GEN 2018 PAG 12 - Rimorchiatori Riuniti tradizione e avvenire a Genova
Pochi posti risultano essere significativi e rimangono
nitidi nella memoria come la sede della Rimorchiatori Riuniti Genova.
E’ un palazzo antico, dal quale sventola la bandiera
sociale, quasi un avamposto che testimonia la grandezza passata di questa
repubblica marinara, che ricorda ai più giovani, ai turisti, o semplicemente a
coloro che sono di passaggio o in città , sensazioni molteplici: tradizione e
modernità , grandezza e passione, maestosità e di una eleganza sobria che
scaturisce dall’amore per il proprio lavoro e dalla volontà di volerlo svolgere
sempre al meglio.
E’ un luogo dove, ad ogni passo, si respira la storia di un
grande gruppo che ha fatto dello shipping una vocazione, di una famiglia che ha
saputo coniugare, raggiungendo standard di eccellenza internazionali,
innovazione e tradizione, senso del progresso e storia, radici e voglia di
guardare al futuro senza timore.
Per comprendere come questo mix esplosivo fatto di principi,
ambizione, spirito di sacrifico, passione e tenacia nel raggiungimento dei
propri obiettivi, abbia forgiato lo spirito, il carattere e l’intraprendenza
delle nuove generazioni, abbiamo rivolto qualche domanda a Giacomo Gavarone,
commercial manager della Rimorchiatori Riuniti Genova nonché nuovo Presidente
del Gruppo Giovani Armatori presso la Confitarma.
Presidente, ci
vorrebbe gentilmente raccontare la sua storia personale lavorativa?
Mi sono laureato in legge nel 2005, poi ho fatto un
esperienza da praticante avvocato nello studio marittimista Munari di Genova, e
quindi sono entrato nell’azienda di famiglia nel 2007. Prima, dopo e durante ho
fatto diverse esperienze all’estero sia a livello universitario (con Erasmus in
Spagna e con la tesi “sul rimorchio” alla università Tulane di New Orleans) che
durante la mia attività in azienda dove sono stato qualche mese a Malta e poi due
anni in Brasile a Rio de Janeiro.
Quanto è importante
secondo lei e quanto rileva in termini di pressione, ambizioni e aspettative
personali, fare parte di una grande storia familiare che è anche un grande
gruppo imprenditoriale a livello internazionale?
Sento il peso della storia, e questo prescinde che il gruppo
sia piccolo, medio e grande. Sento il peso della tradizione, la sensazione di
appartenere a qualcosa che va oltre al lavoro e all’impegno quotidiano. Ma
questo non c’entra con la mia posizione di azionista, anche perché è un senso
di appartenenza che vedo in tutte le persone che lavorano con me, ed è il
valore aggiunto di aziende come le nostre. Quindi sento pressione, come la
sentono tutti, ma è anche quel qualcosa che ti fa dare il 110%, e sopportare
periodi duri come questo.
Valori in cui crede:
amicizia, collaborazione, senso di sacrificio, lavoro di squadra. Li metta
nell’ordine in cui preferisce.
Penso sia difficile fare una scaletta fra valori tutti così
importanti. Nel lavoro, e nel mio rapporto con i miei colleghi, amicizia,
collaborazione, senso di sacrificio, lavoro di squadra si mischiano e diventano
una cosa unica, che fa parte della stessa cosa ma che fatico a definire con una
parola singola.
Il più grande
obbiettivo raggiunto, e, di contro, il suo più grande rimpianto.
L’ esperienza in Brasile me la porto dentro con orgoglio.
Un’esperienza di vita (lì ho avuto il mio primo figlio), oltre che di lavoro.
Il più grande rimpianto che ho è che forse avrei potuto fermarmi lì un anno in
più, ma per altri versi è stato giusto tornare. Insomma non mi piace guardare
la vita indietro pensando a come potrebbe essere andata. È andata così, e
queste scelte mi hanno portato qui adesso, e qui adesso sto bene.
Cosa è significato
per lei in questi anni e che contributo le ha dato nella sua esperienza
lavorativa?
E’ stato un percorso di amicizia
e quindi di persone, ma soprattutto di crescita professionale. Ho ricevuto
tanto, molto più di quello che fino ad ora ho dato. L’associazionismo è un
valore enorme, un bene che sarebbe un peccato disperdere, specie in questo
preciso momento storico. Ma ci tengo a sottolineare che l’associazionismo non è
un concetto, è un bene utile, un vero e proprio servizio, a supporto della vita
quotidiana, e ahimé sempre più complicata, delle aziende che ne fanno parte.
Oggi lei è da poco diventato il Presidente e raccoglie una
eredità molto importante in termini di prestigio, legami personali, lavoro
svolto. Quale sarà la parola chiave del suo mandato?
Passione, nel senso che il mio obiettivo è trasmettere la
passione che mi hanno trasmesso i miei predecessori per questo ruolo, per le
iniziative che intendiamo realizzare con le quali vorremmo portare il nostro
contributo a Confitarma, la nostra associazione di cui siamo orgogliosi di far
parte.
Quali obiettivi
intende raggiungere e quali i cambiamenti, se ve ne sono, intende apportare?
Stiamo costruendo una squadra e siamo agli inizi. Non mi
piace parlare di obiettivi perché i traguardi voglio sceglierli con chi di
questa squadra fa parte. Sicuramente dobbiamo essere flessibili e cogliere le
esigenze di un’industria che sta cambiando, e costituire un supporto, dove
possibile, per il lavoro dei senior.
Confitarma Giovani in
rapporto con Confitarma Senior. Quale è il suo punto di vista dall’interno.
Il vero punto di forza del gruppo Giovani è proprio il
rapporto con i senior di Confitarma. In un’industria ancora molto tradizionale come quella
italiana, dove è difficile per un giovane emergere, noi abbiamo la fortuna di
poter contare su un gruppo senior disposto ad ascoltarci e a guidarci. Il
rapporto è quindi ottimo, ma uno dei punti che ho tenuto a sottolineare al Gruppo
giovani è di non dare mai per scontata
questa considerazione e che dobbiamo guadagnarcela giorno per giorno, senza mai
dimenticare che prima di tutto noi giovani dobbiamo essere supporto dei senior,
imparando da loro come affrontare il futuro.
Presidente Mario
Mattioli. Che tipo di imprinting darà alla sua associazione in questo particolare
momento storico? E in che modo lei crede di poter lavorare sinergicamente con
lui?
Con il Presidente Mattioli il
rapporto è ottimo. Nonostante i suoi numerosi impegni è sempre disposto a
parlare e a confrontarsi, ad interessarsi alle tematiche affrontate da noi
giovani. Peraltro, a onor del vero, era così anche con le precedenti presidenze
come ho avuto modo di vedere negli anni passati. Quindi ciò conferma che in una
associazione solida quale è Confitarma, i ruoli e i rapporti fra le
cariche prescindono dalle persone che
possono avere anche caratteristiche e punti di vista diversi. Alla fine però prevale
l’esigenza di perseguire l’obiettivo comune di tutelare gli interessi di tutti
gli associati.
Europa. Progetto
giovani Armatori europei. Ce ne vorrebbe parlare?
Purtroppo ha subito un piccolo stop. Il progetto è
abbastanza semplice, e consiste nel ripetere, con le debite proporzioni e i
modi giusti, l’esperienza dei Giovani Armatori italiani a livello Europeo. E’
tuttavia allo stesso tempo molto ambizioso e forse va affrontato a steps,
sempre decisi, ma più misurati.
Quali sono secondo
lei i vantaggi nell’attuare un simile progetto e quali secondo lei le
difficoltà ?
La forza del progetto è l’entusiasmo con cui è stato accolto
dai Giovani Armatori e non solo quelli italiani. Sicuramente ci vorrà tempo, ma
tempo ne abbiamo, alla fine è per questo che siamo giovani. Tuttavia alcune
difficoltà rimangono, non da ultima la crisi che sta interessando il nostro
settore ormai da diversi anni: sicuramente progetti ambiziosi sono più facili
da affrontare quando le cose vanno bene piuttosto che quando le cose sono
tendenzialmente più difficili. Tuttavia, questo ne è allo stesso tempo punto di
forza e fondamento perché è un progetto che dà uno strumento ai giovani per
affrontarla questa crisi, confrontandosi con realtà diverse e, soprattutto,
ascoltando idee, diversi modi di essere armatori.
Ha in mente anche
possibili soluzioni?
Parlarsi e conoscersi. Fare squadra. Consideri che la realtÃ
Giovani Armatori è unica nel suo genere, nel senso che non esiste in quasi
nessuna altra associazione a livello Europeo. Quindi bisogna prima farci
conoscere, trasmettere quello che facciamo a livello di giovani armatori
italiani, e soprattutto come lo facciamo. Alla fine la verità è che quella dei
Giovani Armatori è una bella idea, ed è facile trovare gente che segua le belle
idee.
Tendenze dello
shipping nazionale ed internazionale, anche alla luce di un futuro sempre più
green. Vorrebbe esprimere la sua personale opinione?
E’ un tema interessantissimo, attuale e, soprattutto, che
ben sposa gli obiettivi dei Giovani Armatori. E’ anche un tema difficile però
che presuppone che imprenditori e istituzioni remino tutti dalla stessa parte. Comunque
credo che questo sia il futuro e che si stia andando in quella direzione. Forse
non sarà un percorso sempre in discesa, ma vedo consapevolezza da parte di tutta
l’industria, conscia del fatto che è una strada obbligata che comporta una grande
responsabilità anche dal punto di vista sociale.
Genova: una realtÃ
importantissima e complessa. Quale è il rapporto con la dimensione portuale, la
città che vive proiettata verso il porto o è il porto che influenza e si
espande verso la città ? Come si è evoluto questo rapporto rispetto al passato,
è cambiato qualcosa? E in che termini?
Genova è la città più bella del mondo. Scherzo, sono di
parte, ma l’amore che ho per la mia città è immenso. Sicuramente il porto fa
parte di noi Genovesi , non potrebbe essere diversamente, abbiamo questo mare
che incombe e che ci accompagna in tutto quello che facciamo. Però il mare non
sarebbe che acqua senza i genovesi che da secoli lo solcano, quindi direi che
il rapporto è bilaterale. E felice. Genova per noi, come cantava Paolo Conte. E
noi per Genova.
Michol Donativi Barretta