DIC 2017 PAG 15 16 - Superare il concetto di porto racchiuso in un perimetro (Pietro Spirito)
“L’amministrazione pro tempore
di un bene a carattere pubblico quale è ad esempio un porto determina
innanzitutto un obbligo di salvaguardia verso gli interessi di carattere
generale”. È a partire da questo assunto che il presidente dell’AdSP del Mar
Tirreno Centrale, Pietro Spirito, ha perseguito in questo primo scorcio di
mandato la massimizzazione di due obiettivi ritenuti imprescindibili. “Alla
controparte privata, ai soggetti cui sono o cui saranno affidate concessioni
nei porti del nostro sistema, è richiesto in primo luogo lo sviluppo delle
connessioni, dei traffici e, di conseguenza, anche dell’occupazione”. Nel
rispetto del modello di gestione vigente, dunque, “il compito dell’ente
portuale sarà principalmente quello di guardare al mercato e alle sue regole
per perseguire il massimo sviluppo economico”.
Dopo gli anni bui il porto di Napoli potrà così tornare a proporsi come
motore di sviluppo?
Vale la pena ricordare che il
cono d’ombra del passato recente non è ancora dissipato. Ci sono ancora alcune
inchieste in corso ed è interesse dell’ente portuale che si faccia chiarezza e
si ripristini la legalità , questione dirimente per tutto il nostro territorio.
Quanto al ruolo dello scalo è chiaro che va messo al centro del sistema degli
interessi economici, superando il tradizionale concetto di porto racchiuso
entro un perimetro limitato e isolato. L’azione condotta di concerto con la
Regione per l’iter di approvazione delle ZES va esattamente in questa
direzione. Gli esempi di Tangermed, Port Said, Shenzhen stanno li a
ricordarcelo: i porti sono elemento attrattivo per investimenti e sviluppo
delle supply chains per tutto il territorio che riescono a servire.
Questo percorso potrebbe subire i contraccolpi dell’imminente
appuntamento elettorale?
I decreti di nomina della
riforma portuale non prevedono meccanismi di spoil system. Anche in caso di
cambio del governo i presidenti delle AdSP lavoreranno nel pieno del mandato e
in continuità con gli orientamenti stabiliti dal Piano generale dei trasporti e
della logistica. Almeno fino a indicazioni differenti. Vero è che c’è una
pessima abitudine, tutta italiana, a cambiare le linee di indirizzo politico e
ricominciare tutto daccapo. In altri paesi non è così. A Londra la
ristrutturazione dei dock va avanti così come previsto dai piani strategici
indipendentemente da chi è al governo.
Un appello al prossimo governo, preservare la continuità nel settore
portuale?
La riforma in fondo è partita
solo un anno fa ed è evidente che per dare un giudizio serio c’è bisogno di un
certo rodaggio. D’altro canto è specificatamente previsto un “tagliando” entro
i primi tre anni dalla sua approvazione. Proporrei di arrivare almeno a quel
punto di verifica. Poi, se è necessario cambiare qualche punto critico,
conservando quello che c’è di buono, lo si faccia pure.
Sul versante lavoro arrivano le poche critiche al suo operato. Non le
piace la concertazione?
Dipende da quale significato
si vuole dare alla parola. Se concertazione è coinvolgere le parti sociali
nelle scelte strategiche di sviluppo del sistema portuale la mia porta è
spalancata. Altra cosa chiedere all’AdSP di entrare nelle vertenze specifiche
tra privati. Lo reputo un errore, a meno che non si tratti di questioni di
carattere generale: per il resto esiste l’autonomia negoziale del sindacato che
deve esercitare il suo ruolo nei confronti delle aziende così come previsto dal
diritto del lavoro. Nascono da questa
convinzione anche le perplessità su quanto previsto in materia dal correttivo
alla riforma.
Cosa non la convince?
Sarebbe deleterio concepire le
agenzie del lavoro come una sorta di ammortizzatore sociale, cosa peraltro giÃ
verificatasi nei casi di Gioia Tauro e Taranto. Si tratterebbe di esercitare un
ruolo anche questa volta improprio. Se, invece, le agenzie si configurassero
come reale strumento per gestire i processi di riconversione professionale,
operazione necessaria visti i cambiamenti che occorreranno da qui a pochi anni
sul fronte operativo, potrebbe tradursi in un’operazione intelligente. Per parte
nostra è stata già scelta la strada da seguire: l’agenzia sarà uno strumento
capace di modificare la struttura del mercato del lavoro per adeguarla alle
esigenze del sistema. O non sarà .
Come si può rispondere alle tendenze monopolistiche dei grandi player
dello shipping?
È in atto una competizione
oligopolistica in cui la posta in palio è il controllo verticale sulle
banchine. In questo l’impostazione della riforma che ha puntato alla creazione
di sistemi portuali può essere d’aiuto nell’evitare posizioni sbilanciate. Il
fenomeno non va più guardato adottando la logica del singolo porto ma quello di
più scali messi a sistema e in grado di offrire al mercato una pluralità di
soluzioni. Si consideri, ad esempio, la situazione di Napoli e di Salerno rispetto
alle grandi alleanze armatoriali. Uno riceve il traffico di 2M, l’altro quello
di The Alliance e Ocean Alliance. C’è una capacità distinta di servire tutto il
mercato container.
Per il porto di Napoli conferma il principio di non esclusività per le
banchine in concessione?
È una scelta che considero
strategica. Anche per ottimizzare al massimo la loro capacità di movimentazione
con la crescita presumibile dei traffici che arriverà una volta ultimati i
lavori di dragaggio. Il criterio sarà applicato per tutte le concessioni messe
a gara, ex novo o da rinnovare.
Finito il commissariamento di Salerno bisognerà mettere mano all’integrazione
tra i due porti, quanto sarà difficile?
Con Francesco Messineo abbiamo
lavorato fin da subito affinché il passaggio non rappresenti un punto
traumatico. Con il comitato di gestione è stato già messo a punto il disegno
organizzativo del personale. Poi si dovrà lavorare per eliminare il sottofondo
di diffidenza reciproca tra le due comunità portuali. Bisognerà capire
soprattutto che un sistema funziona se il traffico non passa da una parte
all’altro ma è in grado di attrarre nuovi flussi, come è accaduto in questo
2017.
Cosa l’ha colpita maggiormente in positivo e in negativo in questo
primo anno di presidenza?
L’elemento di maggior
soddisfazione è il clima di grande collaborazione istituito con la Regione e i
sindaci di Napoli e di Salerno: la compattezza rispetto alle sfide che ci
attendono è un’arma in più. Per la criticità rilevo un lavoro che deve essere
condotto sulla cultura degli operatori, o meglio, su alcuni di loro che tendono
ancora a considerare le banchine in concessione come un diritto proprietario.
Ritornando all’inizio di questa discussione: si tratta della gestione di un
bene dello Stato che viene affidata pro tempore. Certo, il patrimonio
d’esperienza accumulato da chi opera in certi casi anche da più di mezzo secolo
di attività è un elemento che va valutato e tenuto in considerazione. Ma i
ruoli, i diritti e i doveri vanno rispettati.
Giovanni Grande