e di una Presidenza del Consiglio, quando
in considerazione del valore strategico ed economico i porti dovrebbero almeno
occupare il 10% del tempo del presidente del Consiglio di qualsiasi governo.
Ivano Russo, consigliere del ministro dei Trasporti, ha
sottolineato come questo assurdo si perpetui nonostante che il 67,7% delle
materie prime di un paese come l’Italia che occupa i vertici delle potenze
industrializzate passi per i porti e questi garantiscano allo Stato un gettito
annuale di 15 miliardi di euro. Russo, che ha definito “ridicole” e “una
boiata” le proposte di Spa portuali (che vivono, in quanto pubbliche, gli
stessi vincoli di una Autorità di Sistema), ha invitato il settore a
concentrare gli sforzi sui provvedimenti (35 su 37 varati che vanno trasformati
in fatti). Fra queste le nuove norme “rivoluzionarie” sui dragaggi con la
trasformazione del concetto dei “fanghi” in “detriti” con una semplificazione delle
procedure di smaltimento.
Stefania Vergani