DIC 2017 PAG 36 - Ormeggio, soddisfazione per Regolamento Europeo
Come giudica il regolamento europeo sui servizi?
Si è trattato di un documento
molto criticato e discusso ma soddisfacente dal nostro particolare punto di
vista. Riconosce vari modelli di erogazione del servizio di ormeggio nei porti
europei individuando un necessario minimo comun denominatore nella presenza di
un soggetto unico, indipendentemente dal modello organizzativo scelto dal
singolo paese. Importante, soprattutto, la definizione di “internal operator”.
Ovvero la figura che avvalendosi di oneri di servizio pubblico, attraverso
tariffe chiare, trasparenti e predeterminate, ricopre una esplicita funzione di
sicurezza. Un soggetto che giustificando la restrizione del mercato coincide in
larga parte con il modello italiano che si ritrova definitivamente al riparo da
qualsiasi contenzioso.
Chiuso questo capitolo su cosa punterà l’azione dell’EBA?
L’esigenza principale è quella
di trasfondere nella normativa comunitaria i contenuti della circolare del
comitato Fal dell’IMO su caratteristiche formative e standard professionali
dell’attività di ormeggiatore. Considerando la difficoltà ad ottenere un
regolamento o una direttiva ad hoc con l’aiuto di Feport, Espo e ITF
sfrutteremo lo strumento del dialogo sociale previsto dall’Ue con l’apertura di
un tavolo tecnico di confronto.
Come si articolerà questo percorso?
Pensare a standard comuni per
un settore di “nicchia” come è quello degli ormeggiatori significa perseguire
un obiettivo senza dubbio ambizioso. Il dialogo sociale prevede una serie
precisa di step: il tavolo tecnico innanzitutto dovrà essere riconosciuto e
avallato dalla Commissione. Poi dovremo presentare uno studio che attraverso il
confronto tra parti datoriali e sindacali andrà a strutturare le misure di contrattazione
da proporre ai paesi membri. Un iter non semplice che potrebbe risolversi nel
giro di un paio d’anni.
In che modo la tecnologia potrà coadiuvare l’attività futura degli
ormeggiatori?
Il gigantismo navale complica
notevolmente la nostra attività . Soprattutto in condizioni atmosferiche avverse
le tensioni sempre maggiori cui sono sottoposti i cavi fanno aumentare la
possibilità di rottura con grosse problematiche sui livelli di sicurezza delle
acque portuali. Sotto questo aspetto il Gruppo di Genova sta conducendo,
d’intesa con il ministero, un’interessante sperimentazione con lo Shore
Tension, dispositivo sviluppato dai colleghi di Rotterdam. In breve, si tratta
di un pistone aerodinamico che garantisce una maggior tenuta della nave nel
corso delle operazioni di ormeggio.
Come sta procedendo la sperimentazione?
I risultati sono positivi, in
particolar modo per uno scalo come Genova sottoposto a forti venti di
tramontana. Il dispositivo è mobile, viene spostato sulla linea di ormeggio,
dove serve, senza costi aggiuntivi. A valle di questo periodo di prova c’è
stata infatti un’accurata concertazione sul modello di utilizzo e sulle tariffe
da applicare: si è riusciti a farlo rientrare nella normale tariffa. In pratica,
rappresenta un valore aggiunto per il servizio.
Giovanni Grande