feb 2018 pag 28 - Nuova normativa sulla privacy enti e aziende in ritardo
Il 25 maggio, data di
entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sulla privacy (UE 2016/679),
rappresenterà una sorta di spartiacque per enti ed aziende, alle prese con le
novità di una normativa che è stata reimpostata in modo radicale. Il testo punta
a introdurre regole più chiare e semplici in materia di informativa e consenso
elevando nel contempo il livello di protezione dei dati personali dei cittadini
europei. “I trenta articoli che lo compongono – spiega Gianluigi Marino,
partner Osborne Clarke – sono per numero inferiori a quelli contemplati dalla
norma precedente, che risale al 1995”. Una scelta all’apparenza paradossale ma
che persegue una filosofia ben precisa. “Allo scopo di evitare l’obsolescenza
normativa si è optato per la massima astrazione. Fissati i principi di
riferimento, per ogni trattamento dati, dal più semplice al più complesso,
bisognerà trovare la base giuridica adatta”.
Il quadro di riferimento cambia, quali sono le novità principali?
Viene recepito il
principio di accountability: ovvero la responsabilità è estesa a tutto il
processo di trattamento delle informazioni, a cominciare dalla definizione
stessa di dato personale, fino al rispetto della norma da parte di terzi in
casi di esternalizzazione del servizio. In pratica, il titolare dei dati smette
di controllare le prescrizioni per trasformarsi in un produttore di
valutazione.
Quali le differenze con il modello americano?
Il sistema europeo è
molto più rigido, anche per quanto riguarda i limiti imposti dalle autorità di
controllo. Negli Stati Uniti ci sono forme di verifica più blande, soprattutto
nei trattamenti per finalità di marketing. È questo contesto più fluido che ha
permesso all’e-commerce di prosperare e che potrebbe creare frizioni ai giganti
del settore che operano oltre l’Atlantico. Scopo del nuovo regolamento è
proteggere i cittadini, a prescindere da chi tratta e da chi monitora: prevede
impostazioni molto più restrittive e si applica anche ai soggetti extraeuropei
nella misura in cui offrono beni e servizi a utenti che vivono in
territorio comunitario.
A che punto è il recepimento da parte delle aziende?
C’è un ritardo a tutti i
livelli. L’impostazione rinnovata della normativa presuppone in certi casi
sostanziali modifiche alla stessa infrastruttura tecnologica dell’impresa. Per
le realtà che hanno maggiore dimestichezza con procedure e sistemi di
reportistica l’adeguamento sarà più semplice ma, in generale, non è un processo
che possa essere improvvisato. Da questo punto di vista la data del 25 maggio rappresenta
davvero una rottura degli equilibri: dipenderà anche dall’approccio che
sceglierà il Garante.
Prevede una raffica di multe?
Qualcuno considera
l’entrata in vigore del regolamento come una sorta di Apocalisse. Di solito
l’orientamento dell’Autorità non è sanzionatorio, interviene in modo pesante
solo dopo il necessario periodo di ambientamento con le novità . D’altro, canto
non si tratta di organismi avulsi dal contesto: esiste una forte interlocuzione
con le associazioni di categoria proprio per monitorare la situazione. Senza
contare che l’adeguamento investirà anche gli stessi enti di verifica: vanno
preparati i protocolli interni per mettersi in linea con le nuove impostazioni
della normativa.
Cosa suggerisce alle imprese?
È chiaro che chi inizia
adesso è fisiologicamente in ritardo. Il consiglio, qualora non si riuscisse a
finalizzare il percorso, è di documentare la road map del processo di
riconversione evidenziando i tempi tecnici necessari. Una strategia che non
annulla il rischio sanzionatoria ma almeno lo mitiga.
Giovanni Grande