DIC 2017 PAG 31 - Sicilia Orientale, mettere a sistema tutte le opportunità
Dal settore commerciale a
quello turistico. Il sistema portuale della Sicilia Orientale racchiude tra
Augusta e Catania tutte le modalità di trasporto marittimo. Posto al centro del
Mediterraneo in posizione strategica rispetto a Suez e alle principali rotte
delle crociere serve tuttavia un retroporto deficitario a livello
infrastrutturale e da riorganizzare sotto il punto di vista di una logistica
efficiente e del marketing territoriale. “Bisogna ancora lavorare molto per
mettere a sistema tutte le potenzialità esistenti – spiega il presidente
dell’AdSP, Andrea Annunziata – anche per sfruttare al meglio l’occasione di rilancio industriale
che può essere rappresentata dalle ZES”.
Quali sono i
principali interventi previsti per il sistema portuale della Sicilia Orientale?
L’adeguamento infrastrutturale
di Augusta e lo sviluppo dei collegamenti con l’interno sono essenziale per il
rilancio della vocazione commerciale dello scalo. Di fatto è avviato il
progetto per il rifacimento dei capisaldi della diga foranea, opera da 12 milioni di euro che
garantirà le migliori condizioni per il traffico navale. Importante anche l’intervento
per portare i piazzali commerciali da 300mila a 1 milione di metri quadri e il
collegamento ferroviario da 3 chilometri che connette l’area industriale con la
rete esistente. Un primo passo verso l’intermodalità che può rappresentare la
chiave di volta sia per il rilancio delle attività portuali sia per rafforzare
ulteriormente l’attrattività delle future ZES.
Crede che
queste possano costituire un’occasione di sviluppo per la Sicilia?
L’isola può ambire a giocare un ruolo
strategico nel Mediterraneo ma va assolutamente potenziata la sua
infrastrutturazione. In quest’ottica gli strumenti di facilitazione previsti
dalle ZES possono rappresentare un elemento catalizzatore. Al centro del
Mediterraneo, un sistema coeso e polisettoriale come quello costituito da
Catania ed Augusta può giocare un ruolo importante. Possono essere intercettati
i traffici marittimi che dal Far East, attraverso il nuovo Suez, entrano
nell’area del bacino del Mare Nostrum. Ma va potenziato anche la rete di
connessioni con tutto il Sud Italia. Il traffico commerciale non può ridursi
solo ai container e le rotte delle autostrade del mare che già toccano il
nostro sistema devono essere in grado di guardare ai paesi della sponda Sud.
Catania
riuscirà a diventare punto di riferimento per le crociere?
C’è un bellissimo progetto di
riqualificazione del waterfront che reputo il punto di partenza per impostare
una strategia complessiva sul settore turistico. Intanto, vanno sviluppate le
interazioni culturali tra città e porto: i cittadini devono usufruire delle
aree portuali. Poi va affrontata un’operazione di marketing territoriale per la
valorizzazione della bellezza paesaggistica, culturale, enogastronomica di
questa terra. È un problema che purtroppo riguarda tutto il Sud. È per questo
che anche nel settore crociere auspico la costruzione di circuiti con la
Campania e gli altri porti meridionali: c’è un potenziale da cogliere. Anche
per sfruttare a nostro vantaggio il raffreddamento verso le destinazioni per il
Nord Africa a causa dei disordini politici.
Cosa serve
per raggiungere questi obiettivi?
Ho una certa esperienza al riguardo e
riprendo una tematica che agito da tempo: c’è bisogno di una burocrazia meno
asfissiante e di una volontà di fare squadra a tutti i livelli che non sempre è
presente. I porti sono volani di sviluppo incredibile ma non possono essere
considerati solo luoghi di passaggio. La merce deve fermarsi sul territorio,
andare ad alimentare il nostro tessuto manifatturiero. E lo stesso discorso
vale per le crociere. I turisti devono scendere dalle navi, vivere la città e
godersi le risorse enormi che il territorio può mettere a disposizione.
Giovanni Grande