DIC 2017 PAG 51 - PSM, una visione coordinata delle aree marittime
Tra le opportunità di crescita
legate all’economia del mare lo strumento della Pianificazione dello Spazio
Marittimo (PSM) rappresenta di certo quello più recente e meno conosciuto.
Recepito poco più di un anno fa dalla legislazione italiana, la strategia messa
a punto dalla Commissione europea per una gestione “olistica” delle aree
marittime potrebbe rappresentare per l’avvocato Enrico Vergani “una
interessante leva di sviluppo per un Paese come il nostro, specie se associata
alle nuove disposizioni emanate da Bruxelles in merito agli aiuti di Stato”.
Avvocato Vergani, in cosa consiste esattamente la PSM?
La Pianificazione dello Spazio
Marittimo nasce per gestire la complessità degli ambiti
costieri, caratterizzati per loro natura da attività molto diversificate.
L’obiettivo perseguito fin dal primo momento dalla Commissione europea è stato
quello di coordinare tutte le componenti in gioco in queste particolari aree:
trasporti, logistica, tutela ambientale, turismo, sviluppo armonico delle
coste. Una visione coordinata che trae origine dal Libro Blu del 2007, prosegue
con una comunicazione del 25 novembre 2008 e si concretizza sotto forma di
direttiva il 23 luglio 2014.
Come si è mossa l’Italia rispetto a questa norma?
La direttiva 2014/89/Ue è
stata recepita in modo tempestivo con il decreto legislativo n.201 del 17
Ottobre. Alcune delle disposizioni previste sono partite da poche settimane:
c’è tempo fino al 31 marzo 2021 per realizzare i piani attraverso strumenti ben
delineati per il coordinamento e l’organizzazione delle attività .
Con quali risorse?
Qui può entrare in gioco la
nuova normativa europea sugli aiuti di Stato approvata dalla Commissione lo
scorso 17 maggio. Con le deroghe previste dal Block Exemption per porti,
aeroporti e cultura delle regioni ultraperiferiche, categoria in cui rientra il
turismo qualitativo, il recupero delle zone costiere e delle aree retrostanti,
si possono liberare finanziamenti fino a 150 milioni per singolo progetto.
Senza il previo controllo europeo. Ne emerge così uno scenario piuttosto
interessante, con il mare che viene considerato non solo più come
infrastruttura a servizio dei traffici commerciali ma luogo e opportunità di
sviluppo e cultura. Tra l’altro le forme di sostegno non devono per forza
essere solo di tipo finanziario.
In che altro modo si potrebbe procedere?
Istituendo, fermo restando la
filosofia multidisciplinare alla base della strategia europea, condizioni
normative più favorevoli all’insediamento di attività manifatturiere sulla
costa: una fiscalizzazione degli oneri sociali spalmata su marine e cantieri
dedicati alla produzione di qualità riuscirebbe, ad esempio, a rendere più
appetibili certi territori rispetto agli investimenti esteri. Senza contare che
la PSM potrebbe attrarre ulteriori risorse su progetti già in stato di
avanzamento.
Quali sono i Paesi europei che stanno usufruendo di questo strumento?
La Francia ci sta lavorando
alacremente. È stato creato un coordinamento governativo ispirato all’approccio
multidisciplinare che tale tipo di impostazione impone. In Italia il decreto
prevede l’istituzione di un Tavolo interministeriale, che definisce le linee
guida per la stesura dei piani, individuando le aree marittime di riferimento,
quelle terrestri rilevanti per le interazioni terra-mare, e di un Comitato
tecnico al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con il compito di
elaborare per ogni area marittima individuata i piani relativi di gestione.
Giovanni Grande